Sicilia, turismo: Ryanair lascia Trapani, ai comuni e agli operatori non interessa

di Giacomo Di Girolamo

Per non fare andare via Ryanair da Birgi, i Comuni della Provincia di Trapani devono versare due milioni di euro l’anno (oltre ai soldi che già versa l’Airgest per Ryanair), ma sono pochi gli Enti locali che hanno già  versato le somme previste per l’anno in corso, il 2014, e che erano state stabilite nel corso di una serie di incontri alla presenza del Prefetto e del Presidente della Camera di commercio, Giuseppe Pace. Dove devono trovare i Comuni questi soldi? L’idea è stata quella di cominciare ad applicare latassa di soggiorno, e di tentare di fare quello che già si fa altrove: ovvero finanziare la filiera del turismo con i soldi ricavati dalla tassa che i turisti pagano per ogni notte che spendono nelle città della Provincia di Trapani. Solo che pochi Comuni hanno provveduto, e chi ha provveduto si è dovuto scontrare con molte resistenze degli operatori di settore (gli stessi che poi si lamentano del fatto che Ryanair se ne va) e con incertezze sull’applicazione. Perchè ciò che altrove è semplice in Sicilia diventa maledettamente complicato. Inoltre, non ci sono dati sui primi incassi della tassa. Gli unici, per quanto riguarda il Comune più grande, Marsala, li fornisce un imprenditore, Gaspare Giacalone, che assicura di aver parlato con il commissario straordinario della città, Giovanni Bologna: “Il Commissario Bologna mi ha detto che con la tassa di soggiorno sono stati incassati 40.000 euro nel primo mese e mezzo di applicazione, e la previsione è di 100.000 euro entro la fine dell’anno“. Il Comune di Marsala deve versare, nel patto pro-Ryanair, 300.000 euro l’anno. Dove recupererà questi soldi? “Il commissario – continua l’imprenditore Giacalone – ha previsto un impegno in bilancio 200.000 euro, altri 100.000 euro  verranno recuperati dalla tassa di soggiorno”. La speranza è che poi, dall’anno prossimo, la tassa da sola, a regime, finanzi con il suo gettito la permanenza di Ryanair. Ma questo è un dato che riguarda solo Marsala. E gli altri Comuni?

Il fatto è che la questione Ryanair è solo la spia del malessere di un sistema che ha radici profonde. E che coinvolgono innanzitutto la politica, incapace ad agire, come lamenta Piero Scarcella, imprenditore di Trapani:  “E’ una classe politica incapace, che non capisce nulla, non parla neanche il nostro linguaggio, non sa che se chiude l’aeroporto le banche ci strozzano dopo due minuti”. 

Questo è vero. Ma gli imprenditori sanno fare sistema? Secondo Paolo Salerno, imprenditore trapanese tra i soci fondatori dell’Airgest la risposta è negativa: “Ventidue anni fa l’aeroporto di Trapani stava chiudendo – racconta Salerno – perché c’era solo l’Alitalia che faceva un solo volo per Roma, e il biglietto costava tantissimo. Quando l’Alitalia se ne è andata, per evitare l’isolamento del territorio si è creata l’Airgest con 36 soci privati che hanno messo una loro quota perchè pensavano che fosse una cosa utile, in questo territorio così marginale, avere un proprio aeroporto. Oggi che manca la Provincia manca la governance del territorio. Non si capisce bene chi deve decidere cosa. Il nostro sistema turistico è fatto di piccole aziende, se non si fa comparto insieme non si va da nessuna parte“.

Le aziende trapanesi del settore turistico non sembrano in grado di raccogliere le sfide del mercato e della competitività. Un esempio, recente, viene dalla Camera di Commercio di Trapani. Quest’anno, come ogni anno, l’ente ha comprato uno stand, al costo di 12.000 euro, in una delle più importanti fiere turistiche, la TTG di Rimini, ormai riconosciuta come la più importante fiera del “b2b” nel turismo in Italia (quest’anno dal 9 all’11 Ottobre). Ha lanciato un avviso per chiedere quali aziende locali volessero partecipare. C’era posto per sei aziende, che avrebbero dovuto versare solo un gettone, iva compresa, di 400 euro. Hanno partecipato in quattro. E questo nonostante il bando sia stato anche prorogato.