Sicilia, cassa integrazione in deroga: troppe incognite per la formazione professionale

di Giorgio Livigni

Alla Regione siciliana servono altri 164,574 milioni per coprire i costi della Cassa integrazione in deroga fino alla fine di quest’anno. Lo si evince dal prospetto sul monitoraggio distribuito oggi alle parti sociali nel corso di una riunione convocata dall’assessore regionale Giuseppe Bruno proprio per fare il punto sulla Cig in deroga anche alla luce delle novità introdotte dal recente decreto Poletti. Secondo i calcoli fatti dai tecnici della Regione che hanno tenuto conto della Cig decretata e del fabbisogno per le istanze ancora non decretate, secondo i dati aggiornati al 30 settembre, il fabbisogno complessivo per la Cassa integrazione in deroga per il 2014 è di 342 milioni che scendono a circa 300 con l’abbattimento del 20% per effetto delle limitazioni previste dal decreto 83473 e a causa del tiraggio delle domande (la differenza tra quanto chiesto e quanto effettivamente poi erogato) che è fermo all’80 per cento. Il quadro di insieme riflette lo stato di grave crisi in cui si trova l’economia siciliana: in pratica il fabbisogno finanziario per la Cig in deroga e mobilità, secondo i calcoli fatti dal sindacato, sarebbe cresciuto di una settantina di milioni rispetto all’anno scorso. Con un’aggravante, se vogliamo chiamarla così, la gran parte delle risorse va ai soggetti in mobilità (che hanno dunque perso definitivamente il lavoro) e la parte minore a soggetti in cassa integrazione (che per definizione è una misura transitoria in attesa che l’azienda esca dallo stato di crisi in cui si trova).

Erogato meno della metà dei fondi decretati

Altra questione: dei circa 130 milioni decretati solo 50,2 sono stati realmente pagati dall?Inps per un totale di 7.877 lavoratori su un totale di 14.832. Secondo un calcolo fatto da Monica Genovese della Cgil mancano decreti per 185 milioni da attribuire e tra i settori ancora scoperti c’è la formazione professionale. «La situazione è drammatica- dice Genovese- e né dal governo nazionale né da quello regionale ci sono finora risposte soddisfacenti». Sul piano nazionale manca ancora il riparto dei fondi, «mentre su quello regionale- aggiunge- il governo deve ancora chiarire le risorse che intende mettere a disposizione oltre i 240 milioni del Fse». La Cgil al tavolo ha chiesto anche l’immediata definizione del nuovo accordo quadro e l’accelerazione di tutte le procedure, oltre all’estensione degli ammortizzatori a settore per ora scoperti come il trasporto pubblico locale, la sanità privata le partecipate.

Le incognite della Formazione professionale

Quello della formazione professionale è il tema più spinoso, in questo momento: oggi c’è stata una manifestazione a Palermo e gli enti hanno dichiarato che potenzialmente i cassintegrati potrebbero essere anche cinquemila. Un numero spropositato cui in queste condizioni è difficile far fronte: il prospetto distribuito dall’assessorato rileva un fabbisogno per la Formazione professionale pari a 22 milioni per il 2014 (senza però conteggiare l’abbattimento del 20% e il tiraggio). Sempre che sia possibile erogare la Cig in deroga ai dipendenti degli enti di formazione professionale che si trovano in difficoltà: ci si chiede infatti (ed è in corso un confronto tra l’assessorato regionale al Lavoro e il ministero) se gli enti di formazione possano rientrare nelle previsioni dell’articolo 2082 del Codice civile che definisce appunto la natura giuridica di impresa. «Per noi – dice Giorgio Tessitore della Cisl – non ci sono dubbi: gli enti di formazione professionale esercitano attività di impresa a tutti gli effetti. Lo diciamo noi ma lo dice soprattutto l’Unione europea. E poi mi permetto di aggiungere: in Sicilia sono già state fatte forzature per le cosiddette società partecipate (si veda il caso Gesip)». L’assessore Bruno avrebbe già dichiarato di condividere l’impostazione del sindacato ma non basta visto che l’ultima parola spetta al ministero del Lavoro. «Sul fronte della formazione la pressione potrebbe essere alleggerita se si mettessero gli Enti di formazione in condizione di lavorare – dice Tessitore –. Come? Sbloccando la terza annualità dell’avviso 20 o l’Oif, l’obbligo di istruzione e formazione».

E intanto la Uil per bocca di Giuseppe Raimondi fa appello al premier Matteo Renzi: «I fondi stanziati dal Governo Renzi sono pochi e non bastano a coprire tutte le richieste di cassa integrazione e ammortizzatori in deroga, che già da oggi e che sino alla fine dell’anno aumenteranno di certo. La situazione che si va prefigurando in Sicilia è drammatica – dice Giuseppe Raimondi -.Chiediamo al premier Renzi di abbandonare facili slogan come quelli sull’Articolo 18 ma di difendere invece i posti di lavoro che effettivamente esistono, altrimenti ci sarà un’altra ondata di licenziamenti. La Uil resta comunque disponibile al confronto a condizione che si parli di cose reali e si cerchino soluzioni vere e concrete. Il nostro obiettivo è tutelare l’occupazione ed evitare che chiudano migliaia di aziende, già in crisi nella nostra regione. Al presidente Crocetta chiediamo un impegno, anche maggiore, per ribaltare un’impostazione inaccettabile del Governo nazionale».