Sicilia, con la riforma delle Province salta anche il taglio dei costi della politica

Ieri l’Ars ha bocciato la riforma delle Province voluta da Rosario Crocetta. E’ bastato solo il voto contrario all’articolo 1 del disegno di legge per l’istituzione dei Liberi consorzi di Comuni e delle Città metropolitane. Kaputt.  Gli emendamenti delle opposizioni (centrodestra e M5s) soppressivi dell’articolo 1 sono stati approvati a scrutinio segreto con 34 voti favorevoli e 22 contrari. Chi sono stati i franchi tiratori? Si dice 7-8 del Pd e 2-3 delle altre forze di maggioranza.
Il  ddl sui Liberi consorzi di Comuni, ormai per questa sessione è sepolto. Potrà essere riproposto con modifiche alla prossima e con inizio ex novo dell’iter parlamentare. Bene che vada, il testo riscritto potrà tornare in Aula ad inizio estate. Oggi l’Ars approverà un ddl di un solo articolo con cui si proroga al 30 giugno la gestione commissariale delle ex Province.

Ma non finisce qui. Perchè con la bocciatura del testo cadono anche i tagli ai costi della politica, cioè ai consiglieri comunali, Sindaci e assessori. Erano stati inseriti da Crocetta nella bozza della Finanziaria. Poi sono stati stralciati e messi, più correttamente, nel disegno di legge sulla riforma degli enti locali in Sicilia. Ma, cadendo questo, sono decaduti anche loro. Erano previsti tagli ai gettoni dei consiglieri, alle indennità di Sindaci e assessori, e anche ai permessi retribuiti. Tutto saltato. E finisce per l’ennesima volta il sogno di una Sicilia più “italiana”, dato che si trattava, in realtà, di adeguare gli emolumenti percepiti dai politici locali a quelli degli altri Comuni italiani. Secondo le intenzioni del governo Crocetta i gettoni di presenza dei consiglieri comunali dovevano scendere in media del 20 per cento. Un taglio lineare voluto dall´assessore all´Economia Alessandro Baccei  che voleva l´accoglimento della norma nazionale. Sarebbero stati  meno numerosi anche i consigli comunali. A Palermo scendevano da 40 a 38, Nei comuni tra i 50 a i 99 mila abitanti, da 30 si passava  a 28, quelli superiori ai 30 mila abitanti 26, quelli oltre i 10 mila abitanti ne avrebbero eletti 16 invece degli attuali 20. I Comuni oltre i tremila abitanti avrebbero eletto 12 consiglieri, e sotto questa soglia solo 10. Tutto saltato.