Sunia: sfratti in crescita, in Sicilia servono 35mila nuovi appartamenti

PALERMO – Sono 35 mila le domande di assegnazione di case popolari giacenti nei comuni siciliani, ma di queste negli ultimi due anni solo 600 hanno ottenuto risposta. Questo a fronte  della crescita degli sfratti – nel 2012  il 7,39% in più rispetto al 2011 -, la maggior parte dei quali sono emessi per morosità, per impossibilità cioè dello sfrattato di sostenere la spesa dell’affitto. Sono i dati di un dossier del Sunia, sindacato degli inquilini, sulla situazione abitativa in Sicilia presentato oggi nella sede della Cgil Sicilia. “Le richieste di alloggi popolari- ha detto Giusy Milazzo, segretaria generale del Sunia regionale- tendono peraltro a crescere vista la crisi economica e il caro affitti, ma di fronte a questa emergenza la Regione Sicilia continua a non avere una politica della casa.  Noi –  ha sottolineato- chiediamo una legge sull’edilizia sociale e
l’avvio di un piano di edilizia popolare, utilizzando in primo luogo i fondi ex Gescal, 300 milioni, che giacciono nella Cassa depositi e prestiti”. A Palermo, ad esempio, ha subito uno sfratto una famiglia su 353, dato che se trasportato all’intera isola diventa 1 su  549; le richieste di esecuzione sono in Sicilia circa 7.000. Nel capoluogo siciliano inoltre sono un migliaio le persone, inserite in un elenco speciale, che vivono in macchina o sono tornate dai propri genitori. “Tra gli sfrattati- ha detto Elvira Morana, della segreteria regionale Cgil- il 35% sono anziani, il 21% giovani e il 26% immigrati . Dell’88% degli sfratti per morosità il 60% riguarda persone e famiglie che non riescono più a pagare l’affitto. Una politica di welfare territoriale diventa dunque essenziale”. Se il reddito delle famiglie siciliane dunque precipita, si calcola che il 26% sia sotto
la soglia della povertà, non si mettono a disposizione nuovi alloggi popolari e nei 65 mila esistenti il turn over è minimo, appena il 5%, laddove si calcola che almeno un 1/3 di essi sia occupato abusivamente. “Ecco perché- ha sostenuto Daniele Barbieri, segretario generale del Sunia nazionale- occorre introdurre regole, avviare un monitoraggio in modo avere contezza del patrimonio abitativo disponibile, dando per questa via una risposta  anche all’emergenza sfratti”. Secondo Sunia e Cgil le risorse ex Gescal “possono essere utilizzate per mettere a disposizione nuovi alloggi anche attraverso il recupero di edifici pubblici non utilizzati e beni confiscati alla mafia, ma anche per le manutenzioni dell’attuale patrimonio edilizio”. “Non si fanno manutenzioni anche da 20 anni- ha detto Giusy Milazzo- e attivarle darebbe un contributo anche alla ripresa del lavoro in
edilizia oltre che al decoro delle città”. La situazione abitativa è peraltro aggravata dalla pressochè totale cancellazione nelle Finanziare nazionali del contributo all’affitto. Al governo regionale il Sunia contesta il mancato avvio di un confronto sulle politiche abitative, la mancata riforma degli Iacp e la scelta, con l’articolo 9 della finanziaria regionale, di dismettere tramite vendita il patrimonio abitativo pubblico “strada impervia- sostiene il Sunia- dalle ricadute positive assai dubbie e che in assenza di regole, come è già avvenuto, può dare adito a svendite e speculazioni”. Anche a livello nazionale, il sindacato inquilini, come ha detto Berbieri, chiede “una svolta nelle politiche abitative non improntandole all’emergenza ma inquadrandole in uno modello di sviluppo capace di dare risposte concrete”. Una delle richieste del Sunia riguarda anche i
contratti a canone concordato, per combattere il caro affitti. In tutto il paese le domande inevase di case popolari sono 600 mila.