Sicilia, rifiuti: un sistema al collasso

Ritardi negli stipendi che vanno dai due mesi come in alcuni Ato del palermitano ai 18 come accade per alcuni dipendenti dell’Ato Me2, scarse condizioni di sicurezza a causa della mancanza dei mezzi che, oltre a causare il servizio scadente, costringono gli autisti a guidare gli autocompattatori per 10 ore e oltre, contratti di solidarietà e procedure di licenziamento già definite (come il caso dei 96 di Caltambiente e 174 del Coinres, degli 83 nel territorio del messinese sparsi su più comuni, dei rischi di riduzione del personale a Ragusa e Siracusa ), una situazione di sofferenza vissuta da tutti i 10.767 lavoratori del comparto rifiuti (7.544 delle ditte private e 3.223 degli Ato). Tutto segnale della crisi di un settore che, dopo 15 anni di gestione emergenziale, ha prodotto un debito miliardario, amministrazioni locali a limite del default, imprese prive di liquidità ed appesantite dal mancato pagamento dei servizi, territori invasi dalla spazzatura, cittadini infuriati per l’incremento delle tariffe. E’ l’analisi dei risvolti della mancata riforma del settore rifiuti, al centro dell’incontro organizzato dalla Fit Cisl e Cisl Sicilia, al quale hanno preso parte parte sindaci, l’Anci, Confindustria, la Regione. Una comunione di intenti sulle proposte della Cisl espressa da industriali, sindaci e Anci sulla necessità di aprire un confronto non più rinviabile per intervenire con forza nella soluzione dell’emergenza.
“Non siamo disposti ad accettare – spiega Dionisio Giordano Segretario regionale Fit Cisl Ambiente – che le difficoltà di recupero della tassa sui rifiuti, i costi del conferimento in discarica, l’incapacità di fare una seria raccolta differenziata, le spese del trasporto, trovino con questa macelleria sociale, solo sul costo del lavoro, il riequilibrio”. La legge di riforma del settore, la 9 del 2010 “è incompiuta ma siamo certi che la sua applicazione sia la cura tanto attesa?” aggiunge Giordano. “Il sistema degli Ato, nato per far si che ogni territorio fosse dotato di autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti attraverso la condivisione dei mezzi, del personale, è fallito perché i sindaci e le amministrazioni locali, non hanno preso consapevolezza del proprio ruolo all’interno delle rispettive società d’ambito, ma hanno considerato gli ambiti una controparte”. Le 18 Srr che in sostituzione dei vecchi 27 Ato dovrebbero riformare l’attuale ciclo dei rifiuti, “ma non sono attive, sono solo formalmente costituite e fino ad oggi la Regione non ha esercitato il ruolo di forza motrice che le compete per far uscire il sistema dallo stallo, bisogna fare presto anche sanzionando i comuni inadempienti”.
E intanto, lamenta la Fit Cisl “gli impianti e le filiere della raccolta differenziata restano al palo”. Uno dei temi centrali infatti sono i ritardi nella differenziata e i costi del conferimento in discarica, troppo alti per i comuni a causa del numero insufficiente di impianti.
“A guardar bene la situazione infatti – aggiunge Giordano – appare chiaro che non è di certo il costo del lavoro a pesare sulla gestione”.
Sono 13 le discariche in tutta la Sicilia (10 pubbliche, 3 private), e fino ad oggi sono riuscite a garantire lo smaltimento ma ormai sono al limite della capienza. Nove sono gli impianti di compostaggio un numero insufficiente per le esigenze di tutti i comuni, mentre restano al palo gli 8 impianti già finanziati dall’Ue per un totale di 100 milioni di euro e in attesa di gara d’appalto.
Cosi i comuni devono sostenere alti costi per spostare con i mezzi i rifiuti verso i centri di conferimento, sparsi per lo più nella Sicilia orientale. “C’è da chiedersi allora se con gli Ato, i costi sostenuti per la mancanza di impiantistica – aggiunge Amedeo Benigno Segretario Fit Cisl Sicilia -, l’incapacità dei comuni a recuperare le somme delle tasse sui rifiuti, hanno portato il sistema al collasso, come possono le Srr risolvere tutto in una situazione che resta immutata”.
Una delle soluzioni per la riduzione dei costi, infatti, la raccolta differenziata, resta al palo. Se la media nazionale di raccolta differenziata si attesta al 39,9%, in Sicilia le tonnellate di rifiuti prodotti sono 2.422.831, con un valore annuo di produzione pro-capite per abitante di 485 Kg e con la raccolta differenziata ferma al 13,3%. In termini di destinazione dei rifiuti, a livello nazionale viene conferito in discarica il 42%, mentre in Sicilia circa il 90%.“La vicenda dell’emergenza rifiuti – afferma Maurizio Bernava Segretario Cisl Sicilia – è la più grande incompiuta e, allo stesso tempo, l’emergenza più trascurata dal governo Crocetta. Una vera bomba sociale che concentra in sé tutti i ritardi e l’incapacità amministrativa del governo ad affrontare i problemi sul piano strutturale. Siamo già oltre ai livelli di allarme, ci troviamo davanti la crisi economica degli Ato e l’effetto sui conti dei comuni al fallimento, ad un servizio scadente, oltre ad una condizione di totale incertezza per i lavoratori senza reddito e senza prospettive. Una spirale viziosa che finisce col pesare sui cittadini”. “Noi faremo una proposta scritta congiunta con gli industriali e con l’Anci, la proporremo non solo alla Regione ma anche al governo nazionale perchè bisogna uscire da questa emergenza”. D’accordo con l’analisi del sindacato, l’assessore regionale Energia e Rifiuti Salvatore Calleri Calleri :”Abbiamo troppi ritardi e non va bene, dobbiamo uscire da questo circolo vizioso, abbiamo messo a regime nuove piattaforme che verranno inaugurate nel 2015, e devono essere applicate le norme degli Aro e Srr che devono pensare alle impiantistica, notiamo purtroppo che non tutti i piani delle Srr costituite lo prevedono. Non vogliamo arrivare alla macelleria sociale e allo sfascio del sistema, sono convinto che insieme ce la possiamo fare”. E ora di avviare tavoli di trattativa ha ribadito anche il Presidente dell’Anci Leoluca Orlando “apprezziamo l’ìimpegno della Cisl che continua a proporre soluzioni – aggiunge Orlando – per gestire la situazione di emergenza e uscire dalla palude, non occore nessuna legge, basterebbe intanto trasferire la competenza della regolamentazione dei rifuti ai liberi consorzi, eliminando cio che ha creato confusione, ci vuole solo buonsenso ed è quello che manca. Ma dato che intanto dobbiamo affrontare l’emergenza, non si può pensare di risolverla con il megainceneritore o buttando tutto in discarica, rma è necessario procedere subito con la realizzazione degli impianti per ridurre i costi , le 140 euro che i comuni pagano per il confermento in discarica, sono composte anche dai costi portati dalla distanza che i mezzi devono percorrere, devono essere prima di tutti gli imprenditori a chiedere gli impianti di trasferenza che risolverebbero l’80% dei problemi .Serve inoltre una governance da parte della Regione, e tavoli di confronto con i sindacati sui lavoratori, noi come Anci siamo pronti”.
IMG_0018.JPGOrlando non scende nel dettaglio dei costi del conferimento in discarica, ma lo fa la Cisl che ha distribuito un grafico da cui si evince che tra le discariche più costose della regione c’è proprio quella di Bellolampo a Palermo dove si pagano 107,69 euro per tonnellata, mentre quella pi conveniente e meno cara in assoluto è la discarica di Siculiana gestita dal Gruppo Catanzaro dove per conferire si pagano 59,92 euro per tonnellata.

Confindustria conferma la necessità di un impegno da parte di tutti . “Gli impianti di compostaggio, non ci sono e quelli approvati e finanziati non vengono realizzati – commenta Gregory Bongiorno Presidente Confindustria Trapani – , manca la logistica come le fondamentali stazioni di trasferenza, i mezzi impiegano dieci ore fra andata e ritorno e spesso si fermano per strada, tutto questo marasma e malagestione hanno creato una totale inefficenza del sistema, l’aumento dei costi e delle imposte, comuni incapaci a recuperare le risorse necessarie. Siamo d’accordo con il sindacato, non si possono di certo licenziare 11 mila lavoratori. Il problema non è gestione pubblica o gestione privata. L’obiettivo da centrare è quello di una gestione efficiente, che rispetti una normativa chiara e garantisca livelli occupazionali e minori tasse per i cittadini. Si avvii un tavolo di confronto costruttivo, senza campanilismi, dal quale far emergere soluzioni pratiche e di buon senso per organizzare la filiera, eliminando gli sprechi”.
Da qui le proposte del sindacato.
“Noi non subiremo, ma intendiamo affrontare i problemi per ogni realtà e ogni provincia, insieme ai soggetti erogatori del servizio, all’Anci, i prefetti e presso la Regione, per trovare le soluzioni adeguate” spiega Bernava. Il sindacato annuncia dunque presidi territoriali, assemblee nei luoghi di lavoro e uno sciopero regionale nei prossimi mesi, se non ci saranno riposte. Fra le proposte la necessità di potenziare mezzi e impianti, soprattutto a servizio dei piccoli medi centri dell’isola valorizzando i presidi esistenti all’interno delle discariche. “Chiediamo – aggiungono Benigno e Giordano – a tutti gli attori interessati, ai sindaci, alle aziende di confrontarsi, collaborare e condividere il rilancio del sistema rifiuti ed alla Regione di esercitare il ruolo di governance nel passaggio dal vecchio al nuovo sistema”. “Noi siamo pronti ad avviare percorsi di ristrutturazione aziendale: meglio gestire le ristrutturazioni che morire di mancata ristrutturazione. Ma il confronto serio deve essere sviluppato attorno ai numeri dei lavoratori in relazione alla qualità del servizio che s’intende offrire all’utenza”. Sugli impianti di compostaggio già finanziati “bisogna correre, riducono i costi di conferimento in discarica, del trasporto, di manutenzione, di straordinario dei lavoratori e l’impatto ambientale”. Fra le richieste anche le stazioni di trasferenza, (impianto costituto da un piazzale nel quale i mezzi adibiti alla raccolta dei rifiuti di piccole capacità, scaricano il contenuto), l’internalizzazione dei servizi comunali, i percorsi di ristrutturazione aziendale.