Se in Sicilia i responsabili anti corruzione non denunciano…. i casi di corruzione

Ci sono ormai in tutti i Comuni e gli enti pubblici siciliani i responsabili anti corruzione, previsti da una legge del 2012. Ma è come se non ci fossero, dato che denunce e segnalazioni sono vicine allo zero, e non certo perché manchino gli episodi.

E’ per questo che  il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e l’aggiunto Dino Petralia, che coordina il pool reati contro la pubblica amministrazione, hanno convocato i responsabili per la prevenzione della corruzione dei maggiori enti pubblici del distretto palermitano, figure introdotte dalla legge 190 del 2012 con il compito di predisporre il piano triennale anticorruzione e vigilare sul fenomeno. All’incontro, unico finora in Italia, hanno partecipato i responsabili anticorruzione di 20 Comuni, della Regione, dell’Asp6, degli ospedali Civico, Policlinico e Cervello, della Sovrintendenza ai Beni Culturali, di Inps, Inail e Università. Per la Regione era presente la funzionaria Luciana Giammanco e il segretario generale della Regione Patrizia Monterosso.

“Lo scopo dell’iniziativa – ha detto Lo Voi – era manifestare la presenza forte della Procura. Volevamo, inoltre, testimoniare che siamo ben consapevoli dei compiti delicatissimi che hanno i funzionari incaricati”. Lo Voi, intervenuto in apertura dei lavori, ha sottolineato in particolare due aspetti “caldi” della materia dell’anticorruzione presenti sia nella legge 190 del 2012 che nella Convenzione Onu di Merida: la rotazione dei pubblici ufficiali e la “protezione” dei cosiddetti “whistleblowers”, quei soggetti che, dall’interno della pubblica amministrazione, dovessero segnalare casi sospetti e che per legge non possono essere trasferiti, mobizzati o discriminati. Il procuratore ha più volte sottolineato l’importanza della tempestività delle denunce per l’azione repressiva svolta dalla magistratura, fermo restando la differenza del ruolo svolto dai magistrati rispetto a quello dei funzionari addetti all’anticorruzione.

Presenti, tra gli altri, il segretario generale della Regione siciliana, Patrizia Monterosso, la dirigente regionale Luciana Giammanco, il segretario generale del Comune di Palermo, Fabrizio Dell’Acqua, e altri dirigenti. “Il diritto fa chiasso, il favore è educatamente silenzioso”, ha ribadito nel suo intervento il Procuratore aggiunto Dino Petralia. Dell’incontro è stato messo al corrente anche il capo dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, come sottolinea il Procuratore capo Lo Voi alla fine dell’incontro, che si è svolto a porte chiuse. I magistrati hanno più volte sottolineato che l’incontro non vuole essere “una interferenza o un’invasione dei compiti amministrativi” ma si è reso necessario “per un raccordo tra chi opera nel pubblico e la Procura, che costituisce il terminale necessario di ogni notizia di reato”.
Erano circa 30 i dirigenti a ‘scuola’ di anticorruzione in Procura. “E’ molto importante la segnalazione della notizia di reato – dice ancora Lo Voi – la rapidità della segnalazione è altrettanto importante”.
CANTONE. «La legislazione in materia di appalti è certamente ridondante e viene spesso modificata senza un disegno organico: anche per questo oggi crea incertezze fra stazioni appaltanti e imprese. Con la riforma del codice degli appalti e il recepimento delle direttive Ue abbiamo l’occasione storica per semplificare la disciplina legislativa e regolamentare». Così Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, intervistato dal Sole 24 Ore.

«In questo quadro – aggiunge – penso possa essere utile un rafforzamento dei poteri regolatori a condizione, però, che siano affidati a un’Authority indipendente». «Noi non abbiamo soluzione salvifiche – spiega – ma possiamo costruire un sistema di regole che dia coerenza ed efficienza al settore e aiuti amministrazioni e imprese che vogliano rispettare le regole».  «Un’esigenza che è molto sentita soprattutto dalle imprese – dice Cantone – è quella di cercare strade alternative a quelle dei tribunali per risolvere il contenzioso con le amministrazioni. Il nostro pre-contenzioso è un sistema che consente in molti casi di evitare il ricorso vero e proprio al Tribunale e facilita un accordo sulla base di un nostro parere: è un’ esperienza che sta funzionando bene».

Ma cosa manca all’ Autorità per svolgere al meglio la funzione regolatoria? «Lo spirito della nostra azione non è certamente punitivo, come a volte temono imprese e amministrazioni, però penso che sarebbe necessario dare all’Autorità un apparato sanzionatorio adeguato, con la possibilità di applicare sanzioni di tipo amministrativo a chi non si adeguasse alle nostre indicazioni».