Regione siciliana, Luca Bianchi si è dimesso ma il vero fallimento è del Pd (e dei siciliani)

E così l’assessore all’Economia Luca Bianchi ha deciso di lasciare la giunta regionale guidata da Rosario Crocetta. La lettera, che riporta le dimissioni irrevocabili, sarà recapitata presto al presidente della Regione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la bocciatura del cosiddetto dl pagamenti da parte dell’Ars che dopo otto mesi di discussioni è stato rispedito in commissione: niente mutuo, niente liquidità per il sistema regionale, possibili sanzioni da parte dell’Unione europea e a cascata per la Regione siciliana (con possibile blocco delle assunzioni e problemi per la stabilizzazione dei precari) anche se le addizionali Irpef e Irap rimarranno al massimo e serviranno a finanziare la spesa improduttiva e parassitaria della Regione. Bianchi fa un piccolo bilancio della sua permanenza al vertice dell’assessorato all’Economia e racconta di come la Regione è stata tirata fuori dal baratro in cui si trovava, dei passaggi fatti con il ministero dell’Economia, degli interventi strutturali (sui residui passivi) di una finanziaria per il 2014 che continua a difendere nonostante i colpi del commissario dello Stato. C’è tanto materiale per discutere e ci sarà altrettanto tempo per approfondire.
Ma c’è un punto fermo, oggi, su cui è necessario soffermarsi: l’assoluto fallimento della maggioranza parlamentare e in questo ambito il fallimento del Partito democratico che dice di volere il rinnovamento ma continua a praticare il più vecchio e antico politichese tattico. L’assenza della maggioranza in aula e del governo al momento del voto del dl pagamenti racconta di una politica che ancora non si è accorta dei cambiamenti in atto, che non ha capito i mutamenti della nostra società e continua difendere l’indifendibile: cioè se stessa. Bianchi lo chiama il “pantano” ma è molto di più e di peggio: è la palude melmosa e putrida di un sistema politico fallito che si aggrappa a qualsiasi cosa pur di perpetuare sistemi di potere. Un sistema politico che ha portato allo sfascio questa regione, che ha dissipato risorse pubbliche, che ha creato clientele, ha fatto da intermediario con banditi e malaffare, ha dialogato con la mafia e ne ha sostenuto le ragioni in Parlamento regionale. Un sistema politico che vorrebbe continuare a essere l’unico interlocutore del sistema produttivo, delle piccole e medie imprese in vista di chissà quali vantaggi: elettorali? Economici?
Siamo alla farsa: l’assessore che ha ben lavorato costretto a lasciare, chi invece ha tutelato interessi particolari e non sempre trasparenti che rimane al suo posto. Il Pd porta sulle spalle tutta la responsabilità di ciò che è accaduto. Un partito al bivio che ancora ieri è intervenuto a tutela dei lavoratori socialmente utili oggetto di verifiche sui redditi ma non si preoccupa di quelle migliaia di piccole e medie imprese che stanno chiudendo, di quei piccoli imprenditori che stanno fallendo e di quegli altri ancora che se ne sono andati, in silenzio.
Non è più tempo di ipocrisie: chi ha osteggiato il dl pagamenti, e dunque il mutuo da un miliardo che la regione avrebbe dovuto accendere con il ministero dell’Economia, in nome del no alle tasse dovrebbe oggi chiedere di abbassare l’imposizione e dunque rivedere le maggiorazioni Irpef e Irap perché sa già che il gettito e oltremodo superiore rispetto alle vere esigenze. Ma tutti sanno che quei deputati sono schierati a tutela di se stessi, dei loro voti, del consenso che permette loro un tenore di vita che altrimenti non potrebbero avere. Chiedano di destinare una parte di quelle risorse al potenziamento degli ispettorati per il controllo del lavoro nero, chiedano di far rispettare la legge, chiedano agli enti di formazione che hanno incassato i soldi dalla Regione di pagare i dipendenti. Rappresentino, per una volta, la gente perbene di questa terra e la smettano con la demagogia.