Rifiuti in Sicilia, chiesto lo stato di emergenza

Adesso è ufficiale. La Regione Siciliana ha chiesto al governo di proclamare lo stato di emergenza per la gestione dei rifiuti in Sicilia.  La giunta regionale ha infatti approvato la richiesta dello stato di emergenza per un anno per il settore dei rifiuti. «Una misura che riteniamo necessaria per fronteggiare adeguatamente la situazione ed evitare problemi di natura sanitaria a partire dal prossimo giugno – dice l’assessore regionale all’Energia, Vania Contrafatto – L’impegno profuso dal governo nella realizzazione degli impianti e nell’elaborazione di un nuovo disegno di legge che riformi il settore, rendendolo finalmente efficiente, purtroppo da solo non può bastare in assenza di poteri straordinari che consentano di ridurre i tempi burocratici e di velocizzare le procedure. L’interlocuzione con il governo nazionale è stata sempre proficua e confidiamo nella sensibilità delle istituzioni statali per affrontare e risolvere i problemi della Sicilia».
Crocetta si preparava a rivolgere allo Stato una nuova richiesta di poteri speciali per fronteggiare l’emergenza rifiuti. Il presidente ha riunito la giunta di ritorno da Roma, e ha fatto approvare un nuovo documento – da lui stesso redatto – in cui viene fotografata la situazione generale delle discariche e le prospettive di breve periodo. E alla fine si è arrivati a questa conclusione.

L’assessore ai Rifiuti, Vania Contrafatto, ha più volte avvertito sul pericolo che in estate, già a partire da giugno, alcuni degli impianti principali risultino saturi o non più utilizzabili per problemi burocratici. Da qui la richiesta che Crocetta rivolgerà a Renzi: “Servono poteri speciali per poter agire con delle deroghe sugli impianti attuali. Inoltre, dobbiamo accelerare la realizzazione dei nuovi impianti che sono stati programmati e avviati ma su cui stiamo incontrando difficoltà burocratiche”.

A cosa serve l’emergenza?  Ad uscire dal sistema imperniato sulle discariche private, sostengono dal governo regionale, (tra le più grandi l’unica pubblica è la palermitana Bellolampo): Siculiana, Motta Sant’Anastasia e Lentini. Quest’ultima da sola accoglie circa il 40% dei rifiuti prodotti in Sicilia ogni giorno, ma nonostante i lavori di ampliamento è anche tra gli impianti più prossimi all’esaurimento: complessivamente pare che la capacità residua delle discariche siciliane sia nell’ordine delle 6mila tonnellate. Per questo la soluzione più rapida per dare ossigeno al sistema è quella di aprire due nuove discariche – questa volta pubbliche, però – nei siti di Gela e di Enna; ma occorre accelerare, ed è (anche) per questo che a Palazzo d’Orleans si chiedono poteri straordinari.

Torna in pista il piano elaborato da Giosuè Marino nel 2012 che prevedeva l’ipotesi cementifici

L’altro motivo è quello di assumere altre decisioni difficili: da una parte la riorganizzazione interna di natura amministrativa (Ato e Srr sono da ridurre drasticamente), dall’altra la realizzazione dell’impiantistica necessaria. Un’altra soluzione di passaggio già prevista nel piano a suo tempo 8era il 2012) preparato dall’assessore Giosuè Marino (il prefetto assessore della giunta guidata da Raffaele Lombardo) e che negli ultimi giorni è stata attribuita alla giunta  Crocetta sarebbe quella dei cementifici (i cui forni però per operare in questo settore devono essere convertiti e devono avere disposizione il Css, ovvero il prodotto trasformato dai rifiuti, in sostituzione del carbone che già usano o del metano) , il “modello Abruzzo” per sfruttare gli impianti esistenti sull’isola come para-inceneritori: ma sulla sua strada si è alzato immediatamente il “no” degli ecologisti di Legambiente. “L’ipotesi – dice il presidente regionale di Legambiente, Gianfranco Zanna – non è pronta e praticabile già domattina. Questa ipotesi prevede innanzitutto la presenza degli impianti di selezione dei rifiuti per togliere l’umido e contestualmente bisogna adeguare le cementerie, che, a loro volta, devono essere autorizzate. Per questo ci vuole tempo, lo stesso per indire le gare e portare i rifiuti fuori dalla Sicilia. Il solo scopo del governo è fare scoppiare un’emergenza sanitaria e arrivare allo scellerato e fallimentare commissariamento”. Per gli ambientalisti la soluzione è una sola: “La raccolta differenziata. Senza di essa – prosegue Zanna – non si può parlare di gestione dei rifiuti. Per arrivare a questo, lo ribadiamo, l’unica soluzione resta purtroppo quella di portare i rifiuti fuori dall’isola per un breve periodo, ma a condizione che si pratichino subito scelte e azioni per una non più rinviabile politica seria e sostenibile di gestione”.

All’attacco anche M5s: “Crocetta e la Contrafatto stanno bluffando, come sempre: non ci sono soluzioni alternative alla spedizione dei rifiuti all’estero”. A dirlo i deputati di Ars, Camera e Parlamento europeo, Giampiero Trizzino, Claudia Mannino e Ignazio Corrao. “Sappiamo – dicono – che tutto questo testimonia il fallimento totale della loro amministrazione ma non possono continuare a mentire. I professionisti che avevano predisposto l’adeguamento del piano rifiuti del 2012 avevano scritto a chiare lettere che l’analisi dei flussi rendeva il conferimento extraregionale – citiamo testualmente – come ‘opzione pressoché certa dal 30 giugno 2016 al 30 maggio 2017’. Una cosa è sicura: nell’immediato non è possibile bruciare alcunché nei cementifici. Il rifiuto va trasformato in CSS (combustibile solido secondario) prima di essere destinato a tali impianti e in Sicilia non vi sono strutture in grado di produrre tale materiale. Crocetta e la Contrafatto dicano la verità ai cittadini e, se proprio vogliono il commissariamento da Roma, contestualmente si dimettano”.