Trapani, blitz contro i fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro

I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani, nei comuni di Castelvetrano, Mazara del Vallo, Campobello di Mazara e Custonaci, hanno svolto mirate attività di perquisizione nei confronti di 25 indagati, ritenuti a vario titolo fiancheggiatori e favoreggiatori della latitanza Matteo Messina Denaro. 

Le indagini costituiscono un’ulteriore fase dell’articolata manovra investigativa per la cattura del latitante, mediante il progressivo depotenziamento dei circuiti di riferimento e il depauperamento delle risorse economiche del sodalizio.

Le perquisizioni hanno già permesso di: arrestare in flagranza di reato due degli indagati, trovati rispettivamente in possesso di pistole illegalmente detenute (una Baby Browning cal. 635 munita di caricatore con 5 colpi e un revolver cal. 22 con 20 cartucce); sequestrare apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni, nonché copiosa documentazione, materiale questo che è già al vaglio dei tecnici e degli analisti del R.O.S. e che potrà fornire spunti utili per il proseguo delle indagini.

La procura di Palermo ha fatto scattare anche un provvedimento di fermo nei confronti del rampollo di una delle famiglie più fedeli al superlatitante: in manette è finito l’imprenditore Matteo Tamburello, il figlio di Salvatore, il capo del mandamento morto l’anno scorso. Le intercettazioni dei carabinieri dicono che era diventato il “consigliori” del nuovo vertice della famiglia, anche lui con la stessa passione del fantasma, i parchi eolici, ne stava completando uno. 

Nel corso delle perquisizioni sono scattati due arresti, per detenzione illegale di armi: in manette, Giovanni Como, fratello di Gaspare, il cognato di Messina Denaro di recente trasferito al 41 bis, e poi l’imprenditore Diego Vassallo, di Mazara.