Rosario Livatino, 25 anni fa l'omicidio del "giudice ragazzino"

25 anni fa la mafia uccideva il magistrato Rosario Livatino. Aveva 38 anni.

Per ricordarlo a Canicattì, città del magistrato, le associazioni d’impegno civico ed antimafia Tecnopolis ed «Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino» assieme all’omonimo ufficio di Postulazione con l’amministrazione comunale di Canicattì hanno organizzato una serie di appuntamenti.
Per questa mattina alle 10,30 a Canicattì è previsto il raduno in piazza Dante – S. Domenico per raggiungere in corteo la chiesa Madre dove si svolgerà una solenne concelebrazione. Il corteo sarà guidato da don Luigi Ciotti. Alle 11 in chiesa Madre la funzione religiosa presieduta dal cardinale Francesco Montenegro Arcivescovo di Agrigento. Lo stesso che ha avviato il 21 settembre 2011 il processo diocesano di Canonizzazione per Livatino. Sempre lunedì, alle 12,30, alle porte di Agrigento lungo il vecchio tracciato della SS 640 in contrada Gasena saranno deposte corone di fiori sotto la stele fatta erigere sul luogo dell’agguato dai genitori del magistrato.

Nel pomeriggio, dalle 16, a Canicattì presso il Teatro sociale il convegno «Liberi con scorta. Esempi di Legalità e Senso Civico» in memoria dei giudici Saetta e Livatino con Federica Angeli, Fernando Asaro, Piergiorgio Morosini. Conclude don Luigi Ciotti. Dalle 15 sarà disponibile l’annullo speciale di Poste Italiane in occasione del XXV anniversario. Martedì 22 settembre dalle 19, sempre a Canicattì presso la chiesa S. Domenico che la famiglia Livatino frequentava si terrà una Veglia di Preghiera. Il 25 settembre, infine, come ha già reso noto l’amministrazione comunale, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà a Caltanissetta per rendere omaggio alla memoria dei giudici Antonino Saetta e Rosario Livatino.

 

VERSO LA BEATIFICAZIONE. Il suo impegno e il suo sacrificio incarnano i valori della fede e della giustizia, potrebbe un giorno diventare santo. Procede il processo di beatificazione del giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990 sulla Statale 115. Al via le “audizioni” di almeno un’altra decina di testimoni. Dopo i trenta testi indicati dal postulatore della causa di beatificazione, don Giuseppe Livatino – tra cui l’ex presidente del Tribunale di Agrigento Luigi D’Angelo – altre dieci persone sono state chiamate a testimoniare davanti al Tribunale diocesano di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio su indicazione del delegato episcopale ai lavori, don Lillo Argento.
“Un martire della giustizia e, indirettamente, anche della fede”, disse di lui Papa Giovanni Paolo II il 9 maggio 1993, in occasione della sua visita pastorale in Sicilia, quando alla valle dei templi lanciò l’anatema contro la mafia. Già al funerale l’allora vescovo di Agrigento monsignor Carmelo Ferraro, mettendone in luce le virtù cristiane, ricordò Livatino come “impegnato nell’Azione cattolica, assiduo all’Eucaristia domenicale, discepolo del crocifisso. Perché nelle udienze ci fosse per tutti un richiamo a rettitudine e impegno morale volle un crocifisso”, disse il vescovo che poi diede incarico alla professoressa Ida Abate, che del giudice fu insegnante, della raccolta delle prime testimonianze per la causa di beatificazione.

GRASSO. “Il giudice Livatino per me è sempre un punto di riferimento personale e continua ad essere l’esempio di come deve essere il magistrato e di come deve trovare considerazione e autorevolezza per come è, per come appare oltre che per quello che fa”. Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, a margine del convegno “25 anni dopo – Rosario Livatino: diritto, etica, fede”, che si è svolto nell’aula del Palazzo dei gruppi parlamentari alla Camera.

MATTARELLA. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella sarà a Caltanissetta il 25 settembre per l’anniversario dell’uccisione dei giudici Antonino Saetta e Rosario Livatino.
I due giudici saranno ricordati in un convegno organizzato al palazzo di giustizia nisseno. Nel pomeriggio visiterà anche il Cimitero dei “Carusi”, il sacrario che ricorda la tragedia del 1881 in cui la miniera di Gessolungo fu funestata da una sciagura in cui morirono anche 19 bambini in tenera età impiegati nei durissimi lavori dell’estrazione del minerale.