Sicilia. Filippello (Cna): “Classe dirigente dissociata dalla realtà”

“Abbiamo una classe dirigente dissociata dalla realtà. Assolutamente dissociata. E quando parlo di classe dirigente mi riferisco anche a chi sta al vertice dei comuni e delle province e a certe componenti delle forze sociali”.  A parlare è Mario Filippello, segretario regionale della Cna, reduce da un incontro sul Documento di programmazione economica e finanziaria con, tra gli altri, l’assessore all’Economia Gaetano Armao e il ragioniere generale della Regione siciliana Biagio Bossone.

Perché è così arrabbiato?

Ho visto cose che voi umani…C’è chi continua a chiedere soldi, magari con l’introduzione di nuove tasse. E c’è chi, come i sindacati, mette i paletti di fronte a possibili tagli di personale. Insomma servirebbe maggiore consapevolezza soprattutto tra le parti sociali e questa consapevolezza sulla gravità della situazione non c’è. Ecco perché dico che sembrano dissociati dalla realtà.

Qual è la situazione?

La situazione è brutta, veramente brutta. Non passa giorno che non vi sia notizia di una nuova chiusura da parte di grandi aziende: oggi Niceta (gruppo del settore abbigliamento), ieri i Grande Migliore e Livolsi (elettronica e materiale vario di consumo). E poi c’è la chiusura della Fiat a Termini Imerese (costata tremila posti di lavoro) e la crisi dei Cantieri navali. Non ci sono soldi per la cassa integrazione e le Province vengono a chiedere l’addizionale sull’energia elettrica avanzando il ragionamento che tanto i comuni hanno avuto l’Imu. Ma si può essere più pazzi di così: chiedono nuove tasse. Le Province vanno abolite, tutte: senza se e senza ma.

Ha letto le dichiarazioni del presidente dell’Ars Cascio sugli stipendi dei parlamentari?

Tipica dimostrazione di chi pensa di appartenere a una classe privilegiata.

Qual è la sua proposta?

Serve un’assunzione di responsabilità da parte di tutti. una straordinaria assunzione di responsabilità,  di fronte ai numeri del bilancio regionale, per favorire la riduzione della spesa pubblica.  Si proceda con l’operazione verità sui numeri del bilancio regionale e degli enti pubblici: ci dicano come stanno le cose veramente e poi si costruisca un progetto di risanamento e di rilancio. Con la collaborazione di tutti. Ma un risanamento vero senza alibi e senza magie, come quella di utilizzare i fondi europei in maniera sostitutiva e non per lo sviluppo cercando di rinviare il problema di cinque o sei anni riversandolo a carico di chi verrà.  Tanto, ormai è chiaro, in queste condizioni esploderà prima. Molto prima.