Pago chi non paga: a Messina le pagine gialle antipizzo

Di Ilaria Raffaele

MESSINA – Il sud si ribella al racket. Lo fa con un libretto di un centinaio di pagine, denso di informazioni: è la lista dei mille negozianti che in quattro regioni – Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – non pagano il pizzo e lo rivendicano.
Sono 180 nella provincia di Messina, e molti dei nomi scritti nella “Guida per il consumatore critico antiracket” risiedono a Barcellona Pozzo di Gotto, città che ha dato i natali a uno dei clan mafiosi più sanguinari della regione.
Ma nella città di Messina, la città “babba”, quella dove la mafia non c’è mai stata ma dove gli attivisti di Addiopizzo che distribuivano durante la Vara volantini con su scritto “Maria libera Messina dal pizzo e dalla mafia” sono stati aggrediti, sono solo 24 gli esercenti che rivendicano orgogliosamente di non sottostare al racket.
«Il fenomeno sicuramente c’è – dice il presidente del Fai, Pippo Scandurra – Abbiamo molti imprenditori che denunciano e collaborano con le forze dell’ordine e la magistratura, ma sono ancora pochi rispetto all’estensione del fenomeno».
Eppure la presentazione del libriccino, che avviene in una città per ognuna di queste regioni, per la Sicilia è stata organizzata a Messina, alla presenza del prefetto cittadino Stefano Trotta e del neoeletto sindaco Renato Accorinti.
Proprio il nuovo sindaco aveva annunciato in campagna elettorale che se fosse stato eletto avrebbe fatto costituire palazzo Zanca come parte civile in ogni processo per i reati della criminalità organizzata.
E d’altronde la scelta di passare per Messina non è stata casuale, visto che proprio nella provincia messinese è nato il movimento anti racket a Capo d’Orlando, nel 1991.
«Questo libriccino è stato presentato al livello nazionale a Napoli – ha spiegato Tano Grasso, presidente della Federazione associazioni antiracket – Già allora avevamo deciso che in Sicilia lo avremmo presentato a Messina. Non sapevamo e non prevedevamo che la presentazione sarebbe coincisa con questo evento straordinario dell’elezione di Renato Accorinti a sindaco».
Sull’insegnante di educazione fisica, pacifista, no ponte, attivista per i diritti civili con quarant’anni di lotte alle spalle, le aspettative sono molte. Anche nel campo della trasparenza e della legalità.
Nella città dove il sovrintendente dell’Ear (l’ente che controlla il teatro Vittorio Emanuele di Messina) qualche mese fa aveva candidamente confessato: «che nessuno si illuda che uno è messo lì (per meriti), io non ho fatto un concorso, c’era qualcuno che mi tutelava», l’elezione di Renato Accorinti è un vero tsunami che premette una rivoluzione nei rapporti tra i cittadini e il Municipio.
«Quando le istituzioni si parlano e capiscono l’importanza di marciare insieme ce la possiamo fare» è stato il commento del prefetto Trotta subito dopo l’incontro a quattrocchi con il sindaco, prima della presentazione ufficiale della “Guida per il consumatore critico antiracket”.
«Voglio la collaborazione delle istituzioni, perché o vinciamo insieme o perdiamo tutti», gli ha fatto eco Accorinti, che ha ribadito l’impegno dell’amministrazione comunale nella lotta per la legalità. “Che nessuno si senta eslcuso”, sembra dire il professore a una città che spesso si è ritirata nelle sue stanze, lasciando l’impegno civile a pochi e mani libere a politici e gruppi di potere.
Un cambio di rotta che le associazioni antiracket hanno messo in evidenza. Tano Grasso ha infatti promesso ai messinesi di «ritagliare uno spazio ogni mese per essere un soldato di questo sindaco. Vi daremo tutto l’aiuto e il sostegno di cui avrai bisogno. Consideraci a piena disposizione per questa sfida, che è difficilissima», nel nome di quella collaborazione e partecipazione che è diventata il mantra di Accorinti: un appello alla cittadinanza ripetuto ad ogni occasione.