In Sicilia forestali condannati per mafia e pagati dalla Regione…

In Sicilia ci sono forestali condannati per mafia e ancora al loro posto di lavoro, pagati dalla Regione. Dal monitoraggio condotto dalla Regione siciliana, che ha incrociato i casellari giudiziari e i carichi pendenti dei circa 25 mila addetti alla forestale, è emerso che 3200 addetti inseriti negli elenchi della forestale risulterebbero «incompatibili con incarichi nella pubblica amministrazione». La fuoriuscita di questo personale dal comparto, secondo prime proiezioni, comporterebbe un risparmio per la Regione di circa 25 milioni di euro, che il governo Crocetta intende destinare a un fondo per finanziare misure a sostegno del reddito di cittadinanza. «Facendo un’analisi serrata e attenta, sono rammaricato per il fatto che non siano mai stati fatti questi controlli» ha detto il governatore in conferenza stampa a Palermo per annunciare i primi provvedimenti adottati dall’amministrazione che ha già deciso di escluderne 66: «42 hanno riportato condanne per reati gravi; mentre 22 sono stati condannati per associazione mafiosa (416 bis)». «Un caso, che mi ha fatto rabbrividire – ha detto Crocetta – riguarda un soggetto che aveva riportato condanne per spaccio di stupefacenti, tratta di schiavi, riduzione in schiavitù, violenza e stupro nei confronti di soggetti minori di 14 anni». «Chi non può lavorare nella pubblica amministrazione per sentenza perché mafiosi o interdetti dai pubblici uffici – ha osservato – non deve lavorare».

«Mi sono assunto direttamente la responsabilità politica e decisionale dei provvedimenti; lo faccio a garanzia dei dirigenti. Li autorizzo a escludere queste 66 persone dagli elenchi, perché facciamo un’azione culturale importante. Sono 66 di fronte a centinaia di casi ma è un segnale. Non ci sono mamma santissima incrollabili, ma chiunque è sottoposto alla legge», ha detto ancora il governatore. «Si tratta di una decisione grave – ha aggiunto – che farà arrabbiare qualcuno ma non abbiamo scelta. Serve una bonifica storica. Quando scade il mio mandato voglio avere l’orgoglio di aver bonificato la regione da una serie di soggetti e questa verifica non guarderà in faccia nessuno, dovrà arrivare a ogni livello».

«Annuncio – ha detto Crocette – che abbiamo comunicato agli uffici provinciali Caltanissetta, Catania, Enna, Palermo, Agrigento, Messina, Siracusa e Trapani un primo provvedimento che prevede l’esclusione dagli elenchi delle persone avviabili al lavoro di 42 soggetti per reati gravi e di altri 24 con l’aggravante del 416 bis. Si tratta di un primo stralcio di 66 dipendenti». «Ci sono anche alcuni nomi eclatanti – ha aggiunto – alcuni si chiamano, Brusca, Campanella, Bagarella. Manca Siracusa perché stiamo analizzando alcuni casi». Per Crocetta si tratta di «un provvedimento esemplare che comincia a tracciare un solco tra le logiche della Pubblica amministrazione e interessi privati – ha proseguito – Come può far parte di questi elenchi chi è interdetto dai pubblici uffici?». «Entro 48 ore gli uffici devono predisporre i provvedimenti, in caso contrario si sostituiranno i vertici della amministrazione regionale. Per chi (tra i dirigenti) non ottempera all’adozione dei provvedimenti non è escluso il licenziamento», ha aggiunto. Crocetta ha anche detto che nei prossimi giorni la giunta emanerà un provvedimento con il quale destinare «per ragioni di giustizia sociale» le risorse risparmiate dall’amministrazione «a un fondo per i disoccupati».

«L’amministrazione regionale proceda subito a espellere dal sistema forestale i mafiosi e chi è stato condannato per avere bruciato i boschi». Lo dicono i segretari generali della Flai Cgil, Flai Cisl e Uila Uil regionali, Salvatore Tripi, Fabrizio Colonna e Nino Marino in una nota congiunta. I sindacati aggiungono: «È chiaro tuttavia che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, cedendo alla tentazione di criminalizzare ancora una volta un’intera categoria Noi vogliamo dare voce a tutti quei lavoratori onesti- sottolineano- che svolgono il loro dovere e onorare la memoria dei lavoratori che sono morti per difendere i boschi e il territorio e per loro continuiamo a rivendicare con forza la riforma del settore sui cardini della trasparenza, dell’uso produttivo dei boschi e della stabilizzazione della categoria».