Sicilia: nasce MizziCap, la mappa degli esperti di Opendata nell’isola

Si chiama MizziCap ed è la mappa aggiornata degli esperti o appassionati di Opendata che operano in Sicilia. Nata da un’idea di Giulio Di Chiara, presidente di Mobilita Palermo, e creata grazie all’elaborazione dei dati tratti dalla rubrica georeferenziata di professionisti suddivisa per città che ha preso le mosse dal gruppo di OpenDataSicilia su Facebook con l’obiettivo dichiarato di evidenziare “chi” e “dove“. «Il tema opendata – scrive Giulio nel suo post pubblicato qui – rimane ancora una nicchia; pertanto per favorire le sinergie locali è fondamentale fare rete e disporre di uno strumento di immediata consultazione per rintracciare l’opendataro della porta accanto».
Nella mappa è possibile conoscere e raggiungere facilmente i siciliani (in Sicilia e nel mondo) che hanno voglia di «mettersi realmente a disposizione della comunità sul tema, attraverso la compilazione di un semplice form ».

Al momento della pubblicazione del post (24 agosto) i profili registrati erano 21, ma qualsiasi siciliano potrà aggiungersi in qualsiasi momento.
«Le comunità in quanto tali hanno il dovere di esercitare pressioni sul settore pubblico, avanzare richieste e proposte alle amministrazioni locali – scrive Di Chiara -; dunque l’occasione di questo censimento ci ha permesso di effettuare un piccolo sondaggio relativo ai dataset che vorremmo si pubblicassero da qui a breve. Data la territorialità dell’iniziativa, gran parte delle richieste ricalcano esigenze locali che ci sentiamo di poter estendere in maniera generica a tutte le realtà che si apprestano a governare il tema degli opendata».
Da una prima veloce analisi fatta dagli attivisti di Openadata emerge chiara la sete di dati sulle strutture di gestione comunale, quali immobili e locali dismessi o inutilizzati, nonchè dislocazione e caratteristiche di scuole e luoghi culturali. «E’ evidente – spiega Di Chiara – che questa prima indicazione pone subito al centro dell’attenzione la critica situazione di molti comuni italiani che non detengono ancora dati strutturati sul proprio patrimonio edilizio a disposizione, un enorme bacino di informazioni dal quale tanti cittadini, associazioni e imprenditori potrebbero attingere per finalizzare le proprie idee e attività». Non a caso, una delle prime richieste che il gruppo ha avanzato per esempio al Comune di Palermo durante l’interlocuzione per la produzione delle Linee Guida per gli open data comunali è un massiccio censimento delle categorie di dati “annidate” nell’alveare dei database comunali. Ma «la sensazione sempre più dominante è che le amministrazioni in primis non abbiano contezza del potenziale che conservano nei cassetti sotto coltre di polvere decennale» conclude Di Chiara.