Il nuovo Terminal del porto di Messina. A che punto è il progetto

La burocrazia che rallenta, le leggi che complicano. Quando parliamo dei ritardi con cui si portano a termine piccole e grandi opere, il ritornello è lo stesso mentre funzionari e amministratori appaiono vittime rassegnate delle procedure e del tempo che sembra scorrere dalle nostre parti in modo diverso.

Così ci sono voluti pochi mesi per redigere il progetto preliminare per il nuovo Terminal passeggeri nel porto di Messina, opera da 2 milioni e mezzo di euro, e circa un anno per approvarlo e visto che si dovrà passare a quello definitivo e poi all’esecutivo, questa fase di esame, che precede l’appalto dei lavori, fatta da acquisizione di pareri, verifiche e validazione, non si sa quando sarà conclusa.

I professionisti della Milan Ingegneria, Ottavio Di Blasi & Partners e Studio geologico Graziano-Masi, a cui sono stati affidati dall’Autorità Portuale i servizi tecnici di progettazione dell’opera, da un anno fermi in attesa di indicazioni per poter procedere, certo non capiscono queste nostre procedure, essenza di un’altra dimensione temporale.

Alla manifestazione di interesse avviata nel 2014 parteciparono 30 imprese ed “i criteri di scelta tenevano conto della metodologia di lavoro proposta, non si trattava infatti di un appalto concorso dove vinceva l’idea ma un appalto di progettazione -ricorda il Rup Massimiliano Maccarone- si è guardato quindi il curriculum e l’esperienza acquisita in questo tipo di opere”. Avrebbe voluto invece un concorso di idee l’Ordine degli Architetti di Messina “ per la peculiarità e il pregio dei luoghi dove il terminal è previsto e per la funzione da dare all’opera che non può essere solo legata al traffico crocieristico, ma aprirsi ed essere integrata alla città tutto l’anno” Il presidente Giovanni Lazzari racconta che era stato chiesto all’Authority di cambiare il bando in questo senso, ma non fu intrapresa alcuna azione ufficiale contro quella scelta per non rallentare le fasi di realizzazione di un’opera importante. La speranza era comunque quella che in fase di esame la stazione appaltante facesse suoi alcuni principi generali espressi dall’Ordine professionale. Una serie di intoppi si sono in ogni caso presentati per delle segnalazioni fatte all’Anac prima del perfezionamento del contratto che i progettisti vincitori hanno firmato ad aprile 2016, consegnando dopo qualche mese il preliminare. “In estate -ricorda il Rup- è partita la conferenza dei servizi conclusa a fine anno con pareri favorevoli, qualcuno con prescrizioni”. Lunghi mesi sono passati prima di avere l’approvazione dei due dipartimenti del Comune coinvolti, Urbanistica e Mobilità, che hanno indicato degli aggiustamenti. A febbraio è iniziata la verifica tecnica e amministrativa che dovrebbe finire entro alcune settimane per poi passare all’approvazione, e a questo punto i progettisti possono procedere con l’elaborato definitivo che sarà sempre soggetto a verifica e in ultimo con l’esecutivo che andrà anche validato. Il decreto 50/2016 pare abia complicato un po’ le cose, perché mentre prima si faceva il preliminare e si andava con il definitivo in gara con appalto integrato, adesso bisogna espletare tutti i livelli di progettazione fino all’ esecutivo. Per Maccarone potrebbero bastare sei mesi per completare questo iter, per certi versi ripetitivo, visto che non ci sono, sembra, modifiche sostanziali rispetto al preliminare e quindi si potrebbe finire per guardare le stesse carte o magari bloccarsi su un calcolo trascritto male. Se la previsione ottimistica del Rup è rispettata l’opera potrà andare in appalto il prossimo inverno e i lavori iniziare a metà del 2018 e andare avanti fino a conclusione a meno che non ci siano opposizioni o ricorsi dopo l’espletamento della gara. Si arriva così al 2020, ma prima che i crocieristi possano transitare attraverso il nuovo Terminal si dovrà decidere chi gestirà l’infrastruttura.

“Una grande compagnia o un operatore locale che può garantire i servizi- dice Massimiliano Maccarone. In genere le Autorità portuali danno in concessione la banchina per 30 anni ad un privato per la realizzazione e gestione delle stazioni. In porti importanti sono le grandi compagnie di armatori a costruire invece l’Authority messinese ha scelto di finanziare l’opera e limitare a pochi anni la concessione in modo da avere più controllo sull’operato del concessionario”. Ci si augura allora che quando l’opera diventerà operativa sia ancora positivo il trend che si sta registrando. Il traffico passeggeri nello stretto, dopo la crisi del 2014, è in ripresa e per il 2017 si parla di 390mila passeggeri che sbarcheranno con un incremento di 20mila unità rispetto allo scorso anno. Previsto un numero inferiori di navi, 156 rispetto alle 200 del 2016, ma di stazza maggiore. Forse non si avranno più i numeri del 2011 o quelli del 2013 quando si registrarono circa 500mila presenze di crocieristi, ma è un settore questo su cui si è deciso di puntare, essendo ormai un ricordo lontano la vocazione commerciale del Porto, su cui in passato Messina ha potuto contare.

La struttura prevista, in acciaio, vetro e legno, sarà realizzata su una superficie di 1600 mq ed è concepita per essere centrale per la vita della città sia quando ci sono le navi in porto sia quando non arrivano croceristi. La stazione marittima dal basso impatto visivo è caratterizzata da una copertura ondulata leggera fortemente riconoscibile rispetto allo Skyline della città.

La progettazione è orientata alla sostenibilità e al risparmio energetico attraverso la riduzione del carico termico dovuto alla radiazione solare, la coibentazione e la ventilazione naturale che sarà integrata da sistemi tradizionali. Il sistema distributivo modulare rende flessibile l’uso degli spazi in funzione dei flussi dei passeggeri. Il lay-out interno è organizzato in tre zone: Spina tecnica, Harbor side e City side sulla via Vittorio Emanuele con bar- ristorante, negozi, una vetrina delle eccellenze messinesi, chioschi informativi e di servizio e uno spazio multifunzionale dove ospitare mostre e convegni.