Sicilia, province. Maggioranza e opposizione a Crocetta: “Applichiamo la riforma Delrio”

di Giacomo Di Girolamo

Un’altra rivoluzione mancata, un altro avvitamento su se stessi. Ha il sapore di una beffa quanto sta avvenendo in Sicilia sul fronte della cancellazione delle Province Regionali. Il governatore Crocetta fu il primo a lanciare la sfida dell’abolizione dell’ente territoriale intermedio, durante una puntata di Domenica In, su Rai Uno. Si era insediato da poco, Crocetta, e la riforma, lanciata in diretta tv per rispondere alle polemiche sui costi della politica nell’isola e “fare la rivoluzione”, prese il nome di “Riforma Giletti”, dal nome del conduttore della trasmissione. Le Province Regionali sono state abolite, al loro posto dovrebbero sorgere i “liberi consorzi tra i Comuni”, solo che ancora non è chiaro quali siano gli organi e soprattutto le competenze.

Nel frattempo, invece, da Roma parte un’altra riforma, la riforma “Delrio”, dal nome dell’allora ministro proponente che taglia tutti gli organi politici delle province. Morale della favola: mentre in Sicilia, dove tutto era cominciato per prima, la riforma degli enti territoriali è ferma al palo, nelle restanti regioni a statuto ordinario il governo di Roma ha già tagliato.

E’ per questo che aumenta, in questi giorni, la fronda, anche nella maggioranza contro il presidente Rosario Crocetta. La riforma sembra paludata, e sono in molti a chiedere, non solo nell’opposizione, di resettare tutto e di recepire in toto, anche in Sicilia, la riforma Delrio.

In questo senso all’Ars sono stati già presentati due disegni di legge per chiedere il recepimento in Sicilia della riforma Delrio, in sostituzione della riforma “Giletti”. Uno dei due testi proviene dal presidente dell’Ars, Ardizzone, e verrà presentato la settimana prossima in sede di conferenza dei capigruppo. Sul contenuto ci sono solo indiscrezioni, e pare che recepisca ma anche corregga la riforma attuata nel resto d’Italia. La presa di posizione di Ardizzone sugli enti di area vasta ha anche un significato politico, perché l’assessore Patrizia Valenti, che difende a spada tratta la riforma (“Non è molto diversa da quella nazionale” dice) è proprio dell’Udc.

Altro disegno di legge viene da un esponente della maggioranza, Lentini (Articolo 4). Anche qui si impone al governo Crocetta di recepire in toto la riforma Delrio cominciando proprio dalle elezioni di “secondo livello” previste dalla norma (e che si stanno tenendo in questi giorni). I componenti dei consorzi svolgerebbero le loro funzioni a titolo gratuito. Per Lentini “recependo la legge Delrio, la Sicilia può recuperare sul percorso di modernizzazione del sistema istituzionale”. Diversa la posizione del centrodestra, che chiede invece l’elezione diretta dei presidenti dei consorzi e delle aree metropolitane. Per Nello Musumeci, che si dice comunque pronto a dialogare con la maggioranza, “non si può togliere ai siciliani il diritto di voto”. E poi attacca: “Il tempo del governo Crocetta per provvedere alla riforma delle Province in Sicilia è scaduto; il tempo ha dimostrato che avevamo ragione nel definire le proposte del governatore inapplicabili e devastanti”. Su questo aspetto è d’accordo Forza Italia. Falcone dichiara: “Crocetta eviti un estenuante, quanto inutile, braccio di ferro con la sua stessa maggioranza e giunga alla ragionevolezza. Le Province hanno bisogno di essere ben governate e, in tal senso, la strada intrapresa dal governo regionale è la più errata”. Secondo il Movimento Cinque Stelle, infine, se la riforma delle Province sarà un flop, “sarà esclusivamente colpa di Crocetta. Poteva e doveva essere – spiegano i parlamentari Cappello e Siragusa – una riforma epocale, ma come sempre il ‘Re Mida al contrario’ ha lasciato tutto a metà e ora cerca di scaricare ad altri le responsabilità della sua inettitudine. Per lui e la sua armata Brancaleone il tempo è scaduto. Deve andare a casa. Quanto sta avvenendo su questo tema – aggiungono i deputati – è l’ennesima prova del fallimento politico di Crocetta e del suo governo di inetti ed incompetenti. La totale assenza da parte del presidente della Regione di una qualsiasi visione politica ed amministrativa e di una progettualità per il futuro hanno di fatto bloccato la possibilità di dare vita in Sicilia ad una realtà amministrativa diversa e migliore per gli enti locali e, come suo costume, il presidente scarica i suoi fallimenti sugli altri, additando l’introduzione del referendum confermativo come causa del flop della legge. Questo è invece il risultato di una politica basata sugli annunci e sugli scoop, ma non supportata – concludono Cappello e Siragusa – da una adeguata competenza e preparazione e da una strategia seria”.