E il bello è che non è entrata ancora in vigore la Tares, la nuova imposta, che sarà ancora più cara.
Lo studio è stato condotto su una famiglia-tipo di tre persone che abita una casa di cento metri quadri e con un reddito annuo di 44 mila euro circa. Il dato che emerge è che sono le famiglie del Sud a pagare di più, nonostante la produzione di rifiuti sia inferiore rispetto al Nord.
Differenze di costo anche tra una città e l’altra: a Siracusa la tassa costa 407 euro, vale a dire 189 euro in più rispetto a quella pagata a Palermo, nonostante il numero di abitanti sia nettamente inferiore rispetto a quello del capoluogo. “In media, la nostra famiglia-tipo – dicono i ricercatori – ha sostenuto lo scorso anno una spesa di 253 euro per il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, con un aumento del 2,8% rispetto all’anno precedente, con un aumento totale tra il 2007 e il 2011 del 17,1%” .
“La gestione del ciclo dei rifiuti – è scritto nel rapporto – è emblematica delle tante contraddizioni di cui è vittima il nostro Paese: il servizio non migliora mentre i costi sopportati dalle famiglie sono sempre maggiori. In particolare, le tariffe aumentano di più nelle zone del Paese a più basso reddito”.
Non solo, l’Italia vive una dimensione tutta sua: La nuova direttiva europea sui rifiuti (2008/98/CE), recepita in Italia nell’aprile 2010 (D.L.vo 3 dicembre 2012, N. 205), supera il concetto di raccolta differenziata per dare spazio a quello di recupero della materia. L’attenzione, dunque, non dovrebbe essere più rivolta tanto
alla modalità di raccolta dei rifiuti in sé e alle percentuali di rifiuti raccolti in maniera differenziata, quanto piuttosto all’effettivo riciclaggio della materia raccolta. In pratica, è come se si desse per scontato che gli obiettivi di raccolta differenziata stabiliti dalla normativa precedente siano ormai raggiunti, e quindi si può guardare oltre, concentrandosi sulle modalità di recupero di quanto viene raccolto in termini di materia e di energia. Purtroppo, non è così”.
In Italia solo il 34% dei rifiuti urbani viene recuperato, rispetto alla media europea del 40%; dopo di noi solo due Paesi della “vecchia Europa”: il Portogallo (19%) e la Grecia (18%). La metà dei rifiuti prodotti finisce in discarica, ben 15 milioni di tonnellate ogni anno, mentre in Europa viene mediamente conferito in discarica il 38% dei rifiuti.
In Sicilia nel 2012 si sono prodotte 2.600.000 tonnellate di rifiuti, l’8% del totale italiano. Ogni siciliano produce 517 chili di rifiuti l’anno, con un aumento rispetto il 2011 dello 0.2%. La percentuale di differenziata è del 9.4%. Una miseria. L’importo medio della Tarsu è di 303 euro, con un aumento del 10% dal 2007 ad oggi.
Non riciclare in misura adeguata non comporta soltanto costi ambientali, perdite di competitività e maggiori costi gestionali, ma anche il rischio di multe a carico degli Stati membri dell’Unione europea per mancato adeguamento alla normativa discariche (Direttiva 1999/31/CE) e l’Italia detiene purtroppo il triste primate nel numero di procedure d’infrazione avviate.