Romano (Pst): “Una nuova cultura del rischio per essere vincenti nel mondo globale”

Il ciuffo rosso è lo stesso di dieci anni fa, quando la Florida – dove ha vissuto un paio d'anni – lo cullava tra le sue braccia per offrirgli serenità economica e infondergli fiducia sul futuro. Lo humour, anche quello non è cambiato, e lo si scorge dal suo profilo facebook, dove scaglia dardi infuocati alla velocità di un click, solleticando la mente, rimestando le coscienze e condividendo pensieri&parole con “amici” professori, amministratori, politici e direttori. Una bacheca dov’è possibile scorgere la rete di contatti che ha costruito in anni e anni di relazioni e che abbraccia un po’ tutti: i compagni d'avventura Erasmus, quelli americani, i parenti oltreoceano, i volontari di croce rossa, gli operatori del 118, i suoi studenti e soprattutto i "tesisti". Sì, centinaia di giovani che seguono i suoi post innovativi e ricchi di spunti digitali: seguaci di una filosofia di pensiero votata all’ottimismo e alla voglia di arare questa terra, la Sicilia, nella speranza di coltivare i sogni.

Lui è Marco Romano, classe 1971, tutto d’un pezzo, guerriero a difesa delle idee, cuciniere di ricette vincenti per il futuro, meccanico in cerca della chiave giusta per lo sviluppo, sarto intento a cucire i bottoni dell’economia sulle pezze che il mondo finanziario cerca di mettere qua e là. Versatile, in una parola. Come il suo cervello, sempre alle prese con l’ostilità che inonda la Sicilia: quando ha dovuto fare i conti con la lunga carriera di ricercatore; quando ha fronteggiato le criticità dell’Urgenza-Emergenza sanitaria del 118 in Sicilia in qualità di direttore generale; quando ha dovuto prendere la calcolatrice per far tornare i conti del dipartimento delle Attività produttive della Regione con la carica di dirigente generale; quando ha dovuto parare i colpi di giornalisti in cerca di scoop e di caterpillar intenti a calpestare i suoi ideali. Oggi che è professore aggregato in “Economia e gestione delle imprese” presso l'Ateneo di Catania; presidente del Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia; vicepresidente del CdA della “Fondazione Dieta Mediterranea”; vicepresidente del “Distretto Turistico Antichi Mestieri, Sapori e Tradizioni Popolari Siciliani”; ha una visione della vita chiara e completa.

Oggi che dopo il capitolo dei “cervelli in fuga” si parla tanto delle “menti che rimpatriano”, la sua visione è un mondo senza barriere geografiche, senza confini territoriali, senza viaggi della speranza e nostalgici rimpatri. «Viviamo nell’era dei cosiddetti “nativi digitali” – sottolinea Romano – giovani che abitano il mondo globale, un flusso in continua migrazione: parlano l’inglese e si cibano di tecnologie digitali, affamati come sono di bit e di innovazione rappresentano un tassello fondamentale per lo sviluppo del territorio. Oggi non conta più partire o tornare, fare la valigia o decidere d’investire qui; oggi c’è un ponte digitale che unisce le competenze e le professionalità: dobbiamo attraversarlo quotidianamente per costruire da una parte all’altra del globo. Partendo da questo presupposto, credo che in questo momento i giovani devono esprimere tutto il loro potenziale quali risk taker. Secondo le regole della finanza, per guidare le nuove generazioni di imprenditori è necessario frazionare il rischio che sostengono per rendere l'impresa desiderabile e fattibile,  perché sia chiaro – continua Romano – sono tantissime le variabili che entrano in gioco: le paure, le prospettive, le risorse umane, le ambizioni, il carico di emozioni che si trascinano dietro le nuove generazioni. Serve un project financing territoriale sostenibile – continua Romano – che mobilizzi tutte le risorse necessarie con il contributo di coloro che credono nel progetto. Anche soltanto con l'apprezzamento ed il sostegno sociale da parte delle istituzioni, delle imprese preesistenti, del nucleo sociale di riferimento e soprattutto della famiglia, si fabbrica il futuro".

Per sostenere e valorizzare le start up, quindi, bisogna utilizzare la logica del frazionamento del rischio, quello intangibile, non monetizzabile. "I moderni risk taker, diffusi e distribuiti nella società, quali mentor universitari, imprenditori navigati, professionisti affermati – continua Romano – devono mettere a disposizione dei pionieri delle imprese di nuova generazione, l’esperienza, il know how, il network, e non solo le risorse economiche come fa il caro vecchio risk manager. Bisogna andare “oltre il visibile”, nella costante ricerca dell’approccio giusto, per potenziare nei giovani la consapevolezza di se stessi, trasferire passione ed entusiasmo, ripartendo e condividendo il “grande rischio” con lo scopo di catalizzare intorno a un’ottimistica visione imprenditoriale, anche l’energia e le competenze dei più giovani. Questi ultimi, così facendo – conclude Romano – acquisiranno finalmente la capacità di correre rischi a livello sia umano che professionale, senza avere paura del cambiamento, dell’innovazione per rendere sostenibile un futuro sempre più prossimo".