Rifiuti, in Sicilia costi altissimi per i cittadini e percentuale di raccolta differenziata ai minimi

E il bello è che non è entrata ancora in vigore la Tares, la nuova imposta, che sarà ancora più cara.


Per ora, invece, “accontentiamoci” degli aumenti della Tarsu, la tassa sui rifiuti, oggetto di un rapporto di Cittadinanza Attiva. Se il servizio raccolta dei rifiuti lascia ancora a desiderare, il costo della tassa si fa invece sempre più pesante. Un caso particolare è quello di Trapani dove, secondo lo studio dell’Osservatorio prezzi, disponile sul sito cittadinanzattiva.it, negli ultimi cinque anni il rincaro della Tarsu è stati pari al 55 per cento, uno dei maggiori in Italia. Rispetto all’anno scorso a Trapani si paga il 15 per cento in più mentre a Messina il rincaro è stato del 22 per cento, una delle punte record in territorio nazionale.
Lo studio è stato condotto su una famiglia-tipo di tre persone che abita una casa di cento metri quadri e con un reddito annuo di 44 mila euro circa. Il dato che emerge è che sono le famiglie del Sud a pagare di più, nonostante la produzione di rifiuti sia inferiore rispetto al Nord.
Differenze di costo anche tra una città e l’altra: a Siracusa la tassa costa 407 euro, vale a dire 189 euro in più rispetto a quella pagata a Palermo, nonostante il numero di abitanti sia nettamente inferiore rispetto a quello del capoluogo. “In media, la nostra famiglia-tipo – dicono i ricercatori – ha sostenuto lo scorso anno una spesa di 253 euro per il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, con un aumento del 2,8% rispetto all’anno precedente, con un aumento totale tra il 2007 e il 2011 del 17,1%” .

“La gestione del ciclo dei rifiuti – è scritto nel rapporto – è emblematica delle tante contraddizioni di cui è vittima il nostro Paese: il servizio non migliora mentre i costi sopportati dalle famiglie sono sempre maggiori. In particolare, le tariffe aumentano di più nelle zone del Paese a più basso reddito”.

Non solo, l’Italia vive una dimensione tutta sua: La nuova direttiva europea sui rifiuti (2008/98/CE), recepita in Italia nell’aprile 2010 (D.L.vo 3 dicembre 2012, N. 205), supera il concetto di raccolta differenziata per dare spazio a quello di recupero della materia. L’attenzione, dunque, non dovrebbe essere più rivolta tanto
alla modalità di raccolta dei rifiuti in sé e alle percentuali di rifiuti raccolti in maniera differenziata, quanto piuttosto all’effettivo riciclaggio della materia raccolta. In pratica, è come se si desse per scontato che gli obiettivi di raccolta differenziata stabiliti dalla normativa precedente siano ormai raggiunti, e quindi si può guardare oltre, concentrandosi sulle modalità di recupero di quanto viene raccolto in termini di materia e di energia. Purtroppo, non è così”.

In Italia solo il 34% dei rifiuti urbani viene recuperato, rispetto alla media europea del 40%; dopo di noi solo due Paesi della “vecchia Europa”: il Portogallo (19%) e la Grecia (18%). La metà dei rifiuti prodotti finisce in discarica, ben 15 milioni di tonnellate ogni anno, mentre in Europa viene mediamente conferito in discarica il 38% dei rifiuti.

In Sicilia nel 2012 si sono prodotte 2.600.000 tonnellate di rifiuti, l’8% del totale italiano. Ogni siciliano produce 517 chili di rifiuti l’anno, con un aumento rispetto il 2011 dello 0.2%. La percentuale di differenziata è del 9.4%. Una miseria. L’importo medio della Tarsu è di 303 euro, con un aumento del 10% dal 2007 ad oggi.

Non riciclare in misura adeguata non comporta soltanto costi ambientali, perdite di competitività e maggiori costi gestionali, ma anche il rischio di multe a carico degli Stati membri dell’Unione europea per mancato adeguamento alla normativa discariche (Direttiva 1999/31/CE) e l’Italia detiene purtroppo il triste primate nel numero di procedure d’infrazione avviate.