Rapporto Caritas sulla poverta’: Sicilia ai primi posti

Le aziende siciliane hanno trasmesso l’11,4% delle richieste di microcredito garantite dal “Prestito della speranza”. Il dato, tra i più significativi a livello nazionale, emerge dal Rapporto 2012 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia presentato nei giorni scorsi dalla Caritas. Le richieste di prestito riguardano per il 91,2% il credito sociale e per l’8,7% il microcredito d’impresa. Il credito sociale identifica la richiesta di finanziamenti alle famiglie in difficoltà. A livello regionale le richieste il credito sociale sono state inoltrate principalmente in Campania (15,7%), in Lombardia (13,4%), in Puglia (9,1%) e in Sicilia (7,6%). Per quel che riguarda gli importi, per il credito sociale, i finanziamenti richiesti si avvicinano, nell’85,8% dei casi, a 6.000 euro, cioè l’importo massimo possibile. Da settembre 2009 a luglio 2012 le domande di prestito sono state 3.897. Il “Prestito della Speranza” è un’iniziativa a carattere nazionale della Conferenza Episcopale Italiana e si colloca tra le misure anti-crisi economica che la Chiesa offre per fronteggiare l’emergenza sociale di questi ultimi anni. Il progetto, che vede la collaborazione anche di Caritas Italiana e delle diocesi, è orientato a favorire i prestiti bancari a tassi agevolati, erogati dalle banche aderenti, garantiti da un Fondo straordinario specificatamente costituito dalla CEI. Il Fondo, istituito d’intesa con l’ABI, non eroga direttamente denaro ma costituisce un capitale a garanzia degli interventi da parte degli istituti di credito.
La sua dotazione patrimoniale è costituita da 30 Mln di euro e permette di erogare finanziamenti fino a 120 Mln. In caso di attivazione, il fondo di garanzia risponde per il 75% del singolo finanziamento per il credito sociale e per il 50% del singolo finanziamento per il microcredito d’impresa. Il Rapporto della Caritas non tralascia l’analisi ed il rilevamento delle attività legate alla Chiesa poste a contrasto della povertà. In Sicilia sono 460 i servizi ecclesiali che tentano di porre degli argini al dilagante fenomeno dell’impoverimento economico regionale, rappresentando il 9,2% del totale nazionale. Per essere rilevati i servizi devono rispondere a quattro requisiti fondamentali: appartenere alla Chiesa, o essere in collegamento con essa; avere una stabilità temporale e strutturale; operare concretamente in un ambito sanitario, socio-sanitario o socio-assistenziale. Rientrano nella categoria dei servizi ecclesiali le differenti esperienze presenti sul territorio regionale cioè i centri di erogazione di beni primari, le mense, i servizi dedicati ai senza dimora, le strutture residenziali per gli immigrati, le iniziative antiusura. Soffermandosi in particolare sui centri di erogazione di beni primari, cioè strutture che erogano alle famiglie in difficoltà cibo, vestiario, igiene personale, sono in Italia 3.583. A livello territoriale il numero più alto di centri di erogazione è stato censito nel Nord Italia (1.352), seguito dal Mezzogiorno con 1.227 servizi. Le regioni che registrano il maggior numero di centri di erogazione sono il Lazio (12,4%), l’Emilia Romagna (11,0%), la Puglia (10,4%), Toscana (9,9%) e la Sicilia (9,8%). Il Rapporto elaborato dalla Caritas dimostra come i fenomeni legati alla povertà coinvolgano indifferentemente il territorio nazionale, superando i classici schemi che trovavano il Mezzogiorno al centro delle analisi socio economiche.