Sicilia, Pil regionale in crescita dello 0,5%, disoccupazione record al 22,9%

L’economia siciliana cresce, ma non trascina con sé l’occupazione: anzi la percentuale dei senza lavoro raggiungerà un nuovo record al 22,9%. È quanto emerge dal n. 2/2014 di CongiunturaRes, il rapporto di analisi e previsioni dell’economia dell’Isola a cura della Fondazione RES presentato oggi nella sede della Fondazione Sicilia a Palazzo Branciforte a Palermo.

Pil in crescita, disoccupazione record. Infatti, sebbene il Pil reale nel 2014 sia previsto in crescita dello 0,5% (e del 1,6% nel 2015) questo incremento non si traduce in nuova occupazione. Anzi il tasso di disoccupazione raggiungerà il nuovo massimo storico del 22,9% quest’anno (l’anno scorso era al 21%) per poi rimanere al 23% nel 2015. Un livello che colloca la Sicilia agli ultimi posti della graduatoria nazionale, dopo Calabria (25,4%) e Campania (23,5%). I posti di lavoro persi rispetto all’inizio della crisi (2007) sono 178 mila (-12,2%), con una dinamica nettamente superiore a quella nazionale (1.049 mila occupati in meno, -4,5%). I settori più colpiti sono quello delle costruzioni (-18 mila unità, -18%) e quello dei servizi (-13 mila unità), mentre l’industria in senso stretto fa segnare un +6,1% dal 2007. Prosegue nei dati ufficiali l’apparente fuoriuscita di addetti all’agricoltura (-15,3%).

«L’economia siciliana – spiega Adam Asmundo, responsabile delle analisi economiche della Fondazione RES – continua a cambiare, sotto i colpi della crisi. I segni sono evidenti in due direzioni e riguardano, da un lato, i confortanti risultati delle aziende più competitive, che consolidano posizioni di mercato e redditività e, dall’altro, lo slittamento verso mercati informali e verso il sommerso di gran parte delle produzioni tradizionali e meno competitive. Anche il mercato del lavoro risente fortemente di questi cambiamenti, con un numero e una percentuale di senza lavoro ai massimi storici».

Consumi in ripresa. Sembra arrestarsi, intanto, la caduta dei consumi: dopo il netto calo del biennio 2012-2013, che ha interessato la maggior parte delle voci di spesa, nel 2014 la tendenza è leggermente più positiva (media +0,4%). Secondo le ultime stime RES si potrebbe registrare una lenta ripresa di alcune voci, non soltanto negli elementi di base come alimentari e vestiario (tra lo 0,4 e l’1,6% nel biennio) ma anche in importanti consumi secondari come trasporti, sanità, alberghi e ristoranti e ricreazione e cultura.

Numero di imprese sempre più giù. Il numero delle imprese attive è sceso a 370.010 unità alla fine del I trimestre 2014 con una flessione del 6,2% rispetto al 2007: si tratta della peggiore dinamica tra le regioni, a fronte del -2,9% del Mezzogiorno e di un totale nazionale pressoché costante nel periodo (-0,7%). Le province più colpite dalla crisi appaiono quelle di Agrigento, Trapani, Caltanissetta, Enna e Catania, che dal 2007 hanno registrato flessioni nel numero di imprese attive comprese fra il 14 e l’8%. Decisamente più stabili Ragusa, Siracusa e Palermo e, in misura minore, Messina. Per quanto riguarda i settori prosegue il processo di selezione e concentrazione in agricoltura (-22,9%), cala il manifatturiero (-24%) tengono le costruzioni e crescono i servizi.

Cala l’export energetico, crescono i settori specializzati. Sul fronte import-export, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, il primo trimestre del 2014 registra in Sicilia un rallentamento dei flussi, in un quadro nazionale contrassegnato da un parziale recupero. Rispetto al 2013 le esportazioni dirette risultano cedenti (-15,6%) in particolare per effetto del forte calo della raffinazione petrolifera (-17,1%). Cresce, invece, l’export di alimentari (+4,1%), tessili e abbigliamento (+58,7%), apparecchi elettrici (+8,5%) e mezzi di trasporto (+48,7%). Negativi nel primo trimestre i comparti legno e carta, stampa ed editoria, farmaceutica, gomma e materie plastiche. Le previsioni per il resto dell’anno appaiono più positive, con movimenti in crescita nei comparti specializzati.

Turismo, bene gli stranieri. Il consuntivo dei movimenti turistici in Sicilia a fine 2013 registra un lieve incremento complessivo dei flussi che ha interessato sia gli arrivi, in aumento del 2,2%, sia le presenze (+0,8%). Merito soprattutto degli stranieri (rispetto al 2012 +10,8% degli arrivi e +12,4% delle presenze), mentre il calo delle presenze nazionali ha superato l’8%. A livello provinciale nel 2013 sono risultati in aumento i flussi verso Trapani, Siracusa, Messina e Caltanissetta, in diminuzione quelli verso le province di Enna, Ragusa e Agrigento. Contenuta la flessione delle presenze a Palermo, più netta a Catania.

Benché ancora poco significativi in termini di tendenza, i dati tuttora parziali relativi ai primi quattro mesi del 2014 segnalano in Sicilia un calo complessivo degli arrivi del 16,8% e una flessione dell’11,7% delle presenze, fenomeni che hanno riguardato sia la componente nazionale sia quella estera.

Credito ancora a rilento. Il mercato creditizio risente di un nuovo, ulteriore rallentamento degli impieghi nel primo trimestre 2014. I dati, resi disponibili dalla Sede regionale della Banca d’Italia, mostrano una riduzione complessiva del credito erogato al settore privato dell’1,9% che si associa a una flessione del 2,7% delle amministrazioni pubbliche. Una cautela causata anche dall’aumento dei prestiti inesigibili. Nonostante la crisi risultano invece sempre in aumento i depositi bancari, +4,1 nella media di sistema a marzo (famiglie consumatrici +4,9%).

Focus: il Fondo centrale di garanzia e i Consorzi fidi in Sicilia. Il rapporto di analisi presenta un approfondimento tematico su “Il Fondo centrale di garanzia e i Consorzi fidi in Sicilia”. Per quanto riguarda il Fondo centrale di garanzia la Sicilia risulta avere una maggiore incidenza di imprese beneficiarie, circa 10 per ogni cento imprese attive, rispetto ad una media nazionale del 7% con una media di finanziamenti di 79 mila euro (la media del Sud è di 131 mila euro; al Nord 183 mila, al Centro 144 mila).
Sul fronte dei Confidi in Sicilia le garanzie rilasciate ammontano nel 2012 a 1,262 miliardi di euro, circa il 6,3% del totale delle garanzie rilasciate a livello nazionale, superiore dunque di circa un punto percentuale alla corrispettiva quota di prestiti garantiti dal Fondo di Garanzia per le PMI, a conferma di un utilizzo dello strumento significativamente inferiore alle effettive capacità di erogazione di garanzie da parte dei Confidi siciliani. I Consorzi fidi, però, presentano alcuni elementi di debolezza, tra i quali una bassa patrimonializzazione e una limitata redditività.