Riforma dei porti, approvazione preliminare. Sicilia sud occidentale sacrificata….

 Riforma dei porti approvata in via preliminare, su proposta del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, dal Consiglio dei ministri. A 21 anni dalla prima riforma dei porti, nasce il tanto atteso nuovo Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica;  purtroppo non c’è un’Autorità di Sistema della Sicilia sud occidentale che partendo da Trapani  avrebbe potuto coinvolgere le isole Egadi e Pelagie, i porti di Marsala, Mazara e Porto Empedocle.
Il «Piano» raffigura la nascita di tredici nuove Autorità Portuali di Sistema (o Distretti). Sono previste sette nuove Authorities di tipo «regionale»: per la Puglia Taranto con Bari, per la Calabria Gioia Tauro, per la Sardegna Cagliari con Olbia, per il Lazio Civitavecchia, per la Campania Napoli con Salerno, per il Veneto Venezia, per il Friuli Trieste, mentre per le restanti sei è stato disegnato un modello di tipo «territoriale».

Ecco il testo completo della dichiarazione di Andrea De Martino, presidente del Nuovo Consorzio del Porto di Trapani:

“Esprimo grande soddisfazione per l’importante passo avanti che è stato compiuto a 21 anni dalla prima riforma dei porti ( legge 84 del 1994 ), ma, contemporaneamente, manifesto rammarico per la mancata possibilità di creazione di un’Autorità di Sistema della Sicilia sud occidentale che, partendo da Trapani, avrebbe potuto coinvolgere le isole Egadi e Pelagie, i porti di Marsala, Mazara e Porto Empedocle”.

Venerdì 3 luglio, infatti, il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare, su proposta del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, il Piano strategico Nazionale della Portualità e della Logistica ( PSNPL ), che, però, per essere adottato, dovrà far parte di un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e dovrà, comunque, sempre ottenere l’approvazione del Parlamento.

Il Piano è stato redatto in attuazione dell’articolo 29 del decreto legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, nella legge 11 novembre 2014, n.164, Sblocca Italia.

La proposta raffigura, tra l’altro, la nascita di tredici nuove Autorità Portuali di Sistema (o Distretti).

Per la sua elaborazione è stato seguito il modello di distribuzione di tipo “regionale” per sette nuove Authorities che prevede per la Puglia ( Taranto con Bari ), per la Calabria ( Gioia Tauro ) la Sardegna ( Cagliari con Olbia ), il Lazio ( Civitavecchia ), la Campania (Napoli con Salerno ), il Veneto ( Venezia ), il Fruili V.G. ( Trieste ) un’unica Autorità Portuale, mentre per le restanti sei un modello di tipo “territoriale” così strutturato: Genova con Savona, La Spezia con Marina di CarraraLivorno con Piombino,  Sicilia orientale ( Augusta ),  Sicilia occidentale ( Palermo )Ravenna con Ancona.

E’una riforma che porta fondamentalmente ad una semplificazione delle nomine: non sarà, cioè, più necessario il parere degli enti locali – Camera di Commercio, Comune e Provincia – ma solo della regione o delle regioni di competenza, di concerto con la/le quale/i il Ministero dei Trasporti deciderà chi nominare Presidente del distretto portuale/logistico.

Ciò significa che la Regione non avrà più da esprimere un semplice parere, per quanto vincolante, sulle decisioni del Ministero, ma avrà un peso maggiore, determinante, rispetto alla vecchia versione della legge 84/94 che parlava di “intesa” per la scelta del Presidente della singola Autorità portuale.

Ma non solo. La riforma porterà anche ad una semplificazione della governance delle Autorità, nel senso che i comitati portuali dovrebbero essere formati solo da cinque membri riducendone drasticamente il numero dei componenti ( da 336 diventeranno 70 ).

Gli scali core e comprensive, che perderebbero la sede dell’Authority, dovrebbero essere gestiti da un Direttore, nominato dal Ministero e dipendente dal Presidente del Distretto di appartenenza, ma comunque con una propria autonomia amministrativa.

Anche i porti di seconda fascia, di interesse nazionale, come il porto di Trapani, potrebbero essere gestiti da un Direttore, ma non essendo porti perdente sede di Autorità portuale, potrebbero rimanere autonomi.

Nella riforma sono presenti, inoltre, numerose azioni per la semplificazione amministrativa delle pratiche ( da 113 provvedimenti amministrativi e 23 soggetti pubblici responsabili dei controlli a uno Sportello Unico in capo all’Agenzia delle Dogane ), per l’efficienza dei controlli e delle procedure di sdoganamento, per la promozione dell’intermodalità e dei collegamenti di ultimo miglio, per un miglior funzionamento in materia di servizi nautici e per l’attrazione di nuovi investimenti per la modernizzazione delle infrastrutture portuali ( il costo delle inefficienze del sistema logistico italiano è pari a 50 miliardi di euro l’anno ).

L’obiettivo sarà quello di ottenere un coordinamento unico, attraverso una razionalizzazione delle politiche marittime, con la regia nazionale del Mit, affidata alla Direzione Generale unica per i porti e per la logistica.

Si metterebbero inoltre a sistema 700 milioni provenienti dall’Ue, 85 milioni stanziati dal Governo per investimenti nei porti e 600 milioni l’anno stanziati dal Governo per il trasporto via nave.

Ora il Piano verrà sottoposto alle competenti Commissioni Parlamentari per l’espressione del previsto parere e tornerà, successivamente, all’esame del Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva.