Sicilia, Crocetta senza pace, adesso la grana è Articolo 4

Il governatore Rosario Crocetta ha varato la settimana scorsa la sua terza giunta in tre anni per risolvere i contrasti con il Pd, ma di fatto ha aperto un altro fronte con un altro pezzo di maggioranza che è andato in fibrillazione, Articolo 4. Scampata la mozione di sfiducia, martedì Rosario Crocetta insedierà il suo terzo governo. Per l’attribuzione delle deleghe, il presidente della Regione ha convocato un vertice di maggioranza, ma  Leanza – il leader di Articolo 4 – per evitare polemiche non si è presentato.
Sammartino, a nome dei dissidenti di Articolo 4, ha detto che loro non sono rappresentati in giunta, perché l’avvocato Nino  Caleca è stato scelto proprio da Leanza, e chiedono un posto a scapito dell’Udc. Crocetta ha aggiornato il vertice a  lunedì mattina. Su undici deputati di Articolo 4 sono in cinque a non riconoscersi nella scelta di Leanza, e minacciano la scissione. Stando ai numeri usciti dal voto sulla sfiducia, il governo dispone di 50 deputati, ma se nelle varie votazioni d’Aula vengono a mancare 5 «articolisti», con altri malcontenti che ci sono, la maggioranza non regge più. Gli “articolisti” in questione vogliono ottenere un assessore che sia espressione di Articolo 4, ovvero di Sammartino & C., proponendo di toglierne uno all’Udc che ne ha due e sarebbe sovradimensionata rispetto alla propria rappresentanza parlamentare, considerato che con nove deputati ha due assessori, oltre la presidenza dell’Ars.Richiesta alla quale, ovviamente,  si oppongono i leader dell’Udc in Sicilia, Pistorio e Turano, i quali fanno notare che la loro rappresentanza in giunta è figlia di un accordo sancito a Roma e legittimato dal fatto che l’Udc, con Pd e Megafono, ha sostenuto Crocetta in campagna elettorale.

Nel frattempo, gli uffici  gli uffici competenti stanno completando l’esame su eventuali cause di incompatibilità dei singoli assessori. L’unico in dubbio è Maurizio Croce, che dovrebbe andare al Territorio e Ambiente in quota Pdr, e che è stato finora commissario governativo per il risanamento del dissesto idrogeologico per la Puglia, Calabria e Sicilia.

Cercano di gettare acqua sul fuoco i democratici. «Adesso – ha dichiarato il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti – si deve governare. Abbiamo dimostrato che il problema non erano i cuperliani. Bisogna riprendere il dialogo con la società».

Se la maggioranza fibrilla, anche l’opposizione, il centrodestra, non dà grandi segni di compattezza. Martedì ci sarà una prima verifica  in occasione dell’elezione del vice presidente dell’Ars, poltrona rivendicata anche dal Movimento Cinque Stelle. Musumeci, Ioppolo e Formica fanno un appello: «Il Centrodestra, ora più che mai, sia compatto nel contrastare il malgoverno e l’incapacità politica che tenta con ogni mezzo di radicarsi su questa terra e prolungare l’agonia di un governo inutile e dannoso». Musucumeci, inoltre, nella qualità di presidente della commissione antimafia, replica a Crocetta,  secondo cui all’Ars sono presenti deputati   eletti dalle cosche e che in tutti i Consigli comunali dell’Isola c’è almeno un consigliere sostenuto dalla mafia: «Sono di una gravità inaudita. Ed anche per il ruolo che occupo,  ho il dovere di chiedere al governatore di riferire – entro pochissimi giorni – nomi e cognomi dei deputati beneficiati da Cosa nostra alla Commissione Antimafia o, se preferisce, a qualsiasi Procura. Al tempo stesso, inviterò in audizione il presidente dell’Anci-Sicilia Leoluca Orlando per concordare, anche d’intesa con le nove prefetture, ogni iniziativa che aiuti a portare alla identificazione dei consiglieri comunali filo mafiosi. Ogni altra iniziativa sarà concordata in Commissione nella seduta di mercoledì prossimo». Ed ancora: «Non si può minimizzare o far finta di niente. Lo impone la necessità di fare chiarezza sulle collusioni mafia-politica di cui il governatore è a conoscenza. Ma lo impone anche la necessità di impedire che le accuse generalizzate possano delegittimare ulteriormente le istituzioni dell’Isola e quanti deputati, sindaci, assessori e consiglieri sono impegnati a produrre ogni giorno “politica pulita” che, per fortuna, in Sicilia è ancora largamente maggioritaria».