Tortorici: la battaglia del Comune in dissesto per non perdere la scuola

Il malcontento è sempre più diffuso ed i cittadini adesso scendono in piazza. Siamo a Tortorici, comune in dissesto, con 59 dipendenti più 61 a tempo determinato, che non percepiscono lo stipendio da 9 mesi, dove le spese di trasporto per gli alunni sono a carico delle famiglie perché l’ente pubblico è sommerso dai debiti ma dove si fa una previsione di spesa di 129mila euro per costruire l’elipista. Fondamentale opera questa certo per un comune montano se non fosse stato scelto un sito che è poi franato e dove sono state già sprecate risorse pubbliche… ma questa è un’altra storia.

Siamo in un Centro dove i servizi sono carenti, la spazzatura rimane per strada con gli auto compattatori pieni di rifiuti fermi, perché il Comune è in debito con il gestore della discarica, eppure le tasse sono già al massimo; dove gli abitanti negli ultimi 35 anni si sono quasi dimezzati e dove da 23 anni si discute su come redigere un nuovo Piano regolatore. Gli oricensi hanno protestato numerosi contro la decisione dell’Amministrazione di non pagare più le spese di trasporto scolastico, per le quali in realtà fino allo scorso dicembre l’Ente contribuiva solo per il 50% mentre forse le risorse inviate dalla Regione erano per l’intero importo; martedì sarà la volta dell’assemblea dei dipendenti comunali senza stipendio che per qualche ora giovedì hanno occupato i locali di via Vittorio Emanuele.

Il Comune nebroideo attraversa una crisi politico-finanziaria non di poco conto: è stato dichiarato il dissesto lo scorso ottobre e a gennaio sono arrivati i tre commissari prefettizi mentre si erano già dimessi Rosario Contiguglia vice sindaco e assessore al Bilancio e Valentina Parasiliti assessore allo Sport e Cultura. Il sindaco Carmelo Rizzo Nervo, che è vice presidente sia dell’Ente Parco dei Nebrodi che del Gal Nebrodi, è stato anche raggiunto da un avviso di conclusione indagini dove si ipotizza l’abuso d’ufficio; nell’inchiesta, dove sono coinvolti anche i componenti delle sue Giunte degli ultimi due mandati (ne ha avuti quattro) si ipotizza la falsificazione dei bilanci del 2012 e del 2014 per evitare il dissesto.

Con un panorama così, diciamo complesso, cosa fa il sindaco Rizzo Nervo? Chiede la convocazione di una seduta straordinaria di Consiglio Comunale con unico punto all’Odg una proposta di delibera, che poi viene approvata, dove si chiamano in causa Istituzioni nazionali e regionali per impedire la chiusura della sede staccata dell’Itet “Tomasi di Lampedusa” di Sant’Agata Militello, una scuola che secondo il sindaco “negli anni è stato un faro culturale, un avamposto di legalità in un paese ad alto rischio di criminalità organizzata”.

Colpevole di “accanimento” contro questa succursale sarebbe il commissario della ex provincia Filippo Romano che dal 2013 tenta di trovare per i circa 50 alunni dell’Istituto una collocazione alternativa all’attuale sede il cui oneroso fitto grava sulle casse dell’Ente pubblico dal 1990. La cifra si aggira intorno agli 86mila euro l’anno, spesa insostenibile per una succursale che nel 2013, anno di insediamento di Romano a Palazzo dei Leoni, era ridotta ad una sola classe, la quinta e ad una prima formata in extremis da quattro alunni e autorizzata in via straordinaria dall’assessore regionale all’Istruzione e formazione del tempo Nelly Scilabra. Particolare questo che lo stesso Carmelo Rizzo Nervo ha raccontato nel corso della seduta di consiglio comunale facendo la sua cronistoria dell’intricata vicenda. Se il fitto era così oneroso, perché per 23 anni la Provincia ha tranquillamente pagato? Ha ragione il sindaco e la risposta svelerebbe un mondo che aveva altri attori. Filippo Romano così come ha fatto in altri Centri della Provincia (Naso, Brolo, Letojanni, Statafora, Santa Teresa Riva) ma con meno successo, ha chiesto al Comune oricense la disponibilità di propri locali e tra le ipotesi si era fatta strada quella di utilizzare l’Istituto comprensivo 1 Nello Lombardo.

La dirigente Larissa Bollaci, che adesso dirige il liceo scientifico “Fermi” di Sant’Agata Militello, in un primo tempo aveva dato la sua disponibilità per poi allinearsi con il primo cittadino che in una nota scriveva che “solo lui in quanto sindaco poteva dare la disponibilità all’uso di locali comunali ad altri Enti”. Cedere una parte di quei locali per ospitare i ragazzi dell’Itet, dichiara durante i lavori di Consiglio, avrebbe significato la chiusura definitiva della succursale del Tomasi di Lampedusa a Tortorici. Per la quinta gli spazi c’erano ma non per più classi e ciò avrebbe precluso la continuità della sede staccata. In questo momento la Nello Lombardo ospita le quattro classi della scuola elementare Faranda il cui primo piano è stato dichiarato inagibile dai vigili del fuoco. Ma se non c’erano più iscrizioni per quell’indirizzo di studio perché accanirsi a volerlo mantenere invece di attivarsi per offrire magari delle alternative formative, più rispondenti alle esigenze del territorio? Perché non si è preso mai in considerazione l’idea che continua a proporre il dirigente scolastico Rinaldo Nunzio Anastasi, di attivare alla Nello Lombardo un “Polo scolastico verticale” che comprenda dalla Scuola dell’Infanzia sino alla secondaria di secondo grado, inclusa la sezione staccata dell’Itet di Sant’Agata Militello? Sono stati tutelati gli interessi dell’affittuario? “Difendo la scuola non l’ affitto, -ha ripetuto più volte Rizzo Nervo-, questa sede non si tocca”. Nella nota del 27 giugno 2014, inviata alla ex provincia regionale scriveva che “la permanenza della locazione costituisce un contributo per la situazione socio-culturale di Tortorici e dell’intera zona laddove decisioni contrarie sarebbero penalizzanti”. Ricordiamo che con determina del 10 gennaio 2017 Rizzo Nervo ha nominato vice sindaco, senza assegnazione di altre deleghe, Antonio Paterniti Mastrazzo, figlio del proprietario della sede dell’Itet. Dopo l’ultima manifestazione di interesse della Città Metropolitana per reperire altri locali, andata deserta, il commissario straordinario Romano e il sindaco metropolitano Accorinti a dicembre avevano chiesto agli organi regionali competenti di autorizzare il trasferimento delle classi di Tortorici alla sede di Sant’Agata Militello. Da Palermo, dove durante un tavolo tecnico il Commissario aveva illustrato la vicenda con tutti i tentativi e le resistenze incontrate dal 2013, si sarebbe dato il via libera alla chiusura ma a Messina non è ancora arrivato nessun atto ufficiale. La spiegazione è che si attenderebbe la nota del Miur e la rassicurazione dell’Assessorato Regionale che la sede è ormai da ritenersi chiusa è solo verbale.

Si vocifera che, per perorare la causa di Rizzo Nervo, sarebbe intervenuto il senatore Beppe Lumia, a cui il sindaco oricense è politicamente vicino. Altra mossa strategica viene dai proprietari, Antonino Paterniti Mastrazzo e Provvidenza Adornetto che fanno sapere attraverso una lettera del proprio legale, Alessandro Pruiti Ciarello, che adesso, non solo sono disponibili a rinegoziare il canone mensile secondo i parametri di mercato, ma che anzi sono disposti a cedere in comodato gratuito, dal settembre 2017 a settembre 2018, la porzione di immobile necessaria per l’attività didattica. Una disponibilità che viene ritenuta tardiva dall’Ente Metropolitano visto che ci sono stati estenuanti tentativi per arrivare ad un accordo e nel 2015, alla vigilia della prima manifestazione d’interesse, Paterniti Mastrazzo, allora assistito dall’avvocato Salvatore Librizzi, aveva accettato un canone di 15mila euro l’anno ma tutto è naufragato in un gioco al rialzo che il proprietario ha tentato di fare nei giorni successivi per arrivare a 20mila euro.

La scuola non si tocca, ripete in Consiglio Carmelo Rizzo Nervo che porta all’attenzione la proposta risolutrice di Paterniti Mastrazzo e ricorda che adesso ci sono quattro classi, che per il prossimo anno ci sono 17 richieste di iscrizione, che ci sono dei disabili anche gravi ma omette di dire che il plesso su più piani non ha ascensore. Parlando dell’accanimento del commissario Romano nei confronti della scuola/sede di Tortorici e della sua parzialità fa più volte riferimento agli oltre 600mila euro che la Città metropolitana continua a pagare, senza ritenerla una cifra onerosa, per il plesso di Sant’Agata Militello. In realtà anche con la sede centrale del Tomasi di Lampedusa, la ex provincia ha tentato una riduzione del fitto ma nel contenzioso innescato, il giudice ha ordinato il pagamento.