Sicilia, recessione senza fine: Pil in caduta libera per il sesto anno consecutivo

 

Perdura lo stato di crisi in Sicilia che per il sesto anno consecutivo, si trova in una fase di recessione. In base a una stima di Prometeia, in assenza di dati ufficiali Istat, il Pil regionale 2013 è diminuito ancora del 2,5%, contro il -2,7% nel Mezzogiorno e il -1,9% nel Paese. Dati che se confrontati con quelli dell’Isola del 2012 (Pil -3,8%) potrebbero far pensare ad una attenuazione di questa tendenza. Si tratta, tuttavia, di una stima, antecedente al dato Istat di pochi giorni fa che nel Mezzogiorno segnala una contrazione del Pil del 4%. È possibile, quindi, che il valore di Prometeia possa peggiorare ulteriormente, come ha chiarito Giuseppe Ciaccio, il capo divisone analisi e ricerca economica della sede di Palermo di Banca d’Italia, illustrando il rapporto sull’economia della Sicilia 2013.

La flessione colpisce indistintamente tutti i comparti. Lo scorso anno, secondo le stime Prometeia, il valore aggiunto dell’industria è diminuito del 6,4% rispetto al 2012, dopo il calo complessivo del 24,5% tra il 2007 e il 2012. Unica nota positiva riguarda una parziale ripresa dell’uso degli impianti (attorno al 62,4% con ampi margini di utilizzo) e le imprese intervistate dichiarano una sostanziale tenuta del fatturato (nel 2013 -0,1% mentre nel 2012 -0,9%). In questo contesto prosegue il trend negativo degli investimenti, in parte per lo scarso utilizzo degli impianti in parte per la forte incertezza di segnali di ripresa che tardano ad arrivare.

Ancora peggio ha fatto il settore delle costruzioni che segna un -8,7%, confermando un andamento negativo dal 2006, con una riduzione cumulativa superiore al 40%. Una crisi che si riflette sul numero degli occupati (-9,6%) e sulle ore lavorate (-18,3%), ed é legata in parte alla debolezza del mercato immobiliare: le transazioni sono diminuite del 9,7% (-27,4% nel 2012) e del crollo del valore degli immobili (-6,9% prezzi reali). Male anche il commercio, strettamente legato alla riduzione dei consumi delle famiglie siciliane, che per il secondo anno consecutivo hanno ridotto la spesa per i beni durevoli (-9,8%; 2012 -13,3%). Il dato nell’isola é il peggiore nel Paese, -4,9% la media nazionale.

Anche le esportazioni sono diminuite (-14,8%) dopo un anno di forte espansione (21,5% nel 2012) Ma è un dato che ha una doppia chiave di lettura: se da un lato sono ridotte le esportazioni dei prodotti petroliferi (-22%, più marcato rispetto al -19,9% del Mezzogiorno e alla media Paese di -20,2%) che da soli pesano per i due terzi sono aumentate, invece, le esportazioni di prodotti non oil (6,8%). Un incremento maggiore rispetto al dato nazionale (1,0%) e del Mezzogiorno (-3,2%). Sono poche, però, le imprese che esportano: in particolare il settore dell’elettronica (+12,9%) e chimica (+7,5), seguito dall’agricoltura (+7,1%). Si tratta di settori limitati che da soli non riescono a essere volano di sviluppo. L’area di destinazione dei prodotti non petroliferi riguarda per la metà l’area euro (+4,3%) mentre l’export siciliano nei confronti dei pesi extra Ue é cresciuto del 9,5%. Diminuiscono invece, le importazioni (-4,7%).

Anche il settore del turismo, pur mantenendo il segno più, risente in Sicilia della crisi. Conseguenza della riduzione dei flussi nazionali (-6% arrivi e -9,7% pernottamenti) per via della minore disponibilità al consumo delle famiglie italiane, ma compensato da una accelerazione di quelli stranieri (+10,9% arrivi e +14,2% presenze. Diminuisce, invece, del 7,7% il numero di ore nel 2013 di cassa integrazione guadagni (Cig). Un dato che non necessariamente può essere letto in chiave positiva, in quanto potrebbe essere dovuto all’esaurirsi di tale strumento da parte delle aziende.

 

Il credito

Nell’isola, pur in presenza di un clima meno pessimista tra gli operatori, il quadro congiunturale ancora sfavorevole ha inciso negativamente sull’andamento del credito. Sono diminuiti, infatti, i prestiti a famiglie e imprese, dei mutui e sono aumentate le ‘sofferenze bancarie. Nel 2013 si è rafforzata la contrazione dei presti bancari (-1,8%,) dovuta alla persistente debolezza della domanda anche se il dato è meno pronunciato rispetto al Mezzogiorno e alla media nazionale. Si sono ridotti anche i finanziamenti alle famiglie consumatrici (-1,3%) ma in particolare alle imprese (-2,6%).

«La domanda di credito da parte delle imprese -ha chiarito Antonio Lonardo della divisione analisi e ricerche della Banca d’Italia di Palermo- è ancora molto debole. Le poche che ne fanno richiesta, non li utilizzano per investimenti ma per regolare situazioni debitorie preesistenti. Da rilevare, invece, un nuovo atteggiamento da parte delle banche che rimane prudente ma meno rigido nei confronti delle aziende più sane».

È diminuito anche il credito alle famiglie consumatrici concesso dalla banche (-1,8, -2.2% comprese le finanziarie) e per l’erogazione di nuovi mutui (-14,7%) ma in misura meno marcata rispetto al 2012 (-50%). «Osservando i trimestri a cavallo tra il 2013 e il 2014 -ha rivelato Lonardo- la flessione sembra essersi fermata con un calo di appena 0,7% per il nuovo anno. Un dato legato in buona parte al calo dei prezzi delle abitazioni». Peggiora la qualità del credito: in Sicilia, lo scorso anno, le nuove sofferenze rettificate sono state di circa 2 miliardi di euro (1,7% nel 2012). Le nuove sofferenze si sono concentrate soprattutto nel settore produttivo, dove il tasso di decadimento é passato dal 4,5% al 6,0%. I depositi, invece, sono cresciuti solo dell’1,7%, in rallentamento rispetto al 2012 (+3,6%).

 

Fondi Ue 

Al 31 dicembre 2013 i fondi europei impegnati in Sicilia in attuazione dei programmi operativi regionali (Por) risultavano pari al 90,2% della dotazione totale di 6 miliardi (+14,0% rispetto al 2012) ma la spesa certificata da Bruxelles è meno della metà: 2,5 miliardi di euro (42,1% della dotazione disponibile). L’avanzamento della certificazione dei pagamenti risultava superiore per il Por Fse (54%) rispetto al Por Fesr (37,6%). In entrambi i casi risultano rispettati gli obiettivi di spesa prefissati per non incorrere nella procedura di disimpegno automatico. La Sicilia, però, si legge nel report di Banca d’Italia, ha registrato una spesa inferiore alla media delle regioni dell’obiettivo convergenza per entrambi i programmi.

 

La spesa farmaceutica

Sulla base dei dati Osmed, relativi ai primi nove mesi del 2013, la spesa farmaceutica convenzionata pro capite per farmaci di classe A (rimborsati dal sistema sanitario) in Sicilia si è rivelata la più alta d’Italia (178,9 euro) sebbene in riduzione rispetto al 2012 (-3,3%). In valore assoluto la spesa nell’Isola per il sistema sanitario è lievemente aumentata (+0,5%). Nel 2012 il costo totale della gestione diretta (che rappresenta il 60% circa del totale dei costi del Ssr) si é ridotto dell’0,4%, con una contrazione dei costi del personale che ha compensato l’aumento della spesa per i beni. In Sicilia la spesa sanitaria pro capite é stata di 1.765 euro, inferiore sia alla media delle regioni a statuto ordinario (1.880 euro) sia a quella italiana (1.893). Riguardo alla qualità dei servizi offerti, la più recente indagine multiscopo dell’Istat, riferita al 2012, rivela come la quota di pazienti che si ritiene molto soddisfatta dell’assistenza ricevuta è inferiore alla media nazionale.

Solo il 20,3% e il 17,1% si dichiarano molto soddisfatti rispettivamernte dell’assistenza medica e della qualità dell’assistenza infermieristica ricevuta in Sicilia (a fronte di una media nazionale del 41,5% e del 40,5%).