Sicilia, politiche socio-sanitarie: i Comuni hanno in cassa 118 milioni ma non li sanno spendere

Pippo Di NatalePotrebbero essere spesi per aiutare chi in questo momento è in grande difficoltà e dare risorse a un settore importante come il Terzo settore in quelle che si chiamano politiche socio-sanitarie. E invece le risorse restano bloccate. Una cifra da capogiro: secondo un calcolo fatto dal Forum del terzo settore siciliano di cui è portavoce Pippo Di Natale si tratta di oltre 118,8 milioni. Si tratta di somme residue di tre programmazioni triennali: quella che va dal 2004 al 2006, quella che va dal 2006 al 2009 e quella che va dal 2009 al 2012. Ora, secondo lo studio fatto dal Forum del terzo settore su dati ufficiali dell’assessorato regionale alla Famiglia una parte delle somme residue è già nelle casse dei comuni che li hanno avuti tramite i rispettivi distretti socio-sanitari che nell’isola, lo ricordiamo, sono 55. L’altra parte è invece ancora nelle casse della Regione che non può trasferirla ai comuni finché non vengono spese le somme residue. Insomma un cane che si morde la coda poiché sembra chiaro che i Comuni non sono in grado di utilizzare in maniera efficiente queste somme. Per il 2010-2012 vi sarebbero ulteriori 66,760 milioni destinati ai distretti dalla Regione ma di questi non si ha un’idea precisa dei fondi spesi o impegnati.
Tutto ciò mentre il capitolo destinato alla spesa socio-sanitaria e per il triennio 2013-2015 ha subito un drastico taglio vi sono per i 55 distretti solo 70 milioni (quasi il 69% in meno): entro il 31 marzo i 55 distretti socio-sanitari dovranno presentare il loro piano prevedendo i servizi e gli interventi che intendono realizzare sul territorio in tema di politiche sociali. «Va considerato – dice Di Natale – che dietro cifre aride ci sono persone in carne e ossa che attendono servizi, interventi, risposte ai loro bisogni primari». Cui i Comuni non sono in grado, evidentemente, di dare risposte. Ed è per questo che il forum propone di avviare una indagine conoscitiva sui distretti per capire anche i motivi che hanno determinato la mancata spesa; di intervenire con poteri sostitutivi nel caso i ritardi siano causati da incapacità amministrativa; la creazione di un servizio di sostegno tra Anci e assessorato alla famiglia per quei distretti che non sono in grado di predisporre tutti gli adempimenti per difficoltà varie, anche per assenza di personale; il coinvolgimento del vasto mondo dell’associazionismo, del volontariato e della cooperazione sociale per il sostegno alle attività delle amministrazioni comunali.