Sicilia, Piano giovani: Regione osservata speciale dal ministero del Lavoro

di Giorgio Livigni

ERICE. La Sicilia resta osservata speciale. Soprattutto sul fronte delle misure per l’occupazione. In particolare il Piano giovani che, quest’estate, è stato al centro di un caso politico per il crollo della piattaforma che doveva far incontrrare domanda e offerta. E che è ora all’attenzione della magistratura palermitana: l’ex diorettore generale dell’assessorato al Lavoro Anna Rosa Corsello risulta indagata. Ed è proprio sul Piano giovani che chiedono maggiore attenzione i Consulenti del lavoro, così come hanno ribadito nel corso del workshop che si è tenuto a Erice in cui il malumore per l’atteggiamento della regione siciliana è emerso con forza soprattutto dopo il forfait dell’assessore Giuseppe Bruno che era atteso per una tavola rotonda.

Il presidente nazionale dei consulenti del lavoro, Marina Calderone ha chiesto al segretario generale del ministero del Lavoro, Paolo Pennesi, di controllare come le Regioni spenderanno le risorse del Piano Garanzia Giovani. In particolare, Calderone ha invitato Pennesi a monitorare con attenzione le attività che saranno svolte dalla Regione siciliana, quella che rispetto alle altre presenta più anomalie.
Numerose quelle segnalate dai consulenti del lavoro siciliani. L’allarme maggiore lo ha lanciato Vincenzo Barbaro, presidente dei consulenti del lavoro di Palermo: «Lo scopo del Piano Garanzia Giovani dovrebbe essere quello di cancellare, tramite tirocini ed esperienze in azienda, la parola nulla dalle competenze dei curricula dei nostri giovani, che è il principale ostacolo per chi vuole trovare un lavoro. Invece – ha denunciato Barbaro – su 178 milioni di euro stanziati per la Sicilia, la Regione utilizzerà quasi il 65% per giustificare l’esistenza e il costo degli sportelli multifunzionali e per foraggiare soggetti esterni».
«In dettaglio – ha spiegato Barbaro – la Regione ha previsto di spendere solo 50 milioni per le misure direttamente finalizzate a inserire i giovani nelle aziende (15 milioni per l’apprendistato, 10 milioni per i tirocini, 20 milioni per l’autoimpiego e 5 per il servizio civile), e ha assegnato invece ben 98 milioni di euro alle attività di orientamento e formazione che intende affidare agli sportelli multifunzionali (per i quali la soluzione dei problemi strutturali di funzionamento e di personale è stata rinviata di un anno) e 16 milioni di euro a intermediari che dovrebbero occuparsi di ‘accompagnamento al lavoro’ per i casi più difficili, pari ad una spesa variabile da 200 a 500 euro a testa che non andranno a vantaggio dei giovani, ma di questi intermediari».
«Come Ordini dei consulenti del lavoro – ha concluso Barbaro – abbiamo scritto alla Regione segnalando queste cose. Abbiamo proposto di svolgere noi gratuitamente le attività di accompagnamento al lavoro facendo risparmiare alla Regione questi 16 milioni, che andrebbero non si sa a chi. Tali soldi secondo noi dovrebbero incrementare i fondi destinati alle reali azioni di tirocini e inserimento al lavoro. Ovviamente non c’è stata risposta, segno che la volontà politica in questo caso non sembra quella di aiutare i giovani. Se così è, meglio che la Regione restituisca le risorse che certamente sprecherebbe senza migliorare di un solo punto la propria capacità di aiutare i giovani a trovare un’occupazione».
Paolo Pennesi, ha risposto all’allarme lanciato dal presidente nazionale dei consulenti del lavoro, Marina Calderone, e del presidente dell’Ordine di Palermo, Vincenzo Barbaro, sul Piano Garanzia Giovani della Regione siciliana: «Il ministero – ha detto Pennesi – sicuramente vigilerà sulle attività che la Regione svolgerà nell’ambito del Piano Garanzia Giovani, che vede 178 milioni di euro del Fse gestiti dalla Regione e poco più di 50 milioni di fondi Pac gestiti dal ministero. Abbiamo istituito un’unità speciale – ha riferito il segretario generale – , una struttura di monitoraggio, presso la direzione Mercato e formazione, e fra le realtà da attenzionare maggiormente c’è proprio la Sicilia. Fino a ieri, ad esempio, risultavano registrate 62mila disponibilità in tutta Italia, di cui 34mila solo in Sicilia. Inoltre c’è da vigilare sugli accreditamenti dei soggetti intermediari. Ho sentito qualcuno al ministero osservare, a mo’ di paradosso, che in Sicilia “c’è il rischio di accreditare anche il macellaio sotto casa” , proprio per fare capire come sia più che opportuno tenere alta l’attenzione in questo territorio. Riguardo ai risultati del Piano – ha concluso Pennesi – , vedendo lo scenario in Sicilia sarei contento se alla fine di tutto ciò si avviassero dei tirocini, degli stage e soprattutto degli apprendistati. Il ministero su queste cose non può essere disattento, ce lo impone l’Europa».