Sicilia, emergenza rifiuti. Nessuna soluzione a breve termine per Crocetta

 Rischia di diventare una bomba ecologica l’emergenza rifiuti, l’ennesima, in Sicilia, che si è aperta con lo “stallo” della discarica di Siculiana.  Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha dichiarato per un mese lo stato di emergenza, ma non ha soluzioni a breve termine: “Nei prossimi 2-3 anni non c’è alternativa al conferimento dell’immondizia nelle discariche. Sin da subito lavoreremo ad un nuovo piano regionale dei rifiuti: serve però del tempo per uscire da questa situazione, ecco perché ho chiesto al Consiglio dei ministri lo stato d’emergenza”. Crocetta si augura che “al più presto riapra l’impianto di Siculiana e che la magistratura autorizzi interventi anche su Mazzarà Sant’Andrea, per avere un po’ di respiro”.

Il piano d’emergenza della Regione, varato da Crocetta con un’ordinanza, prevede il conferimento dell’immondizia destinata a Siculiana e Mazzarà nelle varie discariche oggi disponibili in Sicilia, tra cui quella di Trapani.  Il tutto per un massimo di 30 giorni, altrimenti il sistema va in tilt.  Le discariche adesso attive hanno infatti una capacità limitata: sovraccaricarle significherebbe quindi provocare emergenze a catena.  Dice Crocetta:  “Il commissariamento è l’unica strada per affrontare l’emergenza. Se la discarica di Bellolampo, a Palermo, è in funzione lo si deve al lavoro svolto dall’allora commissario Marco Lupo. Avevamo chiesto una proroga per continuare a recuperare gli errori del passato, ma ci sono state pressioni da parte di alcune forze politiche come il Movimento Cinque Stelle. Ora c’è la necessità di poteri speciali, in modo da velocizzare ad esempio le gare d’appalto per la realizzazione delle nuove piattaforme pubbliche”. Ne sono previste 4, che sorgeranno a Gela, Enna, Messina e Palermo. “Vanno fatte al più presto –aggiunge Crocetta – ma sappiamo già che non basteranno per risolvere in modo strutturale la questione rifiuti. In passato si è puntato tutto, soprattutto nella Sicilia orientale, su poche discariche private. Il modello dei mega-impianti, come Mazzarà e Motta Sant’Anastasia, è totalmente sbagliato. Bisogna pensare ad un piano diverso da quello precedente, che tra l’altro si basava su una percentuale di raccolta differenziata mai realizzata”. Attualmente la raccolta dei rifiuti è ferma al 13%. Una strategia potrebbe essere quella di diffondere le compostiere domestiche. “Se almeno il 30% dei siciliani riuscisse a dotarsi di questi apparecchi, si diminuirebbe l’umido da portare in discarica. I cittadini avrebbero pure uno sconto sulla tassa dell’immondizia. Serve uno sforzo collettivo: i siciliani devono rivedere i loro comportamenti”, dice il governatore. Ma è dalla politica che viene il cattivo esempio: i quattro impianti di compostaggio in Sicilia, costati oltre 13 milioni di euro, non sono mai entrati in funzione. 

Nel 2007 l’Unione Europea aveva individuato in Sicilia 90 discariche non in regola da bonificare. Nel 2001 erano 170. Adesso ne sono rimaste 15, tutte chiuse, ma, appunto, da bonificare. Lo Stato ha già messo sul piatto due milioni di euro. In caso di inattività la Regione potrebbe essere chiamata a pagare parte della multa che l’Unione Europea farà all’Italia. I lavori di bonifica servono a impermeabilizzare il terreno, evitare il contatto con le falde acquifere, e includono la messa in sicurezza. Per il resto, la Siciia può contare su 12 impianti in regola. Ma, non essendoci termovalorizzatori ed essendo minima la raccolta differenziata, ben tre discariche, tra cui Siculiana, sono piene. Nasceranno presto altre quattro discariche, ma ancora bisogna fare l’appalto. Quindi, cessata l’emergenza, per evitare la bomba ecologica attualmente Crocetta ha una sola soluzione: conferire i rifiuti nelle altre Regioni.