Regione, manovra pronta: 25 milioni di euro ai Comuni, 21 milioni ai forestali

E’ pronta la manovra di variazioni di Bilancio che dovrebbe arrivare in aula domani. Il testo è stato partorito dopo una seduta fiume durata fino alle 2 di notte in Seconda commissione dell’Assemblea regionale. La manovra è passata in commissione con 10 voti favorevoli, 3 contrari (Vinciullo del Pdl, Di Mauro del Pds e Clemente del gruppo Grande Sud-Pid). Due i deputati assenti. Centinaia gli emendamenti presentati, molti tra i quali bocciati o rinviati a Sala D’Ercole alla fine quella approvata è una manovrina da circa 71,5 milioni di euro.

Il testo della legge non è ancora pronto, verrà incardinato domani. “Le nostre priorità erano quelle di finanziare Comuni e province”, spiega il presidente della commissione Bilancio, Nino Dina. “Sono rimasti esclusi i fondi per l’ente agricolo Aras. Questa notte il problema è stata la copertura finanziaria che è come una coperta sempre troppo corta”.

Ai Comuni dovrebbero andare 25 milioni, mentre aumentano di circa 3 milioni e mezzo quelli alle Province. Per la spesa corrente dei comuni sono destinati 8,9 milioni, mentre per le spese di funzionamento per l’arma dei Carabinieri vanno 1,3 milioni di euro. Scendono ancora, invece, i fondi da mettere a bando per gli enti della ex Tabella H. Dei 10 milioni previsti in commissione ne sono arrivati effettivamente 6 milioni e 669 mila euro .

Il contributo annuo alle Università di Palermo Catania e Messina per l’istituzione di borse di studio per la frequentazione delle scuole di specializzazione nelle facoltà di Medicina e Chirurgia ammonta a 1 milione di euro. Lo stanziamento per il pagamento del personale antincendio è di 21 milioni.

“E’ evidente che il testo approvato dalla maggioranza è lontano dal disegno di legge presentato da me e dal collega Falcone – spiega il vicepresidente della Commissione Bilancio Vincenzo Vinciulo –  Speriamo di presentare in aula un emendamento per un fondo contro la violenza delle donne. Chiederemo anche somme per dare sostegno alle fasce più deboli come le donne che decidono di non abortire, il finanziamento di consultori e oratori, ma soprattutto il buono scuola che è rimasto fuori”.