Scandalo aziende sequestrate. La difesa di Silvana Saguto: "Non ho mai intascato un euro"

Silvana Saguto, l’ex presidente delle misure di prevenzione del tribunale di Palermo, “non ha mai intascato un euro e gli accertamenti bancari lo provano”. Lo ha detto Giulia Bongiorno, che davanti alla sezione disciplinare del Csm  ha difeso il magistrato contro il quale hanno avviato l’azione disciplinare il ministro della Giustizia e il pg della Cassazione, che hanno chiesto anche di sospendere Saguto da funzioni e stipendio. Bongiorno ha definito le accuse al giudice “umilianti e basate su errori macroscopici”.

L’udienza sulla sospensione dalle funzioni e dallo stipendio del magistrato si è svolta a porte chiuse. E al termine della sua difesa, Bongiorno si è fermata con i giornalisti.

“Il giudice Saguto ha respinto con grandissima fermezza e puntualità tutte le accuse – ha riferito Bongiorno – per lei si tratta di accuse veramente umilianti”. Secondo Bongiorno non esiste “nessuno scambio di favori e non c’è traccia di prova di nulla”.

Saguto è accusata a Caltanissetta di corruzione e si ipotizza uno scambio di favori: in cambio di nomine di amministratori giudiziari, avrebbe ricevuto incarichi per il marito e altri vantaggi indebiti. Ma per Bongiorno, proprio perchè dagli accertamenti bancari non è emerso nulla, non si può ipotizzare uno scambio di favori da parte di Saguto, che “gestiva procedure per centinaia di milioni per avere in cambio piccole utilità, come frutta e verdura”. E sempre in tema di infondatezza delle accuse, Bongiorno cita un’altra contestazione: “Si dice che Saguto voleva ottenere una sorta di protezione dall’ex consigliere del Csm Virga per un procedimento disciplinare, ma questo procedimento non c’è mai stato”.

E c’è attesa per la decisione della Sezione disciplinare del Csm. Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini  ha presieduto l’udienza. “L’udienza si è svolta regolarmente, con una discussione molto approfondita. La sezione disciplinare si è riservata di decidere entro pochissimi giorni, considerato il volume del materiale riversato agli atti”, ha detto Legnini.

Il vicepresidente del Csm ha poi colto l’occasione per respingere accuse di lentezza al Csm nell’intervenire nella vicenda. “In questa vicenda il Csm si è mosso in modo velocissimo. Abbiamo aperto le pratiche il giorno dopo aver ricevuto gli atti dalla procura di Caltanissetta, siamo andati subito a Palermo e abbiamo svolto attività istruttorie serrate. E l’udienza della Disciplinare l’abbiamo convocata lo stesso giorno dell’arrivo degli atti di incolpazione nei confronti di Saguto del ministro della Giustizia e del Pg. Mi pare sia impossibile essere più veloci di così”, ha concluso Legnini.

Le cifre contestate dai pm nisseni sono di tutto rispetto: il marito di Saguto avrebbe ricevuto incarichi per 750mila euro dall’avvocato Geatano Cappellano Seminara, nominato ripetutamente amministratore giudiziario di vasti patrimoni mafiosi. E dall’avvocato , che grazie a questa attività avrebbe percepito «rilevantissimi compensi» ,lo stesso giudice avrebbe avuto la cifra di 20mila euro, «senza alcuna plausibile giustificazione», come sottolinea il Pg della Cassazione, Pasquale Ciccolo, nell’atto con cui ha avviato l’azione disciplinare. Altre somme di denaro («materialmente percepite dal padre» del magistrato, come scrive ancora Ciccolo) sarebbero arrivate da un altro professionista nominato amministratore giudiziario , Carmelo Provenzano, che avrebbe anche preparato la tesi di laurea per il figlio di Saguto, oltre a rifornire il giudice di cassette di frutta e verdura provenienti da un’azienda sotto sequestro che lui stesso amministrava. Uno scambio di favori che per il magistrato e il suo legale non c’è mai stato.

E intanto i deputati del M5S alla Camera, hanno chiesto la rimozione del prefetto di Palermo Cannizzo, con una interrogazione indirizzata al ministro dell’Interno Angelino Alfano. «E’ improponibile – dicono –  la permanenza a villa Whitaker dell’alto rappresentante delle istituzioni, dopo le notizie diffuse a mezzo stampa che vedrebbero la dottoressa Cannizzo coinvolta nel casoSaguto. In particolare emergerebbero raccomandazioni incrociate tra il prefetto Cannizzo e il magistrato Saguto per l’assunzione o la nomina di soggetti a loro vicini». L’interrogazione, tra le altre cose, cita anche un articolo del Giornale di Sicilia dal quale “sembrerebbe emergere una complicita’ tra la dottoressaSaguto, l’avvocato Cappellano Seminara e, addirittura, l’attuale prefetto dottoressa Cannizzo, allo scopo di neutralizzare il giornalista Giuseppe Maniaci e la sua emittente, rea di avere alimentato e supportato le denunce, successivamente riprese anche dal prefetto Giuseppe Caruso…”. I deputati poi fanno un riferimento anche ad un articolo del Giornale di Sicilia che farebbe emergere «un sodalizio tra il prefetto Cannizzo e il magistrato Saguto, avente lo scopo di sfruttare la propria posizione all’interno della pubblica amministrazione per garantire vantaggi e arricchimenti personali o di terzi».Secondo Nuti, primo firmatario dell’interrogazione «L’allontanamento del prefetto dopo quanto è emerso è un atto dovuto. Non è immaginabile che nel periodo delle indagini e di un eventuale processo ci siano ombre di questa portata all’interno delle istituzioni. La popolazione ha appreso di possibili comportamenti inopportuni del prefetto e lascia basiti che finora né il ministro Alfano né nessun altro abbiano avanzato questa ipotesi, che rappresenta un segnale di normalità. Ci meraviglia inoltre il mancato invio di ispettori ministeriali in prefettura, cosa che speriamo avvenga al più presto». «Bisogna ridare credibilità alle istituzioni – dice il capogruppo cinquestelle all’Ars, Giorgio Ciaccio – e le istituzioni dello Stato nella quinta cittaà d’Italia non possono permettersi di avere nessun’ombra. In altri Paesi il senso istituzione è cosi’ elevato che ci si dimette perfino per aver copiato poche righe di una tesi di laurea. Questo è il paese che vogliamo, ed è per questo che il prefetto Cannizzo, dopo quello che è venuto a galla in questi giorni, non può più rappresentare la Stato in questo territorio».