Sicilia, la politica che ha perso il senso del pudore

Il dibattito che si è giustamente sviluppato dopo la formazione del Crocetta bis punta tutto sulle scelte fatte dal governatore, sulla sua capacità di rompere, sugli interessi in gioco. Ma dimentica di trattare un punto fondamentale della questione: qual è oggi il vero ruolo dei partiti? Cosa rappresentano? Perché se è pur vero, ma si sapeva già, che Crocetta è costretto a una continua mediazione per l’assenza strutturale di una maggioranza parlamentare è anche vero che l’unico partito, il Pd, che poteva sostenerlo in questa difficile stagione politica appare più un magma di interessi personali che un vero e proprio aggregato politico con una personalità definita, chiara, con una prospettiva moderna, riformista. In quale direzione stiamo andando? Nessuno lo ha capito e i vertici dei partiti si guardano bene dal dircelo. L’economia della regione è imbalsamata, il parlamento regionale è talmente impegnato a difendere privilegi consolidati da bloccare qualsiasi spinta di rinnovamento, l’autonomia regionale è diventata una prigione, lo Statuto la grande muraglia che impedisce “l’invasione” di quel po’ di positivo che avviene altrove.

Siamo proprio sicuri che il problema sia Crocetta? Certo il governatore fa spesso veramente poco per costruire una maggioranza omogenea che risponde alla necessità di rivoluzionare l’apparato regionale, di renderlo più dinamico e adeguato alle necessità della nostra terra. Ma è pur vero che la politica non riesce o non vuole comprendere che sono necessarie scelte di rottura, autocritica, iniziative che possano rimettere in moto una regione che è al limite, sull’orlo del baratro, che rischia di perdere quel poco che ha e di non capitalizzare quel poco di buono che è stato fatto. Ci sono scelte scellerate che non si riescono veramente a comprendere, figlie di una lottizzazione, (che nessuno si offenda per carità), che punisce il merito e premia spesso non si capisce bene cosa. Non v’è dubbio che c’era la necessità di far entrare in giunta esponenti di quei partiti che hanno assicurato il loro appoggio al governatore in questi mesi travagliati. Ma non c’era un modo diverso? Non esiste una nuova via alla governabilità?

I cittadini continuano a essere in attesa di risposte e chi le ha in qualche modo avute (pensiamo all’agricoltura che proprio non accetta il siluramento di Dario Cartabellotta) non riesce proprio a comprendere come sia stato possibile non riconfermare l’assessore che aveva dato risposte al mondo produttivo, agli agricoltori, a un sistema economico. Fa ridere questa diatriba tra Cuperliani e Renziani, il gioco di parole tra il Lupo e l’Agnello (siamo sicuri che questo abile tecnico non sia un agnello sacrificale sull’altare del bilancio regionale?), il braccio di ferro per le candidature alle europee, questa stupida cosa che oggi chiamano politica e che un tempo sarebbe stata relegata a gioco da tavola.

La politica ha perso il senso del pudore, non si vergogna di nulla, ripropone vecchi riti, è ridotta a parodia di se stessa. Il gioco dei retroscena restituisce all’opinione pubblica ricostruzioni di potere che non sempre trovano riscontri e dalle colonne dei giornali pontificano vecchi baroni che dovrebbero avere la decenza di tacere. Mentre il malessere cresce, monta il malumore, si allarga a dismisura il disagio dei vecchi e dei giovani. E persino dei bambini cui questi qui stanno rubando il futuro.