Sicilia, Pantelleria: il Comune cerca una via per rilanciare la produzione di passito

Una delibera di giunta mette sotto accusa il Consorzio di tutela della Doc

PANTELLERIA – C’è chi parla di 12mila metri, chi di ottomila. La lunghezza dei muretti a secco di Pantelleria, simbolo dell’agricoltura eroica dove di eroica c’è soprattutto la pazienza degli uomini, è incerta come incerto appare oggi il futuro di un’isola che prova a recuperare l’identità. Con la certezza che il turismo d’élite, le produzioni di eccellenza come il passito o i capperi non siano sufficienti a garantire uno sviluppo ordinato, un nuovo modello di crescita e che soprattutto in queste condizioni non possano garantire un futuro di sicuro benessere.

Potrebbe essere vero quello che dice l’imprenditore pantesco Salvatore Murana: «Pantelleria non la salva l’uomo, ma si salva da sola». E non è si badi, il solito e antico fatalismo siciliano, ma un  ragionamento sulla forza della natura di quest’isola, sulle sue caratteristiche: il vento, il sole, il mare e i terrazzamenti in cui si coltiva da secoli da vite ad alberello che produce lo zibibbo e da questo il passito, quello che gli antichi greci chiamavano pharmakon. Un po’ rimedio e un po’ no, il sistema di produzione del passito oggi è a Pantelleria sicuramente uno dei nodi più grossi da sciogliere: con certezza è uno dei temi che divide più di ogni altra cosa. E’ stato alla base della grande ricchezza degli agricoltori e per le cantine, è stato il cuore di scandali e fallimenti, è ora un appiglio concreto per rilanciare l’economia dell’isola anche se negli ultimi trent’anni il terreno coltivato a zibibbo è passato da 5.000 ettari degli anni Sessanta ai 700 ettari di oggi e quest’anno, prevedono gli agricoltori, il 40% delle uve rimarrà sulle viti, non raccolto: un bel problema per i circa 300 agricoltori che coltivano in media un ettaro a testa.
IMG_0535Sul banco degli imputati il Consorzio di tutela di cui fanno parte 18 produttori tra cui la Carlo Pellegrino, centenaria azienda di Marsala. La giunta, guidata da Salvatore Gabriele, sembra ben decisa a disarticolare un sistema. E in questi giorni, proprio nel mezzo di Pressitaly, la rassegna dedicata ai passiti naturali del Mediterraneo, alla presenza del ministro delle Risorse agricole Maurizio Martina, il sindaco è tornato più volte sull’argomento: sotto accusa il discciplinare del consorzio che consente, in deroga alle regole, di utilizzare per produrre il passito (non naturale però) una base alcolica che, secondo alcuni, poco avrebbe a che vedere con lo zibibbo. Tema fortemente politico finito in un documento approvato dalla giunta che è quasi una base programmatica delle azioni che l’amministrazione intende attuare: «Per cambiare le sorti dell’Isola – si legge tra le altre cose – e dell’agricoltura, c’è davvero bisogno di ripensare al ruolo di ogni singolo partecipante alla filiera territoriale e a una forte responsabilità sociale delle istituzioni tutte e di ogni singolo cittadino». Per fare cosa? Qui sta il punto: «Appare auspicabile un processo di revisione dell’attuale disciplinare di produzione della Doc Pantelleria, affinché si possano creare le necessarie condizioni di chiarezza nella produzione dei vini che esprimono in termini di valore assoluto l’agricoltura e il paesaggio agricolo di questo territorio e nello sviluppo dell’intera filiera produttiva in loco con indiscutibile appartenenza al territorio. Qualsiasi proposta che non abbia come obiettivo il miglioramento qualitativo della produzione vitivinicola raggiungibile e da una partecipazione attiva di tutti gli attori interessati e indiscutibilmente dalla revisione del disciplinare non tutela né i viticoltori di Pantelleria né la produzione enologica dell’isola: favorisce contrariamente solo gli interessi economici di pochi vinificatori». L’amministrazione comunale di Pantelleria chiede al ministero delle Risorse agricole la convocazione di un tavolo di concertazione per affrontare diverse criticità ma in particolare una: «La messa in discussione del disciplinare di produzione della Doc Pantelleria per quanto concerne l’areale di produzione dello Zibibbo con esclusività di coltivazione e vinificazione alla sola isola di Pantelleria; che venga definito l’imbottigliamento in loco per tutte le strutture di vinificazione risiedenti sull’isola ai fini di una giusta e leale concorrenza tra le stesse, eliminando ogni possibilità di ulteriori deroghe a imbottigliamenti esterni al territorio isolano. Una rogatoria sufficiente di tre anni a coloro che già con il disciplinare vigente darà l’opportunità di un adeguamento della propria struttura».
Tesi per nulla condivisa dalle aziende che fanno parte del Consorzio i cui esponenti hanno anche disertato gli incontri organizzati nell’ambito di Passitaly. Uno di questi è Murana che commenta: «Si fa finta di non vedere i veri problemi».
Altro tassello del progetto di valorizzazione del territorio pantesco è quello che riguarda la candidatura della vite ad alberello per essere inserita nell’elenco dei siti Unesco: il ministro Martina ha già assicurato il proprio sostegno non escludendo una sua partecipazione ai lavori della commissione che dovrebbero tenersi in autunno. E certo un’eventuale riconoscimento da parte dell’Unesco potrebbe dare una spinta importante e non solo all’agricoltura.