Edili in piazza a Palermo, ma la Regione rifiuta il confronto

PALERMO – Muniti di fischietti, tamburi, striscioni, elmetti gialli e bandiere, oltre 5mila lavoratori, imprenditori e disoccupati edili provenienti da ogni parte dell’Isola hanno paralizzato ieri il traffico nel Centro di Palermo, fino a Palazzo D’Orleans. Obiettivo della «Giornata di mobilitazione unitaria del settore costruzioni» – proclamata da Ance Sicilia, Aniem Confapi, Cidec, Cna Costruzioni, Anaepa Confartigianato, Legacoop, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil – era chiedere alla Regione misure urgenti, quali: il pagamento alle imprese dei debiti delle pubbliche amministrazioni, pari a 1,5 miliardi di euro; l’uso dei fondi Ue; l’allentamento del Patto di stabilità; un piano regionale straordinario di piccole opere immediatamente cantierabili, di competenza degli enti locali.
L’incontro richiesto al governo regionale, però, alla fine non c’è stato. «Hanno risposto alla protesta civile con l’assenza incivile, che è solo prova di insensibilità», tuona Santino Barbera, della Filca Cisl Sicilia.
La giornata si era aperta con un lungo corteo accompagnato dalle note di «In questo mondo di ladri» di Venditti. La priorità è «il lavoro – aggiunge il presidente di Ance Sicilia, Salvo Ferlito -. C’è un gap infrastrutturale atavico. Cito un intervento su tutti: la delibera Cipe del 2012 che dà alla Sicilia ben 1,1 miliardi di euro per 96 opere idriche, fognarie e per i depuratori». «Il nostro settore – prosegue Giuseppe Di Giovanna, presidente Ance Palermo – non è secondo a nessuno. Abbiamo numeri drammatici, superiori all’Ilva o alla Fiat». In 4 anni si sono registrati 80mila licenziamenti (50mila operai edili e 30mila dell’indotto).
Presente anche l’ex assessore regionale alle Infrastrutture, Andrea Vecchio: «Si deve accelerare la macchina burocratica. Molti progetti già finanziati – accusa – sono incagliati per insipienza della pubblica amministrazione. Ai vertici burocratici ci sono persone inadeguate che fanno addormentare le pratiche sulle scrivanie». «Se si rimette in moto il settore – prosegue Claudio Barone, della Uil Sicilia – riparte tutta l’economia siciliana. È qui che bisogna invertire la rotta». Solidale anche Mario Filippello, della Cna: «Si possono già aprire 10mila piccoli cantieri per la manutenzione di edifici pubblici, la sistemazione di strade, scuole, impianti d’illuminazione».