Startup digital: il futuro del settore Food in Italia

Con l’Expo alle porte il mondo delle startup che si occupano di Food & Wine è in fibrillazione. Fra un anno circa l’Italia sarà al centro dell’attenzione internazionale con un evento in cui la protagonista sarà la nutrizione. Di noi stessi e del pianeta. Si parlerà di quello che mangiamo, come lo cuciniamo e come lo spostiamo. Per chi sta muovendo i primi passi nel settore, l’Expo del prossimo anno rappresenta una grande occasione per spiccare il volo.

Chi si metterà a lavorare su brand nuovi, magari rilevando vecchi marchi con storia e valori, avrà una grandissima occasione” sostiene Marco Magnocavallo, startupper seriale e investitore impegnato oggi in questo settore direttamente con Tannico e tramite il fondo Boox in Cortilia. Secondo Marco, Expo rappresenterà una grande occasione per chi lavorerà sui prodotti, ma non sui servizi di rivendita.

Quando parliamo di food oggi è normale pensare a nomi già affermati come Giallo Zafferano, capace di creare in otto anni la più grande piattaforma di riferimento per gli appassionati del cibo, o come Eataly, supermercato dei prodotti italiani di qualità, nata Torino e oggi conosciuta in tutto il mondo. Un caso da studiare per tutti coloro che vogliono cimentarsi nel settore, sostiene Gianluca Dettori, founder di dPixel: “Eataly rappresenta un ottimo esempio di cosa significa fare una startupche diventa un’azienda in breve. Oscar Farinetti è un imprenditore seriale che è stato capace di fare quello che tutti sostenevano potesse funzionare. Ha avuto grande coerenza nell’implementare l’idea, che è la cosa fondamentale che ogni startup deve cercare. Ha costruito un primo punto di vendita, ha creato un modello di business e poi l’ha scalato alla perfezione”.

Una startup che anche sembra aver ben studiato il modello è Dulcis Store, che ha da poco aperto il primo punto vendita Milano. All’interno di questa pasticceria, che mescola le ricette della tradizione siciliana con quelle di altre regioni ed è aperta da mattino a sera, qualunque cosa si possa mangiare o bere, dal caffè al gelato alle torte, è a base di ricotta. A Roma AT propone locali in cui viverel’esperienza di un pasto veloce con tutti e cinque i sensi, scoprendo prodotti di qualità che non si trovano di solito in ristoranti, bar, pub o fast food. Sempre a Roma la pasticceria della Fonderia Dolci offre invece prodotti di marketing sotto forma di dolci. Sulle orme di Giallo Zafferano troviamo ancora Cucina Mancina, food community dedicata a chi ha specifiche esigenze alimentari.

Attorno al mondo del cibo e del vino in Italia si stanno muovendo in molti. “Faremo ancora qualche investimento in questo settore” mi ha svelato Marco, parlando dell’attività di Boox e degli ottimi risultati di Cortilia, in cui per altro anche Dettori ha investito. Ma Cortilia non è la sola ad aver seguito le orme di Tramezzino.it, che dal 2000 si occupa di consegnare tramezzini artigianali in giro per l’Italia e il mondo. In diverse regioni ci sono startup che si stanno concentrando sullaconsegna di prodotti di qualità, biologici e km zero ai propri clienti, come Zolle,BiokistlCascina Cornale o Orto e GustoLe Verdure del Mio Orto è un’azienda agricola che vende direttamente in rete.

Altre startup hanno invece preferito occuparsi delle prenotazioni di posti a tavola: a Roma Appeatit è impegnata nella pausa pranzo, mentre Milano RestOpolisgestisce i tavoli dei ristoranti.

Un settore tutto nuovo lo sta esplorando New Gusto: questa startup offre chi viaggia l’opportunità di cenare a casa di persone dei paesi visitati per provare la vera cucina localeGnammo poi organizza pranzi e cene fra persone che si sono conosciute in rete, trasformando la necessità di sfamarsi in occasioni per farenetworking.

Nel settore del vino c’è lo stesso affollamento. 3Wine consegna ogni mese casa una scatola con bottiglie di vino selezionate e le ricette per i piatti migliori con cui gustarleTannico e altri vendono bottiglie selezionate a prezzo scontato;WineOwine punta offrire ai piccoli artigiani un canale on line di distribuzione dei propri vini; Tunia ha creato un proprio brand e distribuisce vino ed olio prodotti con metodi di agricoltura biologica e vinificazione naturale.

Un esempio di Business Model diverso, ma sempre collegato al settore, è quello diRysto, che offre ai ristoranti personale qualificato per le esigenze di stagione e per selezionare nuovi camerieri.

Se l’Expo rappresenta una grande opportunità per l’Italia, va notato che non è solo qui da noi che le cose si stanno muovendo a una certa velocità. L’inglese Just Eat, che consente di ordinare on line presso take away e poi passare ritirare la propria busta, si è appena quotata in Borsa con un valore di oltre due miliardi di dollari. E poi ci sono progetti futuristici come Modern Meadows, impegnata nella stampa 3D di bistecche attraverso inchiostro biologico, o l’hamburger sintetico dell’università di Maastricht, in cui ha investito il co-fondatore di Google Sergey Brin. E non è stato lui l’unico founder di startup tecnologica a foraggiare il settore. Il Funders Fund, creato da Peter Thiel insieme ad alcuni compagni della “mafia di PayPal”, ha finanziato lo scorso anno Hampton Creek Foods, startup che si prefigge di sostituire cibi artificiali migliori e più sani a quelli animali, a partire dalle uova, e che ha avuto il supporto anche di Bill Gates.

Quello del food è un settore che da noi è un po’ indietro rispetto all’estero, ma non quanto altri settori” sottolinea Marco. Per Gianluca invece questa è un’area che “dovrebbe funzionare molto bene, se non che quando inizi a operare ci sono regolamentazioni di ogni tipo, sanitarie, logistiche e di trasporto, non da poco”. Insomma, si può fare, “c’è uno spazio enorme e non presidiato”, ma ci vuole il coraggio di una startup. L’Expo dietro l’angolo dovrebbe però essere un ottimo stimolo e per alcuni può rappresentare un vero e proprio trampolino di lancio. “Se però uno è ridotto talmente male da scegliere di fare startup in base al fatto che siamo vicini all’Expo vuol dire che non ha passione per l’idea. Non bisogna solo andare dove ci sono i soldi” consiglia Marco.

articolo di Silvio Gulizia