Sicilia, il piano della Regione: bruciare i rifiuti nei cementifici

Per risolvere l’emergenza rifiuti in Sicilia la Regione ha un piano: bruciare i rifiuti nei cementifici. Le discariche infatti, come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, si vanno esaurendo –  il loro riempimento è previsto per fine Maggio – e le alternative sono poche. In sei stabilimenti per la produzione di cemento, già individuati, i rifiuti potrebbero essere utilizzati come combustibile. Dagli uffici della Regione dicono che si tratta di un’operazione sicura, addirittura “green”, che si fa già in altre parti d’Italia, ad esempio in Abruzzo.  Sembra l’ultima spiaggia per la Regione, dato che il presidente Rosario Crocetta paventa un’emergenza sanitaria nell’isola, con il ritorno dei cumuli di immondizia in strada.   L’uso dei cementifici per bruciare i rifiuti non è alternativo ai termovalorizzatori, che comunque il governo Renzi vuole costruire in Sicilia. E’ uno strumento in più, per risolvere ancora più velocemente l’emergenza, evitando la misura costosissima e imbarazzante dell’invio dei rifiuti all’estero. 

A rivelare il piano segreto della Regione e dell’assessore Vania Contraffatto è Repubblica Palermo di oggi:

 Un piano che si intreccia con la discussione romana sull’emergenza: sabato, a margine della visita del premier in Sicilia, il presidente della Regione Rosario Crocetta e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti hanno riannodato i fili del dialogo, con un confronto che proseguirà telefonicamente oggi.

In assessorato è stato costituito un gruppo di lavoro, un “tavolo permanente per la gestione dei rifiuti”, composto da dirigenti e consulenti gratuiti fra i quali Gaspare Viviani e Riccardo Ursi, rispettivamente ordinario di Ingegneria ambientale e associato di Diritto amministrativo all’università di Palermo. Continua Repubblica:

L’ipotesi di lavoro è appunto lo smaltimento “alternativo”, confluito già nella correzione del piano Rifiuti trasmessa a gennaio al ministero dell’Ambiente: l’uso del materiale prodotto dal trattamento dell’immondizia “come combustibile alternativo ai combustibili fossili, in modo particolare negli impianti termoelettrici e nei cementifici appositamente attrezzati”. 

Gli impianti dovrebbero essere quelli di  Isola delle Femmine e Porto Empedocle (entrambi gestiti dall’Italcementi), Melilli (Sicical), Modica e Ragusa (entrambi Colacem) e Augusta (Buzzi Unicem).

C’è timore di eventuali proteste degli ambientalisti ma Legambiente in altre occasioni si è detta favorevole all’ipotesi perché bruciare i rifiuti nei cementifici, si legge in un documento

rende i cementifici più controllati.
I cementifici quando bruciano rifiuti sono obbligati a monitorare alcuni inquinanti – come ad esempio le diossine – che non sono obbligati a monitorare per legge quando bruciano le altre schifezze classificate come combustibili tradizionali;

– a parità di risultati, bruciare rifiuti in un cementificio è meglio che in un inceneritore sotto il profilo delle emissioni di CO2: nel primo caso (cementificio) infatti il rifiuto sostituisce un (pessimo) combustibile fossile, che comunque verrebbe impiegato; nel secondo caso (inceneritore) invece i rifiuti verrebbero usati per produrre calore, in parte convertito in elettricità (al massimo per il 25%), in parte (nei paesi e nei mesi freddi) usato in reti di teleriscaldamento, in parte (la gran parte) semplicemente disperso nell’ambiente come calore: gli inceneritori, anche i migliori possibili, sono macchine intrinsecamente inefficienti sotto il profilo del recupero energetico, specie nei paesi caldi;

Il tema dei rifiuti in Sicilia è tornato prepotentemente di attualità sia dopo la decisione della Regione di accentrare di nuovo la gestione, sia per le dichiarazioni di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo. – “Noi le discariche private ce le siamo trovate. Non le abbiamo fatte. Se ci avessero dato altri sei mesi di gestione commissariale, le cose sarebbero diverse, sicuramente migliori”. Lo ha detto il governatore Rosario Crocetta ai giornalisti che chiedevano cosa pensasse delle ultime dichiarazioni del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, sulla gestione dei rifiuti. “A Bellolampo – ha spiegato Crocetta – si possono conferire 1.200 tornante di rifiuti all’anno. Se ne producono 4.500. Vorrei capire cosa vogliamo fare, le mandiamo all’estero?”.

 Il sistema dei rifiuti si basa sulle strutture private: tre delle principali discariche siciliane – Lentini, Siculiana  Motta Sant’Anastasia – non sono pubbliche ma la Regione, che sta cercando di realizzarne altre due, a Gela e a Enna. Proprio per accelerare le procedure su questo fronte è stato chiesto il commissariamento, sul quale però c’è ancora uno stallo.

Ma per capire come mai siamo arrivati a questo punto sarebbe importante guardare indietro, e seguire, ad esempio un piccolo, ma importante processo che si tiene a Marsala, in questi mesi, e che riguarda proprio i presunti casi di truffa e corruzione nella gestione della raccolta dei rifiuti avvenuta in provincia di Trapani negli ultimi anni. Il processo lo segue, udienza dopo udienza, Tp24.it.  Un investigatore ha raccontato ad esempio come nel centro del conferimento per i rifiuti organici venivano scaricati anche rifiuti non differenziati e Rsu, e plastica, per un totale di 47.000 tonnellate di rifiuti illecitamente trattati.