Rifiuti, la Regione non rispetta le leggi? Interrogazione di Fabrizio Ferrandelli

Il deputato regionale chiede di sapere il perché delle violazioni di legge nelle gare d’appalto, della mancata adozione della valutazione ambientale strategica con il rischio di perdere i fondi Ue e della mancata attuazione (obbligatoria) del piano di gestione

FerrandellPALERMO – Perché la Regione siciliana ha adottato procedure in deroga con evidente discrezionalità nella scelta delle commissioni aggiudicatrici per la gara da 32 milioni di fondi Ue per i lavori nella discarica di Bellolampo Palermo? E’ la domanda che pone il deputato regionale Fabrizio Ferrandelli in una interrogazione al presidente della Regione Rosario Crocetta, di cui si chiede lo svolgimento con urgenza, presentata stamattina. Oggetto: bando di gara per la discarica di Bellolampo a Palermo. L’esponente del Partito democratico chiede inoltre di sapere «se è vero che la Regione continua a indire gare con procedure emergenziali attingendo da fondi Ue, senza alcuna procedura pubblica, e a ritardare l’adozione definitiva del piano con ciò inducendo il preciso e concreto modello dell’emergenza nell’emergenza». Alla base dell’interrogazione del deputato democratico l’interrogazione presentata nei giorni scorsi ai ministri dell’Interno, dell’Ambiente e della Giustizia dal senatore Lucio Barani del gruppo Gal. Una interrogazione, di cui potete leggere qui, che sollevava parecchi dubbi di legittimità sulle azioni del coommissario delegato per l’emergenza rifiuti in Sicilia: in pratica, secondo Barani, «la Regione siciliana starebbe violando precise procedure di legge in quanto la dichiarazione di emergenza, invocata e ottenuta dalla Regione siciliana in tema di gestione dei rifiuti – ricorda Ferrandelli nell’interrogazione – risulterebbe finalizzata a praticare procedure in deroga a disposizioni legislative ordinarie per gare d’appalto e per l’uso dei fondi dell’Unione europea, nonché a rinviare l’adozione del piano regionale dei rifiuti e i conseguenti obblighi previsti». Un piano, approvato con decreto del ministero dell’Ambiente l’11 luglio del 2012, che la Regione ha «l’onere di eseguire come previsto dall’articolo 2 del decreto legge 43/2013 convertito con modificazioni con la legge 71/2013».

Le violazioni di legge sarebbero già avvenute, sostiene Barani, nei lavori della discarica di Bellolampo a Palermo dove «la relativa procedura del bando di gara, adottato con ordinanza 157 del 2013, grazie alle deroghe ottenute dalla Regione, consente di procedere all’aggiudicazione agli stessi uffici regionali emergenziali e non alle stazioni uniche appaltanti come, invece, previsto dalla legge regionale 12/2011» ricorda Ferrandelli.

E c’è ancora un’aggravante nel comportamento dell’ufficio del commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Sicilia: la procedura di gara sarebbe avvenuta «nonostante la procedura Vas (valutazione ambientale strategica che è prevista a tutela della trasparenza e salute dei cittadini e prevede un’ampia partecipazione da parte della società) non sia stata ancora avviata né da parte della Regione né da parte del ministero dell’Ambiente» si legge nell’interrogazione. E ciò avrebbe gravi conseguenze pratiche visto che «la mancata adozione della Vas può rendere nulli, sul piano giuridico, i provvedimenti in attuazione del piano (autorizzazioni, investimenti pubblici, scelte degli enti locali e così via)». Ma soprattutto la mancata procedura Vas ha ripercussioni notevoli sul piano della legittimità della spesa dei fondi europei poiché «qualora, alla conclusione della Vas, l’autorità competente ritenga che gli impianti che producono rifiuti da portare a combustione non siano compatibili con la procedura Vas, l’uso dei fondi Ue costituirebbe una grave perdita per l’erario» con profili di responsabilità per chi ha operato e autorizzato. In pratica c’è il rischio che l’utilizzo dei fondi Ue per opere realizzate senza Vas non sia considerato ammissibile dall’Unione europea e che l’intera spesa debba dunque essere poi considerata a carico della Regione. Non solo: chi ha autorizzato il tutto dovrebbe rispondere degli atti “illegittimi” compiuti nel procedimento.