Trapani, condannati anche in appello gli estorsori di Gregory Bongiorno, presidente di Confindustria

Sono stati condannati anche in appello gli estorsori di Gregory Bongiorno. Gaspare Mulè, Fausto Pennolino e Mariano Asaro, di Castellammare del Golfo, finiti in manette nel settembre del 2013 dopo la denuncia dell’attuale presidente di Confindustria Trapani.

La quarta sezione della Corte di Appello di Palermo, presieduta dalla dottoressa Maria Patrizia Spina e dai magistrati Enzo Agate e Giuseppe Sgadari ha confermato  le condanne di primo grado emesse lo scorso Giugno.  Per Gaspare Mulè la pena è stata ridotta a 8 anni e 8 mesi di reclusione e 1200 euro di multa; per Fausto Pennolino la condanna è stata confermata a 6 anni e 8 mesi di reclusione e 800 euro di multa; per Mariano Asaro 2 anni e 6 mesi di reclusione, rideterminando per quest’ultimo complessivamente la pena in anni 17 e 6 mesi ed eliminando le pena accessorie  applicate.

La Corte di Appello ha confermato nel resto la sentenza impugnata dagli imputati e li condanna alla rifusione delle spese processuali sostenute dalle parti civili, liquidate per Bongiorno Gregorio e per l’AGESP spa in euro 1500, oltre IVA e CPA, cadauno per le altre parti civili costituite nel presente grado del giudizio in euro 900, oltre IVA e CPA, per ciascuna di esse. Fissato in 60 giorni il termine per il deposito della sentenza.

Dal padre, e poi dalla madre, aveva ereditato l’azienda, la Agesp spa. Ma assieme alla società, operativa nel campo dei rifiuti, Gregory Bongiorno si era portato dietro anche un pesante fardello: il pagamento del pizzo. Nel 2013  Bongiorno ha avuto il coraggio di denunciare i suoi estorsori.
Dopo aver preso in mano l’azienda in seguito alla morte della madre, l’imprenditore, nel 2005, avrebbe consegnato 10 mila euro a Mulè, che si era presentato quale rappresentante dei boss. Le pressioni estorsive sarebbero andate avanti fino ad aprile del 2007. Poi un lungo periodo di pausa, poichè i suoi estorsori vengono arrestati e condannati per il loro organico inserimento nell’associazione mafiosa.
Cinque mesi dopo avviene la svolta in Confindustria, con l’adozione del nuovo codice etico: fuori dall’associazione gli imprenditori che non denunciano. Bongiorno porta avanti l’attività fino a quando la mafia, l’anno scorso, ribussa ai cancelli della sua azienda. Pretende il pagamento degli arretrati: 60 mila euro, maturati, secondo la cosca, dal 2007i. Bongiorno, da un anno alla guida degli industriali trapanesi, allora denuncia.

Confindustria da anni si è aperta alla collaborazione con la magistratura. A Trapani, annotano i magistrati, gli imprenditori hanno denunciato il pizzo ma spesso solo dopo che gli investigatori scoprivano la richiesta estorsiva, limitandosi perciò a confermare ciò che già si sapeva. Adesso accade che l’imprenditore, in questo caso proprio il presidente di Confindustria, si è presentato spontaneamente al poliziotto per denunciare la richiesta di denaro e non da parte di balordi ma da parte di soggetti “pesantemente “ mafiosi. Ad Asaro, infatti, viene attribuito un ruolo da capo mafia e mente dell’estorsione. Asaro è il famoso odontotecnico di Castellammare, amico del killer Gino Calabrò. I loro nomi saltano fuori in tutte le più importanti indagini di mafia, a cominciare da quelle sulle stragi: da quella del 1985 a Pizzolungo a quelle del 1992 e 1993. Asaro in particolare risultò tra gli iscritti alla loggia Iside 2 di Trapani, quella usata come camera di compensazione degli affari tra mafia, politica e potere imprenditoriale ed economico della città di Trapani. Per 10 anni, dal 1995 al 2005, Asaro è stato il reggente della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo. Dopo una prima condanna a 8 anni e 4 mesi, ne ha subita un’altra a 15 anni che sta scontando. Con Mulè e Pennolino, Mariano Asaro fu arrestato nel 2007 dalla Dia nel corso dell’operazione Beton. Mulè e Pennolino erano i bracci operativi di Asaro. Scenario di tutto la zona di Castellammare del Golfo, dove “regna” lo zoccolo duro della mafia di una volta che però nel frattempo ha saputo rinnovarsi. Da Castellammare del Golfo passano sin dal dopoguerra i fili che legano la mafia siciliana a quella americana, e poi quelle dei contatti tra la politica e Cosa nostra. Trame che continuano ad esistere.