Redditi: Sicilia area ad alta disuguaglianza

Il sistema produttivo e l’offerta di lavoro sono i fattori che incidono di più sulla disuguaglianza del reddito. Gli effetti si fanno sentire di più sulle fasce medio-basse, con ampie differenze sul territorio, che penalizzano soprattutto i contribuenti del Mezzogiorno. E’ quanto emerge dall’occasional papers di Bankitalia ‘Una mappa della disuguaglianza del reddito in Italia’, di Paolo Acciari e Sauro Mocetti. I lavori, realizzati all’interno della banca, si legge nel documento, riflettono esclusivamente le opinioni degli autori senza impegnare la responsabilità delle istituzioni di appartenenza.
La disuguaglianza economica, (ottenuta attraverso l’indice Gini), è maggiore nelle province con una minore incidenza del settore industriale e che usano più intensamente computer e servizi informatici. Inoltre è più elevata nelle province con una maggiore presenza di stranieri e di laureati nella popolazione. Le aree con una distribuzione del reddito più diseguale sono concentrate in prevalenza nel Mezzogiorno (soprattutto in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia).
La disuguaglianza tra i redditi è più accentuata al sud, dove risulta tre punti percentuali più elevata rispetto al dato nazionale. Dal 2007, anno prima della crisi, è stato registrato un incremento di un punto percentuale; è stato così interrotta una tendenza alla diminuzione, che aveva interessato la maggioranza delle province italiane dal 2000.
Allo stesso tempo sono tornati ad ampliarsi i divari territoriali che, al contrario, avevano registrato una convergenza nella prima parte del decennio. L’aumento della disuguaglianza negli anni più recenti è stato trainato da una flessione dei redditi nelle fasce medio-basse dei contribuenti, più accentuata rispetto alla media.
Lo studio dimostra che cambiando gli strumenti di valutazione della disuguaglianza (passando cioè alla deviazione logaritmica media) non cambiano i risultati. La dispersione dei redditi è maggiore nel Mezzogiorno, in particolare in Sicilia e Puglia e più contenuta nel Centro Nord, con l’importante eccezione del Lazio. La disuguaglianza in Italia è spinta verso l’alto soprattutto dal Mezzogiorno: nell’area risiedono circa il 30% dei contribuenti e la disuguaglianza interna all’area contribuisce per quasi il 34% a quella nazionale. In secondo luogo, le differenze tra le aree spiegano una quota marginale (circa il 2 per cento) della disuguaglianza complessiva.
Una panoramica dell’ultimo mezzo secolo evidenzia che si è registrata una compressione della distribuzione dei redditi negli anni settanta, fino ai primi anni ottanta. Una fase, si ricorda, caratterizzata da ”uno spostamento dei rapporti di forza a favore dei sindacati e dei lavoratori e da una forte domanda di politiche redistributive ed egualitarie”. La disuguaglianza, al contrario, è aumentata negli anni novanta, mentre il nuovo millennio è caratterizzato da una ”sostanziale stabilita”’ per tutti gli indicatori considerati.