Settore lapideo a rischio, la Regione crea una task force

PALERMO – Si è tenuto oggi, presso l’assessorato regionale alle Attività produttive, un incontro tra l’Assessore Linda Vancheri, il presidente di Confindustria Trapani Gregorio Bongiorno, il Presidente della sezione Marmi Vito Pellegrino e i dirigenti dell’assessorato che seguono le problematiche del settore e in particolare la mancata adozione del piano cave e i vincoli del Piano forestale che rischiano di azzerare il comparto lapideo siciliano.
Al termine dell’incontro di oggi è stata creata una task-force tra addetti ai lavori e funzionari responsabili dei diversi assessorati che si riuniranno periodicamente per esaminare le proposte che provengono dalle imprese. Sin da subito si è stabilito di allargare questo tavolo di lavoro anche agli altri assessorati competenti: assessorato Territorio e ambiente, Energia e Beni culturali.
“Sono molto soddisfatto per l’importante risultato che abbiamo raggiunto oggi attraverso una linea diretta con le Istituzioni competenti – ha dichiarato Gregorio Bongiorno al termine dell’incontro – e sono certo che questo gruppo di lavoro porterà risultati concreti per le nostre imprese”. “Occorre fare presto – ha sottolineato Vito Pellegrino – poiché sono tante le criticità da risolvere ed atteso che sono in corso le procedure di revisione del Piano Regionale delle Cave, strumento di programmazione e pianificazione del comparto che ha lo scopo preciso di valorizzare i prodotti lapidei di pregio siciliani e che a tale esigenza deve rispondere e corrispondere”.
Quello lapideo è un settore strategico per l’economia siciliana e non solo dell’area di Custonaci dove dà lavoro a oltre 3.000 persone di cui circa il 10% impegnate nell’estrazione e il 90% nella trasformazione. In quest’area si contano circa 60 cave di marmo in esercizio (soprattutto nell’area del Comune di Custonaci ma anche a Castellammare del Golfo e Valderice) e da queste cave deriva circa l’85% della produzione regionale di materiale lapideo. Notevole la propensione all’export che riguarda circa il 90% della produzione con un valore che si stima in oltre 100 milioni annui pari al 5% delle esportazioni italiane nel settore. Almeno tre le criticità che devono essere risolte dalla regione. La prima è quella che riguarda l’attuazione del Piano cave, atteso per 29 anni è stato approvato il 5 novembre del 2010 ma è stato poi impugnato da Legambiente e «avendo avuto parere contrario dal Cga – spiegano gli esponenti di Confindustria – vede adesso subordinata la sua efficacia a una decisione da parte del governatore che è attesa da diversi mesi e crea tra gli operatori motivi di incertezza e aleatorietà». la seconda e non meno importante questione è riconducibile agli effetti del Piano forestale che è entrato in vigore nell’aprile del 2012 e che rischia di limitare fortemente le aree destinate a estrazione dal Piano cave. la Regione, spiegano gli imprenditori, deve provvedere all’aggiornamento del Piano cave ogni tre anni ma ora deve fare i conti anche con il Piano forestale ed è per questo che sta eliminando dal Piano cave tutte le aree che sono anche incredibilmente interessate dal Piano forestale. «Ciò significa – spiegano gli imprenditori – che il bacino marmifero di Custonaci, secondo in Italia dopo quello di Carrara, con l’approvazione dell’aggiornamento triennale che era atteso in questi giorni vedrà ridotta l’area da destinare all’estrazione di circa il 70 per cento. Di fatto sembra che verranno salvate solo le cave esistenti e ciò determinerà nel medio termine la fine del comparto trapanese».