Il ricettivo sommerso nel settore turistico in Sicilia cresce senza sosta ed inquina il mercato

In Sicilia ci sono almeno 4-5mila strutture abusive  In molti casi veri e propri alberghi camuffati da b&b, che derogano al regime previsto per gli hotel, sfruttano la manodopera ed evadono le tasse. Un giro d’affari a diversi zero, assolutamente sconosciuto al fisco. Oltre un milione e mezzo di euro, considerando circa 40mila presenze giornaliere che sfuggono alle statistiche ufficiali e 40 euro al giorno a persona.

Il ricettivo sommerso nel settore turistico in Sicilia cresce senza sosta ed inquina il mercato. È quanto emerge dal rapporto realizzato da Federalberghi nazionale con la collaborazione tecnica di Incipit su dati Inside Airbnb. Un lavoro effettuato sul territorio nazionale con un focus nelle grandi città e che vede interessata anche la città di Palermo ed il suo territorio metropolitano.

“Nella sola città di Palermo circa 3mila esercizi di cui nessuno sa nulla. Arriviamo a oltre 5mila se guardiamo a tutta la provincia – ha detto il direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara -. Questo significa che un numero impressionante di persone ogni sera in alloggi che nessuno conosce. E un grande mercato, c è posto per tutti ma tutti devono lavorare rispettando le regole”.

In soli 10 mesi, da ottobre 2015 ad agosto 2016, nel solo comune di Palermo risultano il 15,9% di inserzioni in più, raggiungendo quota 2.901 alloggi. L 86,8% risultano disponibili per oltre 6 mesi all’anno. “Un fenomeno che deve essere riconosciuto, osservato, analizzato a cui bisogna porre rimedio. I dati di crescita della città ci sono, ma se pensiamo a tutto quello che sfugge alle imprese ricettive, parliamo di tanti e tanti milioni di euro. Questo non lo possiamo permettere in un momento in cui le strutture ricettive faticano a stare sul mercato malgrado i numeri in aumento e non riescono a dare posti di lavoro”.

“La maggior parte degli annunci (70,2 per cento) si riferisce all’affitto di interi appartamenti in cui non abita nessuno”. Infine non è vero che le nuove formule tendono a svilupparsi dove c’è carenza di offerta. “Gli alloggi sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali” dice ancora Nucara.

“Non è un problema solo italiano, ma l’Italia pur essendo un grande Paese turistico esita a prendersene cura – prosegue -. Gli altri Paesi invece si danno da fare, tant’e’ vero che, città come Amsterdam, Barcellona, Berlino, New York, Parigi e tante altre si sono già mosse adeguando le proprie regole comunali. È arrivato il momento di intervenire con più forza – conclude Nucara -. Non si può più tollerare che, in un periodo di crisi così forte con le risorse delle casse cittadine ridotte al minimo, si lascino proliferare strutture ricettive in regime di assoluta illegalità”.