Sicilia, dietrofront di Baccei sulle società partecipate della Regione

Cambia tutto. L’assessore all’economia della Regione Siciliana, Alessandro Baccei, portata a casa l’approvazione della Finanziaria, ha deciso di dare un contentino all’Ars. E pertanto rivede completamente il suo piano sull’eliminazione delle società partecipate della Regione e propone una legge da fare approvare appositamente all’Ars. Il riordino delle società partecipate, insieme al taglio dei costi della politica, è uno dei grandi dossier rimasti fuori dalla recente discussione all’Ars di bilancio e Finanziaria. Solo qualche settimane fa l’assessore all’Economia aveva esplicitamente parlato di una soluzione amministrativa per la rimodulazione delle società.

Si pensa ad andare in Aula nel giro di un paio di mesi, possibilmente prima della manovrina di luglio, con uno schema che l’assessorato di via Leopardi ancora sta predisponendo, ma che distingue con chiarezza i due livelli di priorità tra società strategiche, Riscossione Sicilia e Sicilia e-Servizi, e tutte le altre che dovranno dimostrare di essere funzionali al ruolo istituzionale ed alla mission che detengono.

Dovrà essere valutata l’ipotesi di mettere insieme non solo società omogenee per mandato istituzionale, ma anche trovare il modo di fare confluire quelle in cui la Regione non sia socio di riferimento o abbia percentuali minoritarie, come nel caso della Società degli Interporti (34,11%) o ancora Siciliaacque spa (25%).Le società si alimenteranno con i singoli contratti di servizio con l’amministrazione regionale, mentre quelle che, nonostante la ricapitalizzazione, non riescono a stare sul mercato non potranno essere ricapitalizzate in seguito. Se la perdita permane nel tempo, la via della liquidazione diventerà un percorso obbligato.

Tra le possibilità contemplate nella bozza originaria del testo della finanziaria, ad esempio, trovava posto l’ipotesi di porre come condizione il vincolo della esclusività di rapporto degli amministratori unici delle società partecipate. Ipotesi che alla fine è stata stralciata.

Il piano di Baccei non era stato preso bene dai sindacalisti.  “Il piano di Baccei sui tagli alle partecipate provocherebbe solo un disastro economico e sociale in Sicilia”. Ha affermato Gianni Borrelli della Uil Sicilia che, confermando la disponibilità del sindacato “a concordare soluzioni che possano tutelare i lavoratori e tagliare gli sprechi veri”, annuncia “in caso contrario, azioni di lotta che a breve potrebbero già partire”. “Se il piano dovesse andare in porto – spiegò il sindacalista – le privatizzazioni dei servizi a carico delle casse regionali subirebbero un aumento del 22% dei costi, rappresentato dall’Iva e gli eventuali acquirenti dovrebbero tagliare sul personale o chiedere un costo più alto del servizio rispetto a quello attuale”. “Invitiamo – conclude – tutta la politica siciliana ad intervenire affinché non avvengano tali disastri”.

Nelle intenzioni di Baccei resteranno soltanto due partecipate. Le altre 32 verranno chiuse o messe in vendita, forti di una dotazione di servizi da gestire garantiti dalla Regione ma appesantite da migliaia di dipendenti. Le uniche due società a sopravvivere con mission invariate saranno Sicilia e Servizi e Riscossione Sicilia: la prima, guidata da Antonio Ingroia, diventerà il polo che avrà in mano tutti i sistemi informatici della Regione e degli enti collegati. La seconda verrà potenziata per aumentare gli introiti fiscali ma bisognerà prima risanarla dai debiti . Altre società resteranno in vita ma nella prospettiva di privatizzarle solleticando il mercato con business molto redditizi: è il caso della Sas (la più grande partecipata con 3 mila dipendenti e la gestione delle pulizie e della guardiania in Regione, ospedali e siti culturali) e di Siciliacque che si occupa della distribuzione idrica ceduta dieci anni fa dall’Eas.