Studio di Unioncamere e Prometeia: in Sicilia disoccupazione al 20%. Si allarga il divario Nord – Sud

Tasso di disoccupazione in salita per il 2013 all’11,4% nella media nazionale in Italia  e con un divario ancora più ampio a livello territoriale, con il mezzogiorno al 17,9%.  La Sicilia sfiora il 20% e si attesta al 19,6%. Livelli assai lontani dalla regione che, al contrario, si appresta a contare il minor numero di senza lavoro: il Trentino Alto Adige con il 5,8%. È quanto emerge dalle previsioni degli  Scenari di sviluppo delle economie locali italiane realizzati da Unioncamere e Prometeia.

Nel 2013 il valore aggiunto prodotto da ogni abitante del Nord-Ovest sarà mediamente quasi il doppio di quello prodotto da chi risiede nel Mezzogiorno. Quello di Milano – prima nella classifica delle province italiane – sarà quasi il triplo di quello di Crotone, ultima della graduatoria. Se la crisi ha colpito duro ovunque, c’è un’area del Paese in cui ha “ferito” – e purtroppo continuerà a ferire anche il prossimo anno – di più: il Mezzogiorno. Sebbene nel 2013 tutti gli indicatori (al Nord come al Sud e ad eccezione delle esportazioni) siano previsti ancora in flessione, il divario territoriale tra il Mezzogiorno e il resto del Paese sembra destinato a crescere ulteriormente. A fronte di una riduzione media del Pil nazionale dell’1%, nelle regioni meridionali il calo sarà pari al -1,7%, contro il -0,8% atteso nelle regioni del Centro-Nord. Le difficoltà di ripresa dell’economia italiana – evidenzia lo studio – proseguiranno dunque anche nel 2013. Per il prossimo anno si attende un calo complessivo del Pil pari (in valore assoluto) a circa 14 miliardi di euro; la spesa per consumi delle famiglie dovrebbe ridursi dello 0,9%; gli investimenti caleranno del 3%. A fronte della debolezza della componente interna della domanda, le esportazioni continuano a rappresentare il traino maggiore per la nostra economia: le attese sono di un aumento medio del 2%, confermando così l’accelerazione che ha già caratterizzato il 2012 (+1,8%). In quest’ambito, una buona notizia viene dal Nord Est che, dopo la caduta del 2012, l’anno prossimo tornerà a “tirare” sui mercati internazionali, con un incremento del 2,6%. Con la recessione ancora in atto, nel 2013 non si prevede un miglioramento della situazione del mercato del lavoro: l’occupazione dovrebbe continuare a ridursi e il tasso di disoccupazione portarsi all’11,4%.
“Le famiglie e le imprese italiane, in questi mesi, hanno compreso l’importanza di rinunciare a qualcosa oggi per dare una speranza di futuro alle giovani generazioni. Gli enormi sacrifici fatti nel 2012 non devono andare dispersi” ha commentato il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Chiunque prenderà in mano le sorti del Paese – ha aggiunto – ha perciò come primo dovere quello di dare corpo a questi sacrifici con politiche capaci di sbloccare la società, rimettere in moto l’ascensore sociale, semplificare la Pubblica amministrazione e disegnare un fisco a misura di famiglie e piccole imprese. Il 2013 – ha detto Dardanello – si annuncia un altro anno difficile ma con qualche segnale di ripresa e, per questo, dobbiamo raddoppiare le energie per ridare un po’ di fiducia agli italiani. L’export ha tenuto e l’anno prossimo potrà dare un contributo anche maggiore al Pil, ma da solo non basta. Serve assolutamente far ripartire gli investimenti, senza i quali non c’è sviluppo duraturo, e il mercato interno, da cui dipende il vero recupero dei livelli occupazionali.”

Province. Con un valore aggiunto pro capite di 34.300 euro, Milano sembra destinata a confermarsi anche nel 2013 prima nella graduatoria della ricchezza prodotta a livello provinciale. Posto pari a 100 il valore medio italiano (pari a 22.800 euro pro capite), Milano si attesta a 150,5, valore quasi triplo rispetto all’ultima provincia della graduatoria – Crotone – che dovrebbe registrare un 54,6, pari a 12.500 euro. Subito prima di Crotone, si dovrebbero collocare Caserta (12.700 euro e 55,7 di numero indice), Agrigento (12.800 e 56), Enna e Vibo Valentia (13.600 euro e 59,5). Ben 33 le province meridionali che si andranno a posizionare in coda alla classifica del valore aggiunto pro capite. Partendo dall’ultima posizione, infatti, bisogna risalire fino al 70° posto per incontrare una provincia del Centro (Rieti).  La recessione sarà  ancora molto consistente in diverse province, soprattutto del Centro-Sud. Tra le quattordici province che registreranno una riduzione compresa tra il -2 e il -3%, ben tredici sono infatti del Centro-Sud e una soltanto (Imperia) del Nord.

Pil 2013. Anche nel 2013 si prospetta una contrazione del Pil in tutte le regioni, sebbene ciascuna osservi una flessione più contenuta rispetto a quella rilevata per il 2012. Nel Mezzogiorno si dovrebbe raggiungere il -1,7%. Perdite più consistenti si registreranno soprattutto in Puglia e Campania (-1,9%). A breve distanza l’Abruzzo (-1,8%), quindi la Sicilia (-1,7%).

Consumi delle famiglie. A rimarcare l’andamento già negativo del 2012 (-3,3%), continuano a ridimensionarsi i consumi delle famiglie nel 2013 (-0,9%) secondo le traiettorie territoriali già sottolineate, spaziando dal -1,2% del Mezzogiorno al -0,7% del Nord Est.

Investimenti. Nel 2013 si prospetta un’ulteriore caduta per gli investimenti: ad evidenziare una dinamica migliore della media nazionale (-3%) dovrebbero essere tutte le regioni del Nord Est (-2,1%).

Disoccupazione: 6,5 punti percentuali in più della media nel Mezzogiorno
La contrazione dell’occupazione prevista anche per il 2013, e più forte nel Mezzogiorno, contribuisce ad incrementare ulteriormente il tasso di disoccupazione. Queste dinamiche si traducono nella persistenza di ampi divari a livello territoriale: il tasso di disoccupazione dovrebbe attestarsi sul 17,9% nel Mezzogiorno (6,5 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale), sul 10,3% al Centro, sull’8,8% nel Nord Ovest, mentre non si dovrebbe andare oltre il 7,2% nel Nord Est.

Export: dopo lo stop del 2012, dovrebbero ripartire la locomotiva veneta e friulana Nel 2013, a fronte di una sostanziale conferma delle performance rilevate per l’Italia nel 2012, le esportazioni riprenderanno vigore soprattutto nel Nord Est, dove l’indicatore dovrebbe aumentare del 2,6% (recuperando così la perdita del -0,7% rilevata nel 2012), e nel Nord Ovest (2,1%), mentre un rallentamento è atteso per il Centro (1,5% rispetto al 4,7% del 2012) e per il Mezzogiorno (1,1% rispetto al 4,5% del 2012). Buone, soprattutto al confronto con il 2012, le performance del Friuli Venezia Giulia (+3,4%) e del Veneto (+3,1%). Praticamente ferme, invece, le vendite estere di Calabria e Sardegna.