Sicilia, politica: un commissario per fare del Pd un vero partito

di Asterix

C’è chi la definisce palude e chi, invece, ancora peggio accostandola alla parola cloaca. Certo è che la politica regionale in Sicilia non dà, di sé, un bello spettacolo. L’assenza all’incontro convocato dal segretario regionale del Pd Fausto Raciti dei rappresentanti sindacali appare come il de profundis per la già debole credibilità di quel partito che ha la responsabilità di governo e che ormai da tempo ha perso completamente la bussola: dilaniato dalle correnti un giorno sembra aver trovato l’unità e il giorno dopo torna a dividersi. Un caos che certo non giova al governo ormai indebolito per i suoi stessi errori ma che soprattutto non giova alla Sicilia, su cui si allunga sempre l’ombra cupa del default finanziario della Regione.

Siamo alla paralisi per assenza di progetto e dunque di un indirizzo politico preciso, non dico rivoluzionario ma almeno riformista. Una parola saggia, che però è in attesa di fatti concreti, è arrivata da Lillo Speziale, ex deputato regionale e coordinatore siciliano dell’area Cuperlo in un comunicato diffuso ieri: «Il giudizio negativo che l’area Renzi dà del governo, coincide con il nostro: dunque è necessario che innanzitutto gli assessori, e subito dopo gli altri esponenti del Pd che ricoprono cariche istituzionali, presentino le loro dimissioni. Un minuto dopo, e non prima, bisogna convocare gli organismi dirigenti e in quella sede affrontare l’unico vero tema che può essere al centro della credibilità e del prestigio del Partito democratico: un nuovo governo di alto profilo politico e programmatico per affrontare la drammatica condizione in cui versa la Sicilia. Qualsiasi altra logica riconducibile a trasformismi o meschini calcoli di potere e bottega, a noi non interessa. Per dirla chiaramente, non andiamo dietro all’indicazione di qualche assessore. Per quanto ci riguarda il dibattito congressuale è alle nostra spalle, adesso il tema è il Pd e il contributo che possiamo dare al governo della Sicilia. L’unica cosa che ci interessa è un nuovo governo autorevole, con il sostegno di tutto il Partito democratico».
Un comunicato che manifesta l’intenzione di arrivare a una svolta, trovando una convergenza con l’area Renzi. Sarebbe interessante capire quali sono i punti ritenuti più urgenti da questo partito che a parole si è sempre dichiarato riformista ma che nei fatti ha al suo interno vaste aree di conservazione, eredi del peggiore consociativismo. Ma in questo momento di grave difficoltà è giusto dare fiducia a chi vuol superare le divisioni. Ed è l’ultimo treno per un partito che in queste condizioni sembra votato al fallimento anche elettorale. Forse, al posto di plenipotenziari e visite estemporanee di dirigenti nazionali, serve qui, nel Partito democratico, un commissario che lo riporti a unità e ne faccia un vero partito e non una costellazione di bande armate. Qualcuno lo dica a Renzi: l’unico risultato che sono riusciti a ottenere, fin qui, è, come dicono molti militanti della sinistra, di avere resuscitato la destra.