Sanità siciliana, concorsi ancora bloccati. Protestano gli infermieri

Siamo in piena estate e i concorsi per le assunzioni nella sanità siciliana sono ancora bloccati, e si va avanti pianissimo nella procedura che dovrebbe dare il via libera alla selezione per 5000 posti (mobilità e stabilizzazione dei precari comprese) «Attendiamo che il tavolo ministeriale di verifica ci dica che tutto è a posto e che possiamo sbloccare i concorsi» dice l’assessore alla sanità Baldo Gucciardi, che ha spedito  a Roma i piani aggiornati. In particolare ha inviato una prima bozza di revisione della rete ospedaliera alla luce del decreto Balduzzi: «Non chiuderemo alcun ospedale – assicura – ma accorperemo reparti e potenzieremo settori come quello delle cure riabilitative che sono carenti». La bozza è solo un primo passo perché l’adeguamento agli standard nazionali dovrà avvenire a fine 2017. Ma impedisce già così di dar vita a nuovi reparti e primariati.

Le prime assunzioni nelle Asp e negli ospedali siciliani sarebbero dovute partire a maggio, ma nulla è accaduto. La situazione è ancora ferma, perché Roma, prima di dare l’ok alle assunzioni avrebbe chiesto alla Sicilia di rimodulare la rete ospedaliera regionale, allineandola alle norme nazionali, intervento che dovrebbe portare, tra l’altro, all’accorpamento di un centinaio di reparti. Senza la nuova rete ospedaliera, non è possibile avere cognizione del fabbisogno del personale, e quindi capire chi deve essere assunto e dove.

Una delegazione del Nursind, il sindacato autonomo delle professioni infermieristiche, ha manifestato questa mattina a Palermo per sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica sulla necessità di sbloccare i concorsi nella sanità. Presenti infermieri da tutta l’isola, da Trapani fino a Caltanissetta passando per Enna e Messina. “Se non verranno presi provvedimenti sullo sblocco dei concorsi – hanno detto i sindacalisti – proclameremo lo stato di agitazione in ogni struttura ospedaliera esistente in Sicilia”. La carenza di infermieri rischia di aumentare il rischio di casi di malasanità. A fronte di un fabbisogno nei reparti di almeno duemila infermieri, ci sono altri cinquemila professionisti tra precari e disoccupati che attendono una chiamata.