Terremoti e ricostruzione. Il Belice, un esempio da non seguire…

Ai terremotati del Belice, in Sicilia occidentale, lo Stato, a quasi mezzo secolo dal sisma, deve soldi, tanti soldi: 450 milioni di euro.

Non è una vera commissione d’inchiesta, ma sostanzialmente sta facendo un lavoro d’indagine la Commissione Ambiente del Senato che nei mesi scorsi, composta dal suo presidente Giuseppe Marinello e dai senatori, Caleo, Bignami, Iurlaro e Piccoli, nel corso di una tre giorni di incontri che si è tenuta nei Comuni della valle del Belice colpiti dal terremoto, ha provando a mettere assieme i perché a 48 anni dal gennaio 1968 sono ancora necessari dei fondi per la ricostruzione. Ci sono opere che sono state completate, ma molte altre sono rimaste incompiute, e allo stesso tempo sono tanti i contenziosi aperti tra i cittadini e lo Stato, con i primi che hanno iniziato a ricostruire a spese proprie restando in attesa del rimborso da parte delle istituzioni.
Da quanto rispolverato dalla Commissione è emerso che per il Terremoto del Belice dal 1968 al 1995 sono stati stanziati 3100 miliardi delle vecchie lire dei quali quelli realmente erogati sono stati 2272, mancano con il nuovo conio 450 milioni di euro.

Ma vediamo quali sono stati alcuni dei passaggi e degli interventi più importanti fatti nel corso di tutti questi anni. Durante la XII legislatura si è permessa l’erogazione di 573 miliardi di lire e la possibilità di poter contrarre mutui per 111 miliardi sempre delle vecchie lire. Nel 2000 una commissione bicamerale calcolò in 1838 miliardi di lire, i soldi necessari per il completamento delle abitazioni private e di 1007 miliardi, quelli per le opere pubbliche. Nel 2005 il provveditorato delle opere pubbliche mise a disposizione del Ministero delle Infrastrutture un suo studio con l’elenco delle opere prioritarie per i diversi Comuni, il cui costo ammontava a 133 milioni di euro, anche se a disposizione c’erano soltanto 14 milioni, più altri 5 messi a disposizione dalla Regione Sicilia.

Ed ancora fondi stanziati, ancora lavori non completati, nel triennio 2005-2006-2007 arrivano 15 milioni di euro dallo Stato. Anno particolarmente proficuo il 2007, con altri 20 milioni, poi 30 nel 2008 e 37 milioni nel 2009. Dopo uno stop di qualche anno, altri 10 milioni nel 2013, e in quel periodo i Comuni iniziarono ad approvare i progetti dei privati riconoscendo il diritto ai rimborsi fino a quel momento non incassati. Questione che è sfociata davanti ai giudici.
Queste le conclusioni della Commissione che tracciano un po’ le tappe dell’incredibile blocco burocratico che ha caratterizzato la ricostruzione del post terremoto Belice. Ma non è solo la burocrazia la causa della non completa ricostruzione. Anche per il Belice, come per diversi altri terremoti devastanti accaduti in Italia, ci sono gli interessi speculativi della criminalità mafiosa. I miliardi stanziati per la ricostruzione e lo sviluppo della valle del Belice hanno attirato l’interesse della mafia che portò anche ad un conflitto interno per l’acquisizione di appalti e subappalti, cosa che ha contribuito all’abnorme aumento delle somme previste inizialmente.