Sicilia, il caso Cafeo rianima lo scontro tra Crocetta e Faraone

L’inchiesta di Siracusa sugli appalti per gli asili nido riapre lo scontro politico tra il governatore della Sicilia Rosario Crocetta e i renziani del sottosegretario Davide Faraone. Al centro c’è Giovanni Cafeo, ex capo di gabinetto del sindaco di Siracusa, indagato dalla Procura per turbativa d’asta e traffico di influenze illecite. Per due volte Cafeo, che intanto è entrato nella segreteria regionale del Pd, fu a un passo dall’ingresso nel governo Crocetta. Ora Crocetta sostiene che fu proprio lui a opporsi al nome di Cafeo che sarebbe stato proposto prima da Faraone e poi dal sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo. “Solo io, mi sono opposto ai gruppi di potere, salvando il governo e il Pd”. Parole respinte al mittente, da Garozzo che definisce “penoso il presidente di una grande Regione come la Sicilia costretto a raccontare bugie per darsi la credibilità persa in questi anni”.
E il presidente del Pd siciliano Giuseppe Bruno liquida seccamente le parole di Crocetta: “menzogne e sciacalaggio”

“Se non avessi tenuto la barra dritta questo governo sarebbe caduto da tempo”, dice Crocetta “Mi opposi in modo durissimo – riferisce – La prima volta durante la formazione del governo bis: in quell’occasione fu Davide Faraone a farmi il nome di Cafeo per bilanciare la presenza in giunta di un altro siracusano, ma siccome sapevo dei legami di parentela che aveva con la famiglia Foti, puntai i piedi e alla fine decisi di nominare Maria Rita Sgarlata. Cafeo mi fu riproposto per la seconda volta durante le trattative per il terzo governo, questa volta a farmi il suo nome fu Giancarlo Garozzo, delegato da Faraone alle trattative.  Non cedetti e nominai il giovane Gerratana”. Il governatore poi ricorda anche le pressioni per far entrare nel governo il deputato regionale Franco Rinaldi, all’epoca Pd e ora Forza Italia. “Non volli neppure lui – afferma Crocetta – Era espressione di quel mondo della formazione che io volevo rivoluzionare, per cui era incompatibile. Poi Rinaldi fu indagato assieme al cognato Francantonio Genovese nell’inchiesta sui corsi d’oro a Messina”. “Il vero rottamatore in Sicilia sono stato io. Solo io – conclude Crocetta – Mi sono opposto ai gruppi di potere, salvando il governo e il Pd”.