Sicilia, Crocetta al Pd: “Basta con lo scontro fratricida”

Il primo messaggio è per i lavoratori in agitazione: stiamo risolvendo i problemi. Il secondo è per il suo partito, il Pd: «È l’ora di finirla con lo scontro fratricida. Il segretario del mio partito in Sicilia oggi ne rappresenta una parte, esprime la posizione di alcuni deputati, non l’opinione dell’intero partito».

Il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta gioca a tutto campo per uscire dall’accerchiamento in cui si trova. Prima i forestali: «Abbiamo approvato ddl sui Forestali e Consorzi di bonifica – dice Crocetta -. Abbiamo trovato già 15 milioni, ne mancano 10 milioni. Stiamo pensando di utilizzare in questo caso alcuni fondi inutilizzati del Crias. Per i consorzi mancano 1,4 milioni di euro. Li abbiamo trovati. Servono alcune piccole variazioni di bilancio da fare con un ddl. Chiederemo a capigruppo e commissione bilancio per chiedere di avviare subito l’iter».
Poi la formazione: «Abbiamo deciso di rendere stabili gli incontri con i lavoratori della Formazione – continua il governatore -. Li incontreremo ogni lunedì. Domani sarà pronto il decreto sulla terza annualità dell’Avviso 20. La prossima settimana partiranno il progetto Prometeo e la selezione degli sportellisti. Stiamo pensando anche a qualche contratto di solidarietà. Poi sono pronti gli incentivi all’esodo e qualche prepensionamento. Sull’Agenzia unica, nessuna divergenza con l’assessore Scilabra. Stiamo pensando a una sorte di SRR degli enti, a una rete degli enti. Va detto che quest’anno gli enti di Formazione hanno assunto 400 persone nonostante il divieto».
Infine il Piano giovani: «Il Piano giovani non è ormai un problema – insiste Crocetta -. Dopo il parere dell’Avvocatura è tutto chiaro. Che questo assessore non piaccia alla politica non è una novità . Se avessimo operato in altro modo, avremmo qualche deputato in più . Io conosco i mezzi per ottenere il consenso. E pr questo lì evito. Io voglio portare avanti una destrutturazione del sistema. E questa non è mai indolore. Gli interessi sono piccoli e grandi. E li conosco entrambi».
Ma è la questione politica e in particolare i rapporti con il Pd a tenere banco: «A me – dice Crocetta – di questi giochetti tra cuperliani e renziani non me ne frega niente. Il problema è che quando la smetteranno con questi giochetti sarà sempre troppo tardi perché avranno contribuito a distruggere questo partito». E poi «morto un Gianni se ne fa un altro», ha proseguito riferendosi a Pippo Gianni, espressione del Partito dei democratici e riformisti, vicino al presidente, estromesso dall’Ars dalle mini-regionali svoltesi il 5 ottobre nel Siracusano; riconfermato invece il cuperliano Bruno Marziano.
Vale a dire, per lui non cambia nulla negli equilibri d’Aula. E chiosa: «Marziano peraltro mi fa simpatia, segretamente tifavo per lui, siamo stati sempre in ottimi rapporti e non é vero che mi ha denunciato per voto di scambio». Per Crocetta, insomma, «é venuta l’ora di finirla con la politica degli odi, delle scissioni e delle divisioni. È ora di incardinare le riforme in assemblea, in virtù di una situazione sociale grave. I nuovi sistemi di Formazione e forestali sono pronti, il punto é capire quanto si vuole spendere e se si vuole continuare con gli sprechi e le ruberie. È questo il tema, non le mozioni di censura immotivate ai danni degli assessori alla Formazione e alle Attività produttive Scilabra e Vancheri», calendarizzate all’Ars il 15 ottobre. «C’é un continuo aleggiare di mozioni, censure, sfiducia -ha proseguito- che non porta a nulla, che non produce beni per la Sicilia. Facciano piuttosto un piano di leggi e proposte concrete, perché é quello che abbiamo fatto noi, che abbiamo presentato leggi in grado di cambiare il destino e il futuro della Sicilia».
Sempre ieri Crocetta ha annunciato un ddl sulla riforema delle Province e ha bocciato la proposta di recepire la legge Delrio in Sicilia: «Approvare il Delrio vuol dire approvare il nulla. E mortificherebbe città come Messina e Catania che non potrebbero essere città metropolitane. Chi vuole invece seguire quella strada crede di trovare una scorciatoia e invece complica ulteriormente la situazione. E non sarebbe giusto per quei Comuni che hanno già chiesto di lasciare la propria Provincia di competenza».