“Tasse assurde, concorrenza spietata. Noi albergatori in Sicilia non ce la facciamo più”

Lorenzo Russo, imprenditore, titolare di due strutture alberghiere a Selinunte e a Pantelleria. Quanto paga di Imu?

30.000 euro.

Ce la fa a pagarla?

No. E’ una tassa assurda. Se pensate che il 95% dei beni strumentali di un albergo  è costituito dall’edificio stesso, capite che è una tassa che va ad incidere totalmente sul reddito prodotto, per noi. E’ come per un’impresa metalmeccanica chiedere di pagare una tassa su una pressa o su un macchinario.

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Il Sindaco di Castelvetrano, Felice Errante, ha denunciato qualche giorno fa che gli alberghi della città hanno difficoltà a pagare la prima rata dell’Imu.

La verità? Non l’ha pagata quasi nessuno. E non solo a Castelvetrano. Io sono in contatto con tanti miei colleghi in Sicilia. L’impatto è altissimo. Anche perchè, va ad incidere sul reddito, come dicevo. Abbiamo fatto una simulazione, ed è come se portassimo l’Ires al 65% del reddito prodotto da un albergo.

E nel frattempo le prenotazioni come vanno?

Il dato del comparto in Sicilia – sono dati del 12 Aprile – mostra un netto calo dal 2012 al 2013 del 35%. Speriamo di recuperare, perchè è un dato pesante. Ormai puntiamo tutto sul last minute.

A proposito di last minute, il ponte del 25 Aprile come è andato?

Secondo le prime stime siamo, sempre come dato generale, intorno ad un calo del 25%.

E a livello locale?

Siamo in linea con queste cifre.  Poi, se guardo i miei due alberghi, posso dire che c’è stato un calo del 30%.

Qual è il problema più grave del comparto turistico siciliano, secondo lei?

E’ un problema essenzialmente di competitività. Ed è un tema che la nostra categoria solleva da tempo. Dal 2005 giacciono nei cassetti dei politici delle nostre proposte non prese in considerazione. Abbiamo un’iva altissima, ad esempio. In Spagna è del 4%. Il costo del lavoro in Italia, in questo comparto, è il 25% più alto della media. Le tasse locali sono un salasso. Sono questi numeri, specialmente nel turismo balneare, a determinare il mercato.

Un esempio concreto di come si può intervenire?

Le dico una cosa assurda, che è indicativa di come lavorano oggi le piccole e medie imprese del comparto. Sui televisori posseduti gli alberghi sono tassati due volte: perchè pagano il canone allo Stato, e pagano anche la Siae….Una cosa incredibile.

Basterebbe semplificare.

Certo. A livello locale, poi,, nei comuni siciliani gli alberghi pagano mediamente di Tarsu 9,30 euro a metro quadro. Ma una convenzione nazionale, mai recepita dai Comuni siciliani, imporrebbe ai Sindaci di considerare gli alberghi alla stregua di case di civile abitazione, con un abbattimento dell’imposta a 3,30 euro.  Correggere queste distorsioni aiuterebbe a riposizionarci sul mercato internazionale.

Ci sono altre “distorsioni” in Sicilia?

Certo. Noi, in Sicilia, paghiamo un costo altissimo di trasporto per i nostri clienti. Mi spiego: i mercati su cui noi attingiamo distano mediamente 1600 chilometri. Un volo Palermo – Milano, costa, mediamente, 250 euro, e dura un’ora e mezzo. Un volo Milano – Sharm El Sheik costa invece di meno,  190 euro, nonostante duri di più: tre ore. Anche in questo caso c’è qualcosa che non funziona.

Subite anche una concorrenza sui prezzi…

Ci sono ormai pacchetti turistici in Italia e in Europa a meno di 35 euro al giorno. Cifre assurde, che la Sicilia non riucirebbe mai  a garantire. Nel Lazio si vendono pacchetti a 19 euro al giorno, con la mezza pensione. Sono cifre che non hanno margine di utile e che sono il segnale di una guerra tra poveri che è in atto per evitare il fallimento di numerose aziende.