Rifiuti, una riforma "alla siciliana". Gli Ato non ci sono più. O quasi…

Cos’è cambiato nel sistema della raccolta dei rifiuti in Sicilia? Gli Ato non ci sono più, dicono. E’ vero? Cosa sta succedendo? Cerchiamo di mettere ordine.

In Sicilia c’erano fino a poche settimana gli Ato per la raccolta dei rifiuti. Ato significa Ambito Territoriale Ottimale. Più Comuni sono stati messi insieme per gestire in maniera efficace la raccolta. Questo almeno sulla carta. Nella pratica l’esperienza degli Ato si è rivelata disastrosa sotto ogni punto di vista: aumento vertiginoso dei costi e dei debiti, poca trasparenza su nomine, consulenze, incarichi, poca efficenza.

Si è passati alle nuove Srr, Società di Regolamentazione Rifiuti. Sono come gli Ato, i territori in alcuni casi coincidono, ma gli organismi di gestione e controllo sono gestiti dagli stessi sindaci del territorio (si dovrebbe risparmiare su gettoni e incarichi).

Gli Ato erano 27. E in teoria non ci dovrebbero essere più. Ci sono 18 Srr.  Hanno il compito di coordinare i servizi gestiti dai Comuni singoli o consorziati; di reperire i fondi per costruire discariche consortili e impianti di compostaggio e fare la differenziata; di acquistare mezzi e assumere e assegnare ai territori il personale in servizio negli Ato fino al 31 dicembre 2012.

UNA TRANSIZIONE INTERMINABILE. Ma  tutto ciò non è ancora stato messo in pratica. Siamo nella fase di transizione tipica della Sicilia. Quindi gli Ato sono ancora in vita, sono gestiti da liquidatori e sono ancora competenti ad effettuare la raccolta della spazzatura. Ma non possono farlo perché i sindaci soci non versano le quote a copertura dei costi di personale, carburante, mezzi e discarica. Di conseguenza, i lavoratori non ricevono gli stipendi e in molte città le strade si coprono di rifiuti. Di contro, alcuni sindaci, con procedure d’urgenza noleggiano mezzi, arruolano altro personale o affidano il servizio a ditte private.

E pensare che questa riforma è stata varata nel 2010, ma ora cominciano a vedersi già i limiti: l’eccessivo potere attribuito ai sindaci, la mancata previsione di adeguati poteri sostitutivi da parte della Regione in caso di omissione da parte dell’ente locale, l’assenza di una normativa “forte” in materia di realizzazione dei nuovi impianti di conferimento, trattamento e riciclo dei rifiuti.

Molti Sindaci siciliani hanno nominato ai vertici delle Srr i liquidatori degli Ato, devono ancora approvare le piante organiche delle Srr, inviare alla Regione i piani di intervento, bandire le gare d’appalto per la gestione dei servizi. Su 400 Comuni, da settembre ad oggi solo 86 hanno inviato i piani d’intervento, singolarmente o in consorzio. Il dipartimento  finora ha approvato i piani di 60 Comuni, gli altri 26 sono in istruttoria. Delle 18 Srr, solo “Catania Area metropolitana”, “Isole minori” e “Kalat” hanno inviato al dipartimento le piante organiche, che sono state approvate; recentemente sono pervenute quelle di “Trapani provincia Nord” e “Gela” (i sindacati sono stati convocati il 31 marzo per il confronto), e sta arrivando quella di “Messina provincia”.

I sindaci, spesso in assenza di qualsiasi presupposto normativo, e quindi in violazione delle leggi, affidano i servizi di raccolta con procedura d’urgenza, impiegano personale diverso da quello degli Ato che resta inoperoso e senza stipendi, stipulano contratti con ditte esterne per la differenziata

E l’assessore regionale Nicolà Marino che fa? “I commissari scadranno il 30 aprile – ha dichiarato nei giorni scorsi – e in fase di rinnovo valuteremo il da farsi”.

E I LAVORATORI?  E cosa succede ai lavoratori degli Ato nel passaggio da un sistema all’altro? Possiamo raccontare una storia, indicativa.

Vito Di Giovanni era un consigliere comunale di Mazara del Vallo. Coinvolto in uno scandalo sull’utilizzo dei rimborsi da consigliere , patteggiò qualche anno fa  una pena per peculato e si dimise da consigliere comunale. Vicino a Nicola Cristaldi, esponente politico di spicco a Mazara, oggi Sindaco della città, per lui fu pronto un ripiego niente male: un posto da dirigente nell’ Ato Tp 2 “Belice Ambiente”, quella che si occupa della raccolta dei rifiuti nella parte sud della provincia di Trapani, come responsabile della Tia e del personale. Il suo stipendio tabellare è di 1800 euro netti, al quale vanno aggiunti benefit e straodinari.

Adesso che l’Ato non c’è più Di Giovanni è transitato  in un battibaleno, come i suoi colleghi, nei ranghi della pubblica amministrazione siciliana (nello specifico, Di Giovanni e altri funzionari dell’Ato sono già all’ufficio tributi del Comune di Mazara del Vallo).  Senza concorso, senza passare dal via. Con uno stipendio da dirigente. In attesa di passare poi alla nuova Srr.

Miracoli che avvengono solo in Sicilia e che sono l’ennesimo colpo di coda della stagione certo non esaltante degli Ato. Situazioni come quella Di Giovanni ce ne sono dappertutto. Soprattutto tra gli impiegati amministrativi degli Ato siciliani. Fino al 2008 si poteva assumere per chiamata diretta, poi la Regione ha cercato di mettere uno stop perchè gli Ato si erano trasformati in stipendifici, mentre la raccolta differenziata non decollava, nonostante i costi più che raddoppiati. La media, tra tutti gli Ato siciliani, è, secondo i sindacati, di 1 a 1. Cioè, per un dipendente assunto regolarmente o transitato, ce n’è almeno uno “nominato”.E quindi, ancora una volta, la pubblica amministrazione siciliana si prepara a vedere transitare nei suoi ranghi personale assunto senza alcuna procedura pubblica. Di questi amministrativi, uno su nove è dirigente, di media. Per gli operai e gli impiegati invece nessun calcolo è fattibile. Perchè bisogna chiedere alla società che gestiscono il servizio che, comunque, non rivelano come sono state assunte le persone.  Stime dei sindacati parlano di più di  10.000 persone in tutta la Sicilia. “E’ un passaggio difficile e complicato   – dicono i  Segretari di Fp Cgil, Fit Cisl Ambiente e Uiltrasporti Claudio Di Marco, Dionisio Giordano e Gianni Acquaviva – ma oltre alla salvaguardia degli operatori del settore rifiuti bisogna garantire la funzionalità del nuovo sistema organizzativo del ciclo integrato dei rifiuti in Sicilia, di cui il personale è parte fondamentale”.

Belice Ambiente è una delle società sui cui si fa più attenzione, perchè è quella che ha deciso di gestire il servizio di raccolta rifiuti direttamente in house, cioè senza appaltarlo. Dà lavoro a  294 persone. 40 sono gli amministrativi, 2 i collaboratori, e i dirigenti sono 5.

Nell’Ato Tp 1 “Terra dei Fenici”, invece, che ha appaltato tutto ad Aimeri Ambiente, che continuerà a gestire il servizio anche con la nuova Srr, gli impiegati sono solo 8. Anche se in questo senso va detto che, prima del passaggio alla Srr, l’impiegato era soltanto uno.

Ad  Agrigento all’Ato 2 Gesa sono 31 gli amministrativi assunti, più 69 operatori ecologici che si occupano di alcuni servizi non esternalizzati.  428, invece, sono gli uomini e le donne in forza al conzorzio di 5 ditte che cura la raccolta dei riifuti e capeggiato dalla Iseda Srl. “L’unico assunto tra i dirigenti chiamata diretta però sono io – precisa Claudio Guarneri, dirigente del personale – perchè sono qui all’Ato dal 2004”. Lo stipedio di Guarneri è di 2600 euro mensili. Anche lui passerà subito alla nuova società, transitando per qualche ufficio comunale.

La salvaguardia dei posti di lavoro, soprattutto per i precari, è stato oggetto di un accordo tra la Regione Siciliana e i sindacati, siglato lo scorso 26 Agosto.

Com’è possibile far transitare da un Ato ad un ente pubblico una persona che non è stata assunta con regolare concorso? Già in passato il Commissario di Stato ha bocciato simili provvedimenti adottati in Sicilia. Quindi una norma generale che prevede il passaggio in automatico del personale non è cosa facile. Ma se si adotta il criterio inverso, cioè quello di chiudere i rubinetti e fare partire tutto da zero, eliminando con gli Ato anche gli assunti senza concorso, la sensazione è che ci saranno centinaia di ricorsi al giudice del lavoro come al Tar che rischiano di intruppare di nuovo  gli esclusi.

L’accordo raggiunto – alla siciliana – prevede questo: solo una parte dei  lavoratori degli Ato rifiuti della Sicilia transiteranno nelle SRR. Sono quelli  assunti fino al 2007, anche per chiamata diretta,  e i dipendenti assunti fino al 2009 ma tramite procedure di evidenza pubblica. Il resto, cioè gli operatori che a qualsiasi titolo erano in servizio alla date del 31 dicembre 2012, entreranno a far parte di un bacino, obbligando le Srr o gli Aro (ambito di raccolta ottimale), ad occupare questo personale che da anni svolge il servizio di pulizia.

Una specie di lista d’attesa.  Alla siciliana.