Sicilia, credito: Confidi in cerca di nuove vie per tornare alla redditività

di Turi Miano

Un sistema alla ricerca di nuove strade per trovare la redditività. E’ in sintesi il quadro dei Consorzi fidi siciliani alle prese con difficoltà che rischiano di diventare strutturali. Analisi condivisa dagli addetti ai lavori che si sono incontrati a Castelbuono in provincia di Palermo nell’ambito della seconda edizione del ConfidiDay organizzato dallo studio di Raffaele Mazzeo, consulente di impresa, e autore del rapporto che è stato presentato nel corso dell’incontro. C’è da molto da fare per rafforzare il sistema. Lo si capisce dalle considerazioni fatte da Antonio Cinque, direttore della sede palermitana della Banca d’Italia: «In Sicilia – dice – vi sono 53 Confidi di cui 6 sono quelli cosiddetti 107 (quelli vigilati dalla Banca d’Italia ndr), per un totale di 1,2 milioni di garanzie pari a un ottavo dei prestiti del sistema bancario. Ma il 70% delle garanzie fa capo ai cosiddetti Confidi 107, i quali hanno una dimensione media inferiore rispetto ai Consorzi del resto d’Italia. Un sistema peraltro caratterizzato da redditività debole, situazione patrimoniale difficile, crescita delle sofferenze in una situazione di mercato che tende alla contrazione visto che il monte garanzie è diminuito del 12-13 per cento. Una riflessione sullo sviluppo del mercato delle garanzie credo che sia necessaria per rafforzare un sistema che possa essere solido, efficiente e al servizio delle Pmi».

In ogni caso il rapporto fissa un punto fermo, in un quadro generale che si può definire instabile: l’andamento del 2013 dimostra che il sistema ha tenuto bene perché i confidi stanno svolgendo bene la loro funzione anticiclica di cuscinetto nel momento peggiore. «E’ normale che subiscano le perdite – si legge -. Ma appena la crisi finirà, se riescono a sopravvivere,  saranno in grado di ricaricare le batterie per affrontare le crisi successive».

«Sono emersi – spiega Mazzeo – risultati inattesi. Nel 2013 il sistema dei confidi “107” registra una perdita cumulata di –18 milioni ed una riduzione dello stock di garanzie in essere del 4,8% ( da 812 a 773 milioni) . Le garanzie deteriorate sono aumentate del 70%. Visto così il sistema sembrerebbe in tilt, ma l’analisi ha fornito un quadro che presenta più luci che ombre. La situazione dei confidi va confrontata con quella delle banche. Al quinto anno consecutivo di crisi le banche italiane nel 2013 hanno presentato una perdita di sistema di – 22 miliardi  ed una flessione degli impieghi del – 6,9% rispetto all’anno precedente. Nel 2013 I confidi hanno rafforzato le coperture aumentando i Fondi Rischi su perdite che si manifesteranno in futuro, dal 6% all’8,7%.  Una parte delle perdite 2013 dei confidi è causata anche da questa maggiore  prudenza adottata in bilancio. Malgrado la forte turbolenza il patrimonio ha tenuto bene riducendosi solamente del 3,8% (da 78 milioni a 75 milioni) ». In questo contesto, secondo Mazzeo, «La tenuta del sistema dei Confidi siciliani è anche merito della Regione siciliana che questa volta ha fatto bene la sua parte. Nel 2013 è stato erogato dall’Irfis il contributo a rafforzamento del patrimonio di 9 milioni che si è rivelato prezioso. Aggiungiamo inoltre che la Regione ha inserito nella proposta di Programma Operativo Po-Fesr per i prossimi anni, oltre 100 milioni di fondi europei per favorire un sistema di confidi più efficace ed efficiente. Quindi il quadro presenta più luci che ombre». Un punto su cui non si trova molto d’accordo Mario Filippello, di Assoconfidi secondo cui la Sicilia non ha ancora fatto abbastanza per aiutare il sistema dei Confidi: « Bisogna aumentare l’intervento pubblico nel mercato del credito. So bene quello che vuole dire in una condizione in cui la Regione siciliana è praticamente fallita. Con l’avanzare delle crisi abbiamo la possibilità di un intervento con i fondi strutturali europei. I fondi Bei e Fei sono stati utilizzati in questa fase con questo fine. Lo hanno fatto in Piemonte, Lombardia ed anche in Puglia. La Regione siciliana ha trasferito 23 milioni al Fondo di garanzia gestito da Mcc. E voglio dire che quei fondi sono destinati alle Pmi e al sistema delle garanzie».

C’è da fare molto in prospettiva lavorando molto sul fronte dei ricavi, considerato che è arduo intervenire sul fronte dei costi: «E’ arrivato il momento – dice Mazzeo – che la crescita avvenga anche per reddito. Per questo motivo i confidi devono cominciare a pensare a nuovi prodotti e nuove forme distributive». E i Confidi devono imparare a utilizzare meglio le opportunità: «per quanto riguarda il fondo di garanzia – dice Guglielmo Belardi di Mcc – al 30/9/2014 i Confidi siciliani hanno più che triplicato la loro attività con 1031 operazioni che sono state accolte. Credimpresa è passata da 350 a 887, Fideo da 304 a 619. In Sicilia i confidi hanno sviluppato volumi molto lusinghieri nel 2014 rispetto al 2013 e in controtendenza rispetto al mercato nazionale. Sono riusciti ad industrializzare il ricorso al Fondo di garanzia ma solo 10 su 53 confidi nell’Isola lo hanno fatto. I soldi ci sono ma spesso non vengono utilizzati. Ad esempio i 23 milioni messi a disposizione della Regione siciliana ne sono stati utilizzati solo 5 e rotti. e questo è un peccatoperchè così le imprese sicilaine sono costrette a pagare ancora di più le garanzie».